L'autista con molto garbo mi apre la portiera. È cortese e, seppur sulla sessantina, ha un portamento elegante ed un fisico slanciato. I bottoni della sua giacca riflettono quel poco di sole che a tratti fa capolino tra le nuvole.
« Prego Madame! »
« Grazie infinite! »
L'interno della limo è ovviamente spazioso. Quattro o cinque metri mi separano dal vetro oscurato che nasconde il posto di guida. Sulla sinistra, un lunghissimo sedile in pelle grigia copre l'intero lato della vettura mentre, a destra, una sorta di bancone da bar in miniatura sostiene una collezione di super alcolici davvero ben fornita. A terra la moquette nera cattura la luce dei piccoli fari che illuminano l'ambiente in maniera soffusa.
« Può servirsi, se desidera, intanto che arriviamo a destinazione. » dichiara l'autista dall'interfono.
Accanto a me un pulsante. Lo premo.
« Mi scusi! » urlo senza un apparente obiettivo. « Ci vorrà molto? »
Il ronzio lento dell'alza cristalli elettrico.
« Signorina. » inizia con calma l'autista abbassando il vetro che ci divide. « Il mezzo è pieno di microfoni con i quali comunicare al conducente. Se urla così forte dopo aver premuto il pulsante mi fa prendere un infarto! » spiega sorridente.
« Ops! Mi scusi! Sa... è la prima volta in una limo! »
« Neppure al ballo dell'ultimo anno? »
« Lasciamo perdere quella serata... comunque chiedevo quanto ci metteremo ad arrivare a destinazione. »
« Non si preoccupi ha tutto il tempo per un drink! » rispose ingranando la marcia e partendo.
Quarta. Quinta. Sesta strada. Scorrono rapide come filari a lato di un'autostrada.
« Può dirmi dove mi porta? »
« Questa è l'unica domanda a cui il signor Johnstone mi ha chiamato al silenzio. »
Certo. Ci sarà da fidarsi? Sarebbe il primo serial killer in limo.
« Capito. Neppure un aiutino? »
Di risposta il conducente iniziò a tirare su il separé.
« No, aspetti! Non mi lasci sola! »
« Non avrà paura di una limousine? »
« N... no! Ma preferirei parlare con lei. »
« A dire il vero è la prima volta che mi capita. In genere si limitano a ordinarmi la destinazione ed io vado. »
« Oggi è la giornata delle prime volte a quanto pare! Chissà quanta gente sarà salita qui sopra! »
« In realtà, a parte il signor Johnstone e qualche suo socio, davvero poche! »
« Quindi lui si sposta con questa? »
E io che pensavo fosse a noleggio.
« Con questo mezzo e con molti altri! »
« E a parte i soci... »
« Lei è la prima ragazza che sale su questa limo, non si preoccupi. »
« Mi risulta difficile crederle. Le è troppo caro il posto di lavoro per dirmi la verità! »
« In altre circostanze le avrei dato ragione, ma in questa particolare circostanza non ho difficoltà a dire la verità in quanto verità! » risponde sorridendomi nello specchietto retrovisore.
« Non ho fatto in tempo a leggere la targhetta che ha appuntata alla giacca. »
« Mi chiamo Arthur! »
« Piacere Arthur, mi chiamo Beverly! »
« Il piacere è tutto mio madame. Posso permettermi di dire che il suo nome mal si abbina al suo aspetto. »
« Dice? Non le piace? »
« No! No! Non mi fraintenda trovo gradevole sia l'uno che l'altro ma avrei pensato più ad una Cecilia o Margaret o... insomma un nome più classico insomma. Sempre senza offesa. »
« Ma si figuri. Farò presenti le sue rimostranze ai miei genitori! » esclamo ridendo.
« Sa com'è... di persone alla mano e simpatiche come lei non ne passano tante in questa limousine in più potrei esserle nonno quindi mi perdonerà, Beverly, se esco dal mio ruolo! »
« Mi arrabbierei se non lo facesse. E la prego mi dia del "tu"! »
« Sarà un onore! Solo se ricambia però! »
Gli uomini di una volta. Galanterie al momento giusto ed il carisma di chi sa di sapere.
« Posso chiederti, Arthur, che tipo è Shawn? »
« Bella domanda! Lavoro per lui da circa un anno e tutto ciò che ho imparato è che percorro più chilometri di quando avevo il taxi. Faccio su e giù tra Brooklyn ed il Village, poi Tribeca ed Hell's Kitchen passando per l'Upper West Side. Eppure non ho mai compreso il perché. In genere è lui stesso che mi chiama, arrivato in un determinato posto chissà come. Per il resto è molto gentile anche se non si sbottona mai più di quanto il suo status gli impone verso il mio. »
« Arthur, siamo tutti esseri umani. »
« Hai ragione, Beverly! Ma il mondo è di chi ha i soldi. Ed a proposito... siamo arrivati! »
© Giulio Cerruti (The_last_romantic)
Angolo dell'autore:
Il mondo è di chi ha i soldi. Questo dice Arthur. Alla luce dei pochi dettagli riferiti sul conto di Shawn, voi vi fidereste? E cosa pensate sull'atteggiamento che Beverly ha avuto ed ha nei suoi confronti?
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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Come Mondi Opposti | Prima Stesura
Novela JuvenilBreanna, detta Bry. Diciassette anni, invisibile nel suo liceo e con l'impressione di trovarsi sempre fuori posto, lontana dal cuore di Luke. Beverly. Ventisette anni, giornalista affermata ed un innato desiderio di rivalsa sugli uomini. Due vite. ...