Capitolo 20

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Poggiai entrambe le mani sul mobile dietro di me.

"È bellissimo" sospirai guardando molto attentamente i lineamenti di Luke.
Sarah si chinò in avanti per spostare una ciocca di capelli neri, dal visino addormentato di suo figlio. Mi faceva un effetto strano vederla senza pancione... mi sembrava vuota.

"Non puoi capire quanta fatica ho fatto" fece riferimento al parto.
Scacciai quel pensiero con un gesto della mano.
Ero solo al quinto mese, non volevo di certo pensare al travaglio. Quelle paure sarebbero state temute all'ottavo e al nono mese, non prima.

"Matt è felice?" Chiesi guardando la foto che ritraeva la famiglia felice, situata sul comodino.
A Sarah comparve un sorriso grandissimo.
Era ovvio che Matt era più che felice, e cosa più importante era innamorato sia di Luke che di Sarah.

"Lui è felicissimo, ha addirittura comprato una macchina nuova molto più confortevole" esclamò con sguardo sognante.
Ero felice per loro, finalmente avevano ottenuto tutto ciò che volevano. Il mio turno sarebbe stato fra qualche mese, e non vedevo l'ora.
Guardai distrattamente lo schermo del cellulare, notando che si era fatto tardi.

"Mi conviene andare" osservai prendendo la mia giacchetta dal letto.
Sarah si girò verso di me.

"Così presto? Sono solo le 17:30" si lamentò.

"Lo so, ma domattina il volo parte per le 10. Questo vuol dire che dobbiamo essere in aeroporto per le 7. E io devo ancora finire di preparare le valigie" d'accordo, dovevo ancora iniziare a prepararle.
Mi diressi verso l'entrata, diedi due baci veloci a Sarah.

"Divertitevi" ci raccomandò.
Sarebbe stato impossibile non divertirsi a San Diego. Soprattutto perché non c'era mia madre che controllava tutto ciò che mangiavo, per vedere se era idoneo alla salute del bambino. Andiamo.... una barretta di cioccolato fondente non la ucciderà mica!

Le sorrisi facendole un cenno con il capo.
"Audrey, non pensare più alle parole di Lindsay, okay?" Urlò per farsi capire dato che io ero arrivata dall'altra parte della via.
Annuì semplicemente.

"Tu e la tua sporca famiglia, non durerete nemmeno 1 settimana"
Ripetei per la quindicesima volta in due settimane.
Avevo analizzato ogni singola particella, la quale componeva quella frase. Avevo davvero paura che quelle parole ritraessero la verità.
Ma potevo seriamente contare sulla frase detta da una persona che mi odiava? Forse sì, lei mi aveva detto realmente quello che pensava, ma ciò non vuol dire che fosse la verità. O almeno non la mia verità.
Era solo la sua opinione e un malaugurio, niente di più.

Il clacson di una macchina mi fece sobbalzare.
Imprecai sottovoce quando accostò da parte a me, così iniziai a elaborare una strategia di difesa nel caso mi volesse stuprare. Se fosse venuto dal davanti, gli avrei cacciato le dita negli occhi, poi gli avrei colpito i testicoli con il ginocchio e infine tirato un pugno sul naso. Se fosse venuto dal dietro invece, le mie strategie erano più limitate. Probabilmente gli avrei tirato un calcio alla cieca.
Okay... mi ero ritrovata ad immaginare varie volte, scene in cui io mi difendevo abilmente, ma non consideravo il fatto che il mio molestatore potesse rispondere alle mie agili mosse, mettendomi K.o.

Serrai i pugni, ficcandomi le unghie nei palmi delle mani, quando il finestrino si abbassò.
Iniziai a contare mentalmente per mantenere la calma, ma appena vidi chi era al volante della Lancia Y, tirai un sospiro di sollievo.

La sua risata mi scosse tutto il corpo, rompendo il fascio di nervi nel quale mi ero trasformata.

"Ti odio" strillai verso Will.
Ridacchiò divertito, poi mi fece cenno con il braccio di salire.

Mai più come primaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora