The Other Dark One

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I due uomini apparvero dal nulla, a pochi metri di distanza, nel viottolo illuminato dalla luna. Per un istante rimasero immobili, la bacchetta puntata l'uno contro il petto dell'altro; poi si riconobbero, riposero le bacchette sotto i mantelli e si avviarono rapidi nella stessa direzione.
«Tu sei riuscito a vederlo? Quel personaggio che si dice prenderà parte alla riunione di stasera?» disse la prima figura.
«No Mulciber, lo vedrò oggi per la prima volta» rispose Severus Piton con la più totale neutralità.
Il viottolo era delimitato da entrambi i lati da due siepi altissime molto curate, che occultavano la vista del paesaggio, i mantelli svolazzavano attorno alle loro caviglie.
I tratti rozzi di Mulciber venivano segnati sul suo volto ogni volta che oltrepassavano un palo della luce.
Voltarono a destra lungo il viale e l'alta siepe svoltò con loro, sparendo in lontananza oltre i poderosi battenti di ferro di un cancello finemente decorato che sbarrava la strada.
Nessuno dei due si fermò: levarono la bacchetta verso l'alto e, nella più completa tranquillità, oltrepassarono le inferriate del cancello come se fossero di fumo nero.
L'erba attutiva il rumore dei loro passi mentre si dirigevano verso l'ingresso della casa, ad un certo punto un rumore allarmò Mulciber che sfoderò la bacchetta sopra la testa del compagno.
Ma la fonte del rumore si rivelò un candido pavone bianco che passeggiava sul prato, «Pavoni... si è sempre trattato bene, Lucius» disse varcando la porta d'ingresso con lo sguardo ancora perso verso l'uccello.
La villa era in un favoloso stile architettonico inglese, attraversarono un ampio ingresso e si diressero verso il salotto.
Li attendeva un lungo tavolo nero con attorno una ventina di sedie altrettanto scure, tutte occupate tranne le loro.
Ciò che saltò subito all'occhio dei due fu un personaggio seduto alla destra del Signore Oscuro: era alto, biondo e indossava dei vestiti molto stravaganti tra cui una giacca di piume rosa e degli occhiali da sole molto vistosi e particolari; non sembrava aver degnato di uno sguardo i nuovi arrivati.
«Severus siediti qui, vicino a me. Tu Mulciber prenderai il posto di Lucius.» disse Voldemort, e loro eseguirono senza indugi.
«Come procede l'infiltrazione al Ministero, Yaxley?» chiese l'Oscuro Signore ignorando il fatto che gli sguardi di tutti erano posati sul suo nuovo braccio destro, a loro ancora sconosciuto.
Un mangiamorte distrasse lo sguardo e rispose «Bene Mio Signore, ora che salirà in carica Scrimgeour, abbiamo deciso di imporre la maledizione Imperius a Pius O'Tusoe, che lo sostituirà come Direttore dell'Ufficio Auror».
«E quando io farò fuori Scrimgeour, O'Tusoe diventerà Ministro giusto?»
«Sì, è questo il piano, Mio Signore» disse Yaxley con un alone di dubbio nella sua voce, di sicuro dentro di se pregò perché avesse successo.
«Severus...» continuò Voldemort, «ora che la tua presenza non è più richiesta ad Hogwarts vorrei che ti trasferissi qui per qualche giorno, così avremo modo di parlare delle tue nuove mansioni».
«Ma certo Mio Signore» rispose lui mellifluamente.
Il fuoco del camino alle spalle di Voldemort scoppiettava e emanava un calore rilassante, Doflamingo non aveva idea di tutte quelle cose che stavano organizzando.
Dopo l'incontro al cimitero di Little Hangleton era stato portato in quella casa, "Villa Malfoy", e gli era stata data una camera.
Voldemort si ripresentò la mattina dopo e gli ripeté l'offerta di diventare un suo alleato e offrirgli i suoi servigi, in cambio di un trattamento di favore una volta conquistata Hogwarts e fatto fuori un certo Harry Potter.
Non aveva altra scelta che accettare, dopotutto in quella posizione avrebbe goduto delle più forti difese che sembravano essere disponibili.
Per tutto il resto della giornata, Doflamingo non aveva pensato ad altro che alla sua ciurma, nascosta dietro quello scoglio nella Fascia di Bonaccia, sarebbero stati al sicuro fino al suo ritorno?
Jolla avrebbe di sicuro insistito per rimanere lì ad aspettarlo, invece Diamante avrebbe dato il suo ritorno come una cosa impossibile.
D'un tratto la sua mente fece ritorno al presente e capì subito perché: l'attenzione era stata attratta da un movimento sulla moquette.
Un enorme serpente stava strisciando nella stanza attraverso la porta, si contorse tra le gambe della sedia di Voldemort, salì e si appollaiò sulla sua spalla.
Lui l'accarezzò dolcemente con le sue lunghe dita bianche con aria completamente distratta, come se non ci fosse nessuno.
Poi parve accorgersi che la precedente conversazione era finita e disse «Molti di voi si staranno chiedendo chi è questo nuovo personaggio e perché non è un mangiamorte come voi» proseguì senza attendere assenso «vi presento Doflamingo. È un pirata proveniente da un altro mondo, e possiede un potere che piace molto al vostro Signore Voldemort».
«Non si fidi di lui, Mio Signore!» disse ad alta voce una donna dai lunghi capelli ricci e neri. Ne seguì un mormorio da parte dei presenti.
«Sei molto indisposta verso il nostro ospite, Bellatrix» disse Voldemort accennando con la mano verso la sua destra.
«Lui è diverso da noi! Non si deve fidare! E se è vero che ha un potere a noi sconosciuto...» ma questa volta il Signore Oscuro la interruppe: «credi che io non sappia scegliere di chi fidarmi?».
Bellatrix diventò di un bianco candido e il suo volto fu invaso dall'imbarazzo di aver fatto un grave errore. Il suo sguardo in automatico ricadde su Piton, verso il quale provava una scarsa fiducia proprio come per il nuovo arrivato, poi si ritrasse nella sedia come per rimpicciolire.
«Molto bene» concluse Voldemort, «Vorresti raccontarci com'è il tuo mondo, Doflamingo, e da dove deriva il tuo potere?».
Lui sentì una sorta di imbarazzo, non si immaginava di dover descrivere il suo mondo in quattro e quattr'otto al manipolo di schiavetti che lo circondava, però si schiarì la voce e disse: «Beh il mio mondo è quasi tutto ricoperto dal mare, perciò molti prendono il largo con l'istinto di diventare pirati o membri della Marina.
Esistono ovviamente molti personaggi che solcano gli oceani ma il potere è manipolato dal Governo Mondiale, che sguinzaglia la Marina contro noi pirati».
Voldemort ascoltava con interesse mentre continuava ad accarezzare il capo dell'enorme serpente nero sul suo braccio.
«Per quanto riguarda il potere, come voi avete la magia nel mio mondo crescono dei frutti particolari, chiamati Frutti del Diavolo, che conferiscono a chi li mangia un'abilità particolare. Nessuno può ingerirne più di uno e il proprio Frutto si rimaterializza solo dopo la morte del suo ultimo proprietario, in un luogo a caso. Il mio potere...» e così dicendo unì le dita di una mano insieme e nel separarle mostrò a tutti che erano unite l'una all'altra con dei sottilissimi fili, «è quello di poter creare e manipolare sottili ma resistentissimi fili, in grado di essere molto affilati» e mentre pronunciò l'ultima frase con un fulmineo movimento del dito medio tagliò in due una candela posta sulla mensola sopra il camino.
Gli sguardi di tutti erano di nuovo incollati su Doflamingo e sull'incredibile potere del suo frutto che chiamò Frutto Ito Ito.
Voldemort era compiaciuto dalla piccola esibizione del suo nuovo compagno e sembrava essere davvero convinto che avrebbe fatto grandi cose con lui.
Piton lo guardava con aria schifata, la sua mente lavorava febbrile: Silente andava avvisato di questo nuovo ambiguo personaggio, ma sapeva bene che non avrebbe avuto alcun modo di comunicare con lui da lì ai prossimi giorni.
«Lasciateci soli» ordinò Voldemort senza nessun sentimento nella voce e subito la maggior parte dei Mangiamorte si alzarono e con un sonoro crac, si smaterializzarono lasciando dietro di loro solo la poltrona vuota, il resto si dileguò fuori dal salotto. Rimasero solo Voldemort e Doflamingo.
«Non crescono frutti del genere in questo mondo, vero?» chiese.
«Non credo».
«Come temevo...» e si alzò dalla poltrona iniziando a fare avanti e indietro per il salone rimanendo nascosto da Doflamingo, che invece non si era alzato.
«Come hai fatto ad arrivare qui, hai detto di aver attraversato un portale ma come lo hai aperto?» chiese, rallentando un po' il passo. Nagini, il boa gigante che prima era salito sulla sua spalla ora gli strisciava dietro, descrivendo traiettorie curvilinee.
«Esiste un Frutto, che si chiama Frutto World World, chi lo mangia acquisisce la capacità di aprire quei portali. È molto particolare anche nel mio mondo, perché è l'unico frutto di cui ne esistono sei copie identiche e perciò può essere posseduto da sei persone contemporaneamente, una di queste ha aperto il varco per me».
«Ho da affidarti una missione, Doflamingo, di vitale importanza, e se la eseguirai come si deve, sarà la prova che diventerai davvero un mio alleato. Vedi, il mio desiderio più grande, oltre a uccidere il ragazzo Potter, è prendere il controllo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. È la scuola in cui ho studiato, e mi permetterebbe di imporre le Arti Oscure a tutti i giovani maghi e streghe per il mio esercito. Il che mi renderebbe invincibile e allora potrei espandere il mio dominio ad altri mondi, apprendere altri tipi i magia e altri poteri, magari anche mangiare uno dei tuoi Frutti del Diavolo... Ma per fare questo, necessito dell'abilità di viaggiare tra i mondi, e deduco che anche tu ne abbia bisogno, visto che il canale che ti ha trasferito qui era di sola andata».
Questo Doflamingo non glielo aveva detto, ma ormai sospettava che Voldemort avesse analizzato per bene tutti i suoi ricordi, «Esattamente».
«Sospetto che Silente abbia in qualche modo percepito la tua presenza, visto che Severus mi ha riferito che per tutta la serata di ieri non è uscito dal suo studio... vedi, Silente è un mago abile e potente quasi quanto me e protegge la scuola con incantesimi difensivi impenetrabili, ma visto che tu sei un Babbano non credo che avrai alcun problema a superarli. La missione che ti affido è semplice: devi infiltrarti nel castello senza farti vedere, entrare nella biblioteca, nel reparto proibito e prendere un libro per me. Il titolo è "De potentissimis Incantesimus".
Lo lessi in giovane età, quando ancora frequentavo Hogwarts, e sono sicuro che in questo libro ci fosse la spiegazione di un potente incantesimo oscuro che permetteva di varcare le dimensioni».
«Devo semplicemente prendere il libro e tornare indietro?» chiese Doflamingo sospettoso che il compito fosse così facile.
«Esattamente. Io ti aspetterò al di fuori dei confini del castello.»
Voldemort appoggiò una mano sulla spalla di Doflamingo e lui capì che non ammetteva un "no" alla sua proposta di affidargli quella missione.
«Quando?»
«Domani notte. Non preoccuparti il castello è grande ma immetterò nella tua mente la strada, così saprai dove andare» dicendo così si voltò, la sua sottile veste nera volteggiò nell'aria e in un attimo era fuori dal salotto.
Nagini si fermò, guardò l'intruso di quel mondo come pronta a morderlo.
Doflamingo per la prima volta da quando si era seduto a quella tavola voltò la testa e puntò le dita verso il boa posizionandole formando una pistola.
Sottovoce disse «Tamaito», e un proiettile formato da un paio di fili schizzò a velocità immane verso la testa del serpente, che stava sibilando.
Il colpo però non andò a segno, quando sarebbe dovuto avvenire il contatto con la pelle del serpente il proiettile deviò di lato e andò a colpire la moquette.
Doflamingo sorrise «Sei molto importante per lui, vero?».

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