Capitolo 21

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Un leggero pizzicotto mi sfiorò la guancia. Emisi dei grugniti insensati, portai un braccio davanti a me e lo sventolai per alcuni secondi.
Sentì un risata sincera.
"Audrey... siamo quasi arrivati" la voce di Will risuonò nelle mie orecchie.

Aspetta aspetta! Che cazzo ci faceva Will in camera mia? E perché il mio letto era così scomodo?
Spalancai gli occhi di scatto. Mi alzai a sedere e mi guardai in torno confusa e disorientata non vedendo la comunissima parete della mia stanza, bensì gli interni neri di un'auto a me sconosciuta.
Mi ci volle un secondo per collegare tutto quello che era successo in precedenza: le interminabili ore in aereo seguite dell'ora e mezza trascorsa sul taxi.
Oh dio! Ero a San Diego! E avevo dormito per tutto il viaggio di andata.

"Ti sei svegliata finalmente" commentò il moro da parte a me. Mi girai verso di lui, pronta a folgorarlo con lo sguardo, ma fui travolta dal suo bellissimo sorriso.
Arrossì, e mi limitai ad annuire.
Che mi stava succedendo? Io non ero così. Non arrossivo ogni volta che un bel ragazzo mi sorrideva e rispondevo sempre ad una provocazione. Ero la migliore a vincere nelle conversazioni, non mi era mai capitato di rimanere senza parole.
Scossi la testa.
Sarò solo stanca.
Pochi istanti dopo la macchina frenò.
Dal finestrino potevo benissimo vedere l'enorme hotel affacciato sull' oceano. Aprì la portiera, mentre la mia bocca assunse una perfetta forma a 'o'.
Non ci potevo credere: ero a San Diego.

"Bello eh!" Commentò Will poggiando una mano sulla mia spalla.

"È...." gesticolai indicando l'albergo "enorme"
Il taxista ci porse le tre valige, successivamente Will lo pagò per il passaggio.
Rimasi imbambolata davanti alla scalinata bianca, la quale conduceva ad una porta guarde 8 volte me.

"Le serve aiuto?" Una voce maschile molto gentile mi riscosse dai miei pensieri. Un bel ragazzo dai capelli biondi, con due occhi marroni e una abbronzatura da far perdere il fiato, mi stava sorridendo.
Mi squadrò da capo a piedi, soffermandosi alcuni secondi sulla pancia. Sorprendentemente, però il suo viso non assunse un' espressione inorridita o scioccata, anzi sembrava... contento.

"I-io..."
"Ci serve aiuto" intervenne Will, sottolineando la particella 'ci'.
Feci un sorriso di cortesia per giustificare il comportamento da maleducato di Will.

Il biondo scoccò un'occhiata irritata a Will, poco dopo prese le nostre valige e le mise sopra uno strano aggeggio simile ad un carrello.
Lo seguimmo fino alla Hall, dove una splendida signora sulla quarantina ci consegnò le chiavi della nostra stanza.

"304, terzo piano" sussurrai entrando in ascensore.

"È una suite" mi confidò il moro, mentre premeva il tasto '3'.

"Non immagino quanto abbiano speso i nostri genitori" risi nervosamente.

"Per loro i soldi non sono un problema, Audrey. Non sentirti in colpa" era impressionante come certe volte riusciva a leggere nei miei pensieri senza che io dicessi nulla.
Rimasi in silenzio, cercando le parole per giustificare la mia ansia.

Le porte dell'ascensore si aprirono, prima ancora che io me ne resi conto.
"È solo che... li stiamo prendendo in giro" svoltammo a destra.

"Capisco" sospirò Will rumorosamente.
"Sono quasi quattro mesi che mentiamo. Pensavo che la falsa sarebbe durata solo qualche settimana" mormorai fermandomi davanti alla porta della nostra stanza. Corrugai le sopracciglia vedendo che il biondino aveva provveduto a portare le nostre valige fino al terzo piano.

Pochi secondi dopo chiusi gli occhi, ebbi un capogiro, probabilmente dovuto allo stress e al fuso orario. Non ci feci troppo caso, dato che scomparve in pochi istanti.

Mai più come primaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora