Capitolo 18

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Drake si dondolò sulla sedia, imprecò silenziosamente guardando l'orario.
"Dove sono?" Si domandò mentre arricciava il naso.

Scossi impercettibilmente le spalle, successivamente sorseggiai il succo di frutta alla pesca come se fosse del vino pregiato.

Eravamo seduti in veranda di casa mia, e stavamo aspettando Juliet, Lindsay e Adam. Era il momento di innescare la trappola.

Chiusi gli occhi sperando che tutto andasse per il verso giusto, altrimenti la nostra copertura sarebbe andata a monte, e con essa anche la nostra unica possibilità di incastrare Adam e Linds. Feci una smorfia al solo pensiero che le loro azioni rimanessero impunite, non lo avrei di certo permesso. Dovevamo fare assolutamente qualcosa: per me, per la mia bambina e soprattutto per Juls.

Sobbalzai appena udì la voce di Drake imprecare nuovamente.
Presi un respiro profondo appena un'idea mi balenò in testa. Carpe diem, diceva quel vecchio proverbio latino, che tutte le persone di questo mondo si divertono a ripetere ogni volta che hanno l'occasione. La cosa divertente è che la maggior parte di queste persone non hanno la minima idea di cosa significhi, altri invece sono incoerenti: dicono a te di cogliere l'attimo, ma loro non sono neanche in grado di scegliere il gusto di gelato che più preferiscono.

Carpe diem, Audrey. Carpe diem.
Imitai nella mia mente la voce di un ciccione saputello.
Scossi la testa.

Audrey, concentrati passa al punto.

"Ti trovi bene con il tuo ragazzo?" Azzardai. Ecco a cosa era rivolto il mio stupido discorso di incoraggiamento di poco prima.

Drake si agitò sulla sedia, si scompigliò i capelli e sfregò la faccia con le mani.
Era evidente che non si aspettava quella domanda.

"Ehm... si" biascicò alquanto a disagio.
Mi schiarì la gola e serrai le labbra.
"Sai che puoi dirmi tutto, vero?" Domandai prendendogli la mano.

Tirò in dietro la testa e chiuse gli occhi.
"Non posso credere...." disse con un tono di voce alto "te l'ha detto!" Sbuffò riposando lo sguardo su di me.
Nei suoi occhi traspariva delusione, amarezza e un pizzico di colpevolezza.

"Detto cosa?" Chiesi cercando di mascherare la verità. Ma fallì miseramente: la mia voce si fece stridula e acuta, mentre le mie ciglia presero a battere ininterrottamente. Tentai di assumere una posizione del tutto naturale e indiscreta, anche se il risultato fu un robot che aveva gli arti arrugginiti con la finezza di 8 elefanti, i quali tentavano di ballare lo schiaccianoci sui pattini.

"Mi fai paura Audrey" ammise portando le mani davanti al suo busto.

Rilassai le spalle, alzai gli occhi al cielo.
"Cole non mi ha detto proprio nulla, l'ho capito da sola" difesi mio fratello, con la speranza di non creare disguidi fra la coppia.

"Senti... mi dispiace di non avertelo detto prima, ma..." La sua voce roca, fu interrotta da una più acuta, quest'ultima apparteneva alla mia migliore amica.

"Scusate per il ritardo" si lasciò cadere sulla sedia accanto alla mia, mentre gli altri due prendevano posto vicino a Drake.

Lanciai uno sguardo di intesa al mio migliore amico, il quale abbassò la testa imbarazzato.

Forse non avevo scelto il momento giusto per affrontare quel discorso, ma avrebbe dovuto parlarmene lui già da tempo.

"Non preoccupatevi" forzai un sorriso. Spostai l'attenzione su i due traditori. Sembravano perfettamente a loro agio, nonostante avessero fatto moltissime cazzate.
Come se non gliene fregasse nulla. Quell'atteggiamento da menefreghisti, mi fece arrabbiare ulteriormente, così mi costrinsi a serrare le labbra per non dire cattiverie.

Mai più come primaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora