8. Per farti un favore e alba

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Era un rumore sordo, simile a quello della capsula di sicurezza dei barattoli di vetro dei sottaceti che si comprano al supermercato.

Era solo più metallico.

La griglia di ferro andava giù. Clic. E tornava su. Clac.

Ogni volta che una macchina ci passava sopra si sentiva il clic e poi il clac, ed essendo una griglia sotto la quale scorreva l'acqua dei condotti di una trafficata via di New York, il clic e il clac era pressoché continuo.

Anche il taxi nel quale ero seduta fece fare quel rumore a quella griglia.
 
«Si fermi qui, per favore», mi sporsi in avanti verso l'uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati che stava alla guida. Gli diedi i soldi per la tratta dalla stazione a quella via e poi scesi dall'auto gialla portandomi dietro la borsa con i vestiti che avevo preparato in quattro e quattr'otto a casa dei miei genitori.

Non appena capii quale fosse il bersaglio dei miei amici ero corsa alla stazione di Philadelphia lasciando ai miei genitori solo un biglietto attaccato al frigo con scritte le mie scuse e la mia promessa di un'altra visita.

Salii velocemente le scale del palazzo e bussai il più forte possibile alla porta di Zayn. Dopo un secondo bussai di nuovo e alla fine la porta si aprì con un scatto rivelando Liam.
   «Meg?», chiese confuso. «Meg! Dove sei stata? Ti ho cercata ma non mi hai mai risposto», non avendo voglia di giustificare in nessun modo il mio rifiuto alle sue telefonate continue, lo sorpassai. Mi sentivo tradita anche da Liam.

Entrai in cucina con passò di carica e lasciai cadere rumorosamente la borsa a terra, ma non serviva ad attirare l'attenzione: tutti gli occhi dei miei amici erano già puntati su di me. Mi guardavano straniti come se mi fosse cresciuto un corno sulla testa.
   «Oh, cazzo!», disse a bassa voce Louis senza muovere un muscolo.
   «Mi sa che l'ha capito», aggiunse Niall preoccupato. Io sorrisi falsamente in direzione del biondo.
   «Già: lo so», dissi sforzandomi di tenere un tono di voce il più basso possibile.
Il primo a muoversi fu Zayn.
   «Ascolta», iniziò.
   «No, ascolta tu. Ascoltate tutti quanti», lo corressi. «Si può sapere cos'avete in testa?».
   «Cos'hai tu in testa! Noi ti abbiamo tenuta all'oscuro di tutto per farti un favore, se tu ora...».
   «Farmi un favore?», alzai il tono di voce e mi avvicinai di un passo a lui.
«Ti rendi conto che io, da membro del gruppo quale ero non sapevo nulla? Lo avresti mai fatto con Louis o con Niall o con chiunque altro?».
«Sì, se li avessi tenuti al sicuro!», mi urlò lui di rimando. A quel punto la rabbia mi aveva accecata e mi conduceva in posti che non sapevo nemmeno esistessero, se non ci fosse stata la rabbia a guidarmi di certo non avrei fatto certe cose.

Mi lanciai su Zayn e gli diedi un pugno sulla mascella facendogli girare la faccia dall'altro lato. June corse dal suo ragazzo e mentre io respiravo affannosamente due braccia forti che conoscevo bene mi strinsero i fianchi e mi sollevarono. Agitai le gambe e piantai le unghie nelle braccia di Liam che però rimase impassibile. Ad aiutarlo arrivò Niall che mi costrinse a sedermi sul divano e a respirare a fondo anche se io lo guardavo malissimo. Liam si era allontanato per controllare che Zayn stesse bene e io ne approfittai per lasciarmi uscire una lacrima silenziosa per scaricare la tensione. Niall, seduto sul tavolino basso davanti a me, mi coprì il ginocchio sinistro con una mano.
«Anche io avrei fatto lo stesso», mi consolò. «Non prendertela con Liam però, lui ne può nulla», aggiunse guadagnandosi l'ennesimo sguardo torvo.

Dalla cucina, nel frattempo, giungevano rumori di ghiaccio, lamenti e sedie che strisciavano e l'unica cosa che pensai fu "Che stronzo Liam, non è nemmeno qui a consolarmi come invece sta facendo Niall".

Un'altra lacrima stava colando sulla mia guancia quando la porta di casa si aprì facendo fare il suo ingresso a Harry.
«Scusate per il rit...», non finì la frase e guardò prima me e poi la cucina con aria confusa. «Cosa succede?».
«Litigi e pugni», si limitò a dire Niall. Io presi un bel respiro, facendo entrare più aria possibile nei polmoni, e poi mi alzai dal divano. Tornai in cucina, seguita a ruota da Niall e Harry e ancora una volta gli occhi di quelli che credevo i miei amici si posarono su di me.

Upside down |H.S.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora