Capitolo 10

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Le mani iniziarono a sudare, quindi le asciugai nella gonna a fiori che avevo deciso di indossare quel giorno.

C'erano volute 2 settimane, per riuscire a prendere un appuntamento dalla stessa ginecologa di Sarah.
Era stata così gentile la mia nuova amica a chiamare la dottoressa Lois al posto mio. Le ero debitrice.

Will invece, non si era mosso di un passo: a seguito del nostro ultimo litigio non mi aveva più rivolto la parola.
Non avevo idea di quanto tempo gli servisse per riflettere, ma non lo avrei aspettato per tutta la vita.
Mi convinsi che a perderci sarebbe stato lui, non di certo io. Sapevo che era impossibile ragionare con lui dato che pensava solo a se stesso.

Mi guardai intorno, stranamente nessuna delle donne sedute mi guardava particolarmente male. Forse credevano che fossi lì per un controllo inerente al ciclo o cazzate varie.

"Audrey Cooper" apparve una donna sulla quarantina.
Sobbalzai imbarazzata, ma poi mi ricomposi quasi immediatamente.
"Io" dissi alzandomi e andando verso lo studio della dottoressa.

Mi sedetti sulla sedia, davanti alla grande scrivania che mi divideva dalla dottoressa Lois.
"Buongiorno Audrey, stai bene?" Chiese cortesemente.
Annuì senza dire alcuna parola.
Lei fece un sorriso gentile e mi mise subito a mio agio.

"Allora, quando hai avuto l'ultimo rapporto sessuale non protetto?" nella sua voce non traspariva nemmeno una punta di pregiudizio.
Guardai in basso per l'imbarazzo: non avevo mai toccato quell'argomento con una persona adulta.

"La prima settimana di ottobre... mi pare fosse il 4" dissi senza fare nessuna pausa all'interno della frase.
La vidi appuntare qualcosa sul suo taccuino, mentre con la testa annuiva.
Successivamente abbassò gli occhiali sul naso, assumendo così un'aria molto diplomatica e portò l'attenzione di nuovo su di me.
"Sei sicura che sia stata proprio quella, la sera del concepimento?" Domandò sempre con tono premuroso e gentile.

"Assolutamente. Quella è stata la prima e ultima volta che ho fatto... ehm.." all'idea di dire la parola 'sesso' davanti a lei arrossì, quindi decisi di lasciare la frase incompleta.

La Lois posò la penna e mi condusse dal lato opposto della sala, dove si trovava un lettino con davanti un monitor.
Mi fece accomodare sulla poltrona azzurra, mise i guanti e prese un tubetto argentato, simile a quello delle creme solari.
Alzai la maglia bianca, mostrando così la mia pancia leggermente gonfia.

"Vediamo come sta il tuo bambino" affermò aprendo il tubetto e applicando il gel gelato contenuto all'interno, sul mio ventre.
Prese un oggetto, che mi ricordava un mouse con la punta arrotondata, e lo poggiò sulla mia pancia.

Fece scorrere quella sottospecie di mouse su e giù, infine la dottoressa mi invitò a guardare il monitor davanti a me.

"Vedi quel puntino grande quanto un fagiolo?" Puntò il dito sull'immagine.
"È il mio bambino?" Chiesi molto entusiasta.
Lei in risposta annuì.
"È così piccolo" commentai osservandolo.
"Adesso è molto piccolo, ma crescerà davvero in fretta" fece scorrere un asciugamano sul mio ventre per pulirlo. "Già dal prossimo mese la pancia sarà visibile"
Annuì e scesi dal lettino.

"Sei appena entrata nell'ottava settimana Audrey." Osservò la Lois, facendomi sedere di nuovo davanti alla scrivania.
"Quando hai intenzione di dirlo ai tuoi genitori?" Abbassai lo sguardo e aggrottai le sopracciglia.
"Appena possibile" inumidì le labbra.

Mi porse due copie dell'ecografia, invitandomi a darne una al padre.
Successivamente, mi diede un foglio, nel quale erano catalogati tutti i cibi da evitare e i cibi da consumare più volte in un giorno, infine mi prescrisse un prelievo del sangue.

Uscì dall'ospedale e presi in mano il telefono per chiamare Drake. Proprio mentre stavo per digitare il suo numero, un clacson attirò la mia attenzione, quindi alzai lo sguardo e trovai davanti a me una mercedes bianca.

Il finestrino davanti si abbassò.

"Sali" mi ordinò Will facendo un cenno verso il posto del passeggero.

Alzai gli occhi al cielo, feci il giro dell'auto, aprì lo sportello e mi sedetti. Lui partì immediatamente.

"Come sapevi che ero qui?" gesticolai mentre mi allacciai la cintura.

"Me l'ha detto Adam" maledissi mentalmente Juliet per aver spifferato tutto al suo amato ragazzo. Portai gli occhi sulla strada, notai che stavamo andando in direzione opposta a casa mia.

"Dove diavolo stiamo andando?" mi lamentai portandomi una mano sulla fronte. Con la coda dell'occhio vidi Will sbuffare. Mi agitai sul sedile, voltandomi prima a destra poi a sinistra, con la speranza di riconoscere le strade. "Will!" insistetti.

"Smettila di agitarti... voglio solo parlare" imbronciai il viso e incrociai le braccia al petto.

"Allora parla" Dissi con acidità. Sentì il ragazzo in parte a me sospirare rumorosamente.

"Ho pensato molto al bambino in questi giorni..." iniziò lasciando la frase a metà

"E?" lo incoraggiai pensando che dicesse qualcosa del tipo 'Non voglio saperne nulla, ma ti darò i soldi per non sentirmi troppo in colpa'

"E... vorrei essere presente nella sua vita" a quelle parole sgranai gli occhi incredula. Cosa avevano appena sentito le mie orecchie?

"Davvero?" domandai. Ebbi quasi l'istinto di tirarmi un pizzicotto per assicurarmi che quello non fosse una specie di sogno.

"Devo chiederti un favore però" disse, interrompendo tutti i miei pensieri. Sapevo che c'era qualcosa sotto.

"Spara" esclamai tossendo, per coprire la delusione.

"Come la prenderebbero i tuoi genitori, se sapessero che questo bambino è nato con una sveltina?" chiese sapendo già la risposta.

"Sarebbero delusi." risposi sbuffando.

Il ragazzo seduto alla mia sinistra, mi guardò per qualche secondo, poi puntò la sua attenzione di nuovo sulla strada.

"Esattamente" biascicò mentre cambiava la marcia.

Okay, se aveva un piano per evitare quella reazione, forse valeva la pena ascoltarlo.

"Cosa proponi?" corrugai la fronte.

"Potremo fingere di stare insieme" propose. Raddrizzai la schiena confusa.

"Cosa cambierebbe?" non capivo.

Will si inumidì le labbra. "Rifletti: se gli diciamo che stiamo insieme da sei mesi, e che volevamo mantenere la nostra relazione segreta..." prese un respiro "penseranno che abbiamo fatto l'amore, e questa cosa è normale alla nostra età"

Annuì, riconoscendo che il moro aveva ragione. Certo, i miei genitori si sarebbero comunque arrabbiati, ma almeno non avrebbero pensato che la loro figlia minore fosse una troia.

Gli porsi la mano "Ci sto" dissi sorridendo. Lui me la strinse.

Frugai nella mia borsa e presi la copia dell'ecografia. "Penso che tu debba avere questa" gliela diedi.

La guardò per qualche secondo e sul suo volto nacque un sorriso genuino.

Mai più come primaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora