Capitolo 27 - Spiegazioni

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Te lo prometto Bry... inizierò a cambiare le cose e cambieranno oggi stesso.

Così aveva detto. Aveva raccolto lo zaino e poi incamminato. Si era voltato quando uscendo dall'ombra degli spalti il sole aveva nuovamente colorato i suoi capelli ma Bry sapeva bene che quello sguardo era tutto fuorché un buon segno. Quel viso serio, teso, risoluto, lo vedeva solo quando le sue parole erano riferite al padre, a Beverly ed alla vita che Luke era costretto a vivere.

Ed una volta in più volere non significava necessariamente potere.

Lo vide scomparire come nei suoi incubi oltre una porta. Lo immaginò piangere silenziosamente e nascondere le lacrime che inesorabili cadevano a terra. Lo sentì nel proprio cuore ma non nel proprio mondo.

Erano alieni. Inconciliabili esseri, troppo diversi per avere davvero qualcosa in comune. E gli anni luce che li dividevano erano tempo e amore che non avrebbero avuto modo di incontrarsi se non in mondi opposti.

Opposti. Dicono si attraggano. Ma a quale scopo se l'unico destino è la sofferenza?

E, per quanto assurdo, Bry si ritrovò a maledire quel foglio che li aveva fatti incontrare, conoscere ed infine rimpiangere. Si odiava per aver desiderato una spiegazione logica a quel comportamento. Con il senno di poi il risentimento verso uno stronzo sarebbe stato meno lacerante dell'impossibilità di vivere il suo amore.

Perché non può essere come tutti gli altri?

Ma credere a quei pensieri sarebbe stato più ridicolo che dirli ad alta voce.

Il reverendo, Toby, Trevor McLoud e Beverly Green con tutte le sue amiche. Senza dimenticare politica e religione.

Eppure un punto debole doveva esserci in quel granitico muro che si frapponeva tra loro. Al di là della religione in comune, tra Luke e Beverly non esisteva altro che la popolarità a tenerli uniti.

Quindi perché rimane con lei?

Doveva combattere e controbattere alle minacce del padre di Luke. Rischiare, ora che era in prima linea. Osare, con il rischio di coinvolgere anche lo zio.

Se non altro lui ancora non sa di me e Luke. Quella si sarebbe una catastrofe.



Prime gocce di tempesta. Prime avvisaglie di un ciclone difficile da navigare.

Il pomeriggio iniziò con la scoperta delle ruote della bicicletta tagliate. Probabilmente Beverly o le sue amiche non c'entravano niente. Loro avevano metodi più subdoli e meno infantili di farla sentire una nullità. Perfino per Beverly le prove di forza sulla povera Bry diventavano pubbliche solo quando davvero la sua popolarità, o meglio il suo dominio, iniziava a dare segni di declino. Solo in quel caso la violenza diventava fisica e visibile tra i corridoi. In caso contrario rimaneva psicologica e mascherata da pettegolezzi sempre colorati da una incredibile falsità.

Come quella volta che si sparse la voce che la "santarellina", come tutti la chiamavano, avesse contratto una malattia venerea. O come quando il gossip del mese fu la relazione, ben poco platonica a sentire quelle chiacchiere che si arricchivano di particolari ad ogni passaparola, tra Bry ed il professore di educazione fisica.

Ma Bry aveva fatto dell'invisibilità un'arte capendo che quelle malignità si sgonfiavano e scomparivano in poche settimane.

Afferrando la bicicletta dal manubrio non le rimase che tornare a piedi, trascinandola accompagnata dal flaccido suono dello pneumatico sull'asfalto.

Se non altro avrò tempo per pensare su cosa dire a Luke.

Luke. Luke.

In genere quando si ripete una parola molte volte perde significato ed assume solo un suono strano. Per Bry ogni volta che pronunciava, sussurrava, o anche solo lo pensava, quel nome si colorava di nuovi significati e domande, avvicinandosi sempre più al baratro dell'ossessione.

Ammesso che non ci sia già dentro.

E pensare che una manciata di giorni prima il nome di Luke veniva semplicemente accostato ad un viso. Ora, trascorso quasi un mese, quelle semplici quattro lettere avevano mille significati ognuna e mille altri ne avrebbero avuti.

Ed un po' di paura faceva.

Non tanto per Beverly, che solo l'idea marginale di ferirla rubandole il ragazzo la allettava non poco. Neppure per lo zio o Trevor McLoud. E benché meno per una ruota bucata.

Quello che più la spaventava era confrontarsi davvero con il sogno di una vita e temere di non esserne all'altezza. Perché anni di: "Lui è Luke McLoud e tu non sei nessuno, Bry!", ripetuto nel vano tentativo di cacciarlo dai pensieri e dai pianti, inconsciamente pesano e non poco.

Chiedersi: "Perché io? Cosa ho di tanto speciale?", non è molto diverso eppure un cambiamento evidente c'era stato. Bry, però, alle ultime domande non sapeva rispondersi. Forse in un futuro non troppo lontano sperava di chiederlo direttamente a Luke e ricevere una risposta. Una romantica, che taglia il fiato, una di quelle da film scontato ma che desideri finisca come finiscono le favole. *Un bacio di quelli in cui ti abbandoni tra le sue braccia che ti sostengono, che quando ti separi senti di non avere forze, di essere completamente sua e sentirsi dire che lui è completamente tuo.

« Ehi, santarellina! Serve un passaggio! »

Il rumore di una macchina neppure percepito lontanamente. La certezza che quel soprannome non avrebbe portato altro che guai. La sorpresa seduta al posto di guida di un pick-up.

« Luke! Mi hai fatto prendere un colpo! » disse nascondendo lo sguardo colpevole per i pensieri interrotti. « Lo sai che odio quel soprannome! Mi chiamano così solo a scuola! »

« E se a me piacessero le santarelline? » ribatte osservando il viso di Bry arrossarsi. « Dai! Ti do uno strappo fino a casa! » disse scendendo dalla macchina e caricando la bicicletta nel retro.

« Sei impazzito? A casa mia? Che ti prende? Prima non ti vuoi far vedere con me e ora... »

« Ah! Ah! Non "potevo"! Non ho mai detto che non "volevo"! E poi ti avevo promesso che avrei cambiato le cose, no? »

« Sì, ma è passata solo qualche ora! »

« Più che sufficiente se si ha davvero la volontà di evadere da una vita che ti sta stretta. E poi è bastata una frase! »

« Luke... inizi a preoccuparmi. Cos'altro hai combinato? »

« Ero stanco Bry! Stanco di non poter essere libero neppure quando mio padre non mi vede! Stanco di dovermi sempre giustificare per ogni parola ad una ragazza. Stanco di vederti e non poterti... stare vicino! E solo una persona a scuola me lo impediva. »

Non dirmi che...

« Luke... tuo padre... »

« Chi se ne frega di lui, della politica, dei soldi, di tutto! Che si fottessero! Ora sono libero, anzi siamo liberi! » esclamò sorridente.

« Okay, ora mi preoccupo! Cos'hai fatto? »

« Qualcosa che avrei dovuto fare anni fa. Ho lasciato Beverly! »

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

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Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora