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Sono passate quasi tre settimane da quando Beatrice è venuta a casa mia e io veramente non mi capacito di quanto in fretta stia passando il tempo, siamo già ad aprile quasi e se ci penso, mi sento male. Relativamente tra non molto, gran parte di noi, noi studenti del quinto anno avremmo notevoli crisi esistenziali e pomeriggi infernali per questi maledetti esami, ma penso sempre che alla fine è l'ultimo grande sforzo da fare prima di essere liberi di scegliere cosa divenire da "grandi". 

Ancora non lo so con precisione quale sarà il mio posto nel mondo, le mie idee sono sempre ballerine e danzano tra mille dubbi diversi ogni giorno. 

Quando eravamo più piccoli e incoscienti del nostro avvenire, pensavamo di fare il calciatore, il pompiere o l'astronauta e tutto appariva più semplice ai nostri occhi. Crescendo veniamo lentamente catapultati in una realtà cattiva, egoista e spietata. 

Al momento però mi è debito non pensarci, stasera infatti ci siamo organizzati per andare a Rione Valtellina da Mirco, che ha invitato tutti nella sua baita per festeggiare il compleanno di sua sorella. 

Steso a letto sento suonare il telefono ripetutamente.

È Beatice: 

"Ehi, che fai stasera?" 

"Salvami, ti prego, ho una cena di famiglia con la società di mio padre, regalami un impegno improvviso, che non possa rimandare ti prego Remì, aiutami!"

Sento il cuore battere e vedo le mani tremare dalla gioia, una gioia inaspettata un po' come quando ti danno una bella notizia, che non speravi più potesse arrivare, un po' come quando te la danno vinta. Come quando sembra tutto così facile. Ovviamente senza troppo pensarci le ho dato appuntamento alle otto sotto casa mia per poi andare insieme alla festa. 

Impaziente poi appoggio il telefono e aspetto una sua risposta, che non tarda ad arrivare: 

"Va benissimo!"

"Grazie Remì se il mio angelo custode, allora ci vediamo dopo sotto casa." 

Io sorrido e mi rimetto a letto per cercare di recuperare qualche ora di sonno, volente di far scorrere tutto quel tempo, che mi sembra un'eternità. 

Sento qualcosa o per meglio dire qualcuno, che mi chiama ad alta voce, ma io proprio non ne voglio sapere nulla. Sono catapultato nell'eden del sonno, quello profondo e che potrebbe essere infinito. Apro gli occhi lentamente, rassicurando invece la mia mente di essere ancora nel sonno mistico e incosciente. Non è Marilena, ma un angelo dagli occhi verdi e con un sorriso luminoso e tenero, mi strattona dolcemente e ripete continuamente il mio nome intervallandolo con qualche bacio in fronte. 

Porto gli occhi sulla sveglia accanto a me e noto con piacere, che sono le otto precise e che quella seduta affianco a me è Beatrice, che è salita fino su in casa per svegliarmi. Ci conosciamo da pochissimo ed è incredibile constatare quanto lei già conosca i miei vizi e i miei gesti futili. Faccio finta di svegliarmi, quando lei si alza di punto in bianco e mi lancia i primi vestiti, che trova sul pavimento. Alzando la mia testa dal cuscino, come automatismo vuole, cerco subito una sigaretta da accendere. Passo una mano tra i capelli in disordine e mi accendo la sigaretta. 

Oggi è bellissima, lei è sempre bella, ma oggi ha quel qualcosa in più che toglie veramente il fiato. Ridendo e scherzando le ho detto, che non serviva si vestisse così nel dettaglio, quella nella quale saremmo andati era una semplice baita di montagna, non la Scala alla prima serata annuale. Vedo poi, che in un primo momento ci rimane male e in seguito spazientita mi aggredisce dicendo, che siamo in ritardo e che almeno lei i vestiti addosso li ha.



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