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Si avvicinano le vacanze di Natale, fuori fa freddo e la neve scende lenta, le persone mai come prima, sembrano racchiuse nel loro pensare e irrequiete se ne stanno nelle loro case silenziose, ma tutte addobbate per la grande festa. Quasi come le luci fossero le giuste sostitute al loro triste e spento umore. 

Sono passati giorni, intere settimane e quasi una stagione e io e te non ci parliamo più. Stiamo aspettando forse, che il cambiamento finisca per cambiare noi, che sia il tempo a trascinare via quello che tempo addietro, speravamo d'essere, ma che poi non siamo mai stati. 

Io non cerco motivazioni, non cerco di convincere me stesso a dimenticarti e non cerco nemmeno un pretesto per odiarti. 

Sono semplicemente arrabbiato, dannazione sono arrabbiato e lo sono tanto, si, perché sei sempre stata sotto casa mia è vero, mi hai sempre cercato, ma non hai mai e poi mai fatto qualcosa per trovarmi. Come pretendi, che io provi a perdonarti? 

Marietto è venuto a trovarmi più di una volta, con o senza Mirco e ci siamo presi a pugni, ci siamo urlati contro e abbiamo finito per fare pace. In fondo io a lui nemmeno l'avevo detto, quello che provavo per te e quello, che tra te e me era successo. 

Tu invece mi hai dato solamente un doloroso silenzio da affrontare spalle al muro, tutto questo fa male Jen e devo ancora capire se dirtelo potrebbe far male più a te che a me; si perché dimostro ogni giorno sempre più, che andare avanti è quello che giorno dopo giorno provo a fare e dirtelo, insomma, urlartelo in pieno volto sarebbe far notare a me stesso e a tutti gli altri, che non ne sono realmente capace. 

Agli altri non c'è nulla da dimostrare, insomma se non qualche sorriso e qualche attimo di gioia improvviso, gli altri non sono all'altezza del tuo dolore, nemmeno se questi sono tuoi amici. Perché nel dolore non c'è nulla di condivisibile. Devi viverlo, accettarlo e accoglierlo ogni mattina ed ogni sera prima di dormire. Il dolore è cosa tua.

Ai tuoi amici non importa cosa provi, ma chi sei.

Nel caso, che tu viva il dolore assieme a loro non potrai mai veramente liberartene, resterà incagliato in ciò, che ai loro occhi sei divenuto grazie ad esso. 

Il telefono suona e io non ho proprio alcuna voglia di farlo smettere, me ne sto sdraiato a letto e sembro demente con lo sguardo perso a cercare qualunque dettaglio, che non potrò mai trovare se me ne resto fermo. L'universo coincide in tutto quel vuoto e si colma in ogni mio sospiro arreso, che fastidio! 

Stasera esco con Marco per festeggiare il compleanno di Melissa, la sua ragazza. Non ne ho proprio alcuna voglia, ma con lui e i suoi amici mi sento sempre speciale e non penso per quel poco che basta a nulla, penso al nulla. 

Ok, sono le sette e io ho il tempo di mangiare, lavarmi e scendere in piazza. Lì mi aspettano Marco e gli altri. Lui ha da qualche mese preso la patente e accompagnerà tutti quanti al porto dove, prima mangeremo una pizza e poi andremo al concerto di Yassin un amico di Marco, famoso in tutto il mondo per i suoi concerti, che sembrano quasi essere film dal vivo. 

Yassin è un Rapper, famoso nella mia città perché è partito proprio da qui. È partito dai sobborghi dove abitano la gran parte dei ragazzi che conosco. Come nella vita di tutti, qui, Yassin ha avuto alti e bassi con la legge e problemi in casa, che può avere chiunque, ma a renderlo speciale e voluto da tutti quanti è proprio la sua capacità di raccontare la mia città, la nostra città in un modo, che nemmeno Dante ha saputo fare. 

Si dice anche, che lui sia emerso nell'etichetta per cui lavora, grazie alla sua tenacia, si, ma in particolar modo grazie ai soldi guadagnati mediante la sua attività da criminale incallito. Inoltre si dice, sia stato anche in carcere per una rapina non andata nel migliore dei modi, ma queste sono solo leggende secondo tanti e anche secondo me. 

Ha vent'anni, due soli in più di me, Yassin ha tutte le possibilità del mondo: ha una ragazza, che lo ama da una vita intera. Una casa tutta sua in riva a uno dei migliori mari più belli del nostro paese e del mondo intero, una macchina sportiva, orologi, collane e "mille" tatuaggi diversi, che come un puzzle sembrano raccontare la sua vita. 

Eppure quando sale sul palco e grida, urla e fa alzare braccia al cielo, sembra quasi voglia chiedere aiuto, come può tutto questo rendere stanca una persona di essere quello, che ha sempre sognato di essere? 


REMÌ RYAN.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora