Epilogo

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New York era ormai immersa nei colori autunnali: per strada si iniziavano a vedere i primi cappotti, a Central Park ogni tanto si sentiva l'odore delle caldarroste che tanto amavo, il menù del Plaza – dove lavoravo ancora – prevedeva dei piatti più caldi, e io avevo già comprato una scatola formato famiglia di Earl Grey.

Avevo appena finito di berne una tazza e adesso mi ritrovavo in piedi davanti all'armadio aperto in attesa che qualche vestito mi cadesse addosso facilitandomi la scelta che non sapevo prendere. Passavano gli anni ma non passava la mia indecisione sull'abbigliamento. Eppure non avrebbe dovuto essere così difficile scegliere: andavo solo al pub con Liam e gli altri. Alla fine, dopo essermi ridotta agli ultimi minuti, indossai i soliti jeans e la solita maglietta, ovviamente a completare il look c'erano delle semplicissime Vans.

Mi guardai allo specchio, spostare i capelli su una spalla, sistemai la maglietta e afferrai la borsa che giaceva ai piedi del letto. Mentre uscivo dalla camera da letto suona il campanello, ma sapevo perfettamente chi era: June mi aveva avvisata che sarebbe arrivata a momenti insieme a Zayn e infatti mi ritrovai davanti la mia amica e il suo ragazzo che si tenevano per mano.

   «Cosa ci fai vestita in questo modo?», mi chiese June scuotendo la testa contrariata e trascinandomi di nuovo in camera da letto mentre Zayn si sedeva sul divano e iniziava a coccolare una Bastet che faceva le fusa.
«Pensavo che andasse bene, siamo solo noi in un pub, non a Parigi per la settimana della moda!», sbuffai sedendomi sul letto e osservando June che sceglieva abiti dal mio armadio e li buttava sul materasso.
«Andrebbe bene, certo che andrebbe bene!, ma non questa sera!», poi si zittì improvvisamente e mi guardò dolcemente.

Si sedette vicino a me e mi sorrise.
«So che ci sarà anche Harry questa sera, mi sembrava giusto dirtelo, e poi ho pensato che magari volessi presentarti un po' meglio del solito, giusto per fargli vedere che sei andata avanti anche senza di lui», sospirai e mi andò il tilt il cervello: avrei rivisto Harry. Poi mi dissi che ero davvero stupida e mandai me stessa, Harry e tutta la situazione che si era creata a quel paese e guardai in malo modo June.
   «Grazie, June, ma sto benissimo dentro a questi jeans e questa maglietta e grazie anche per preoccuparti per me, ma non ho nessuna intenzione di apparire in un modo diverso da quello che sono e per di più io sono andata avanti, io sto meravigliosamente senza di lui e non ho nessun problema a vederlo. Quindi grazie, ma ora andiamo».

Rimasi un po' sorpresa anche io per il mio discorso improvvisato e non del tutto veritiero, anzi, quasi del tutto falso. Avevo detto quello che avevo detto più che altro per convincere anche me stessa, anzi, soprattutto per convincere me stessa. Ovviamente ero nervosa al pensiero di rivedere Harry, ma non potevo farlo a vedere, non potevo ammetterlo perché avrebbe voluto ammettere anche che io non sapevo stare senza di lui: l'avevo superata, difficoltosamente, attraverso un percorso tortuoso, pensando di non farcela, ma l'avevo superata, ce l'avevo fatta e non sarebbe stata una stupida serata con gli amici a rovinare tutto.

Me ne convinsi a tal punto che quando arrivammo davanti al pub all'angolo della via di casa mia mi sentivo una persona nuova, senza un passato e tutto il futuro davanti.

All'interno del pub c'erano già gli altri seduti ad un tavolo di legno scuro con un boccale di birra davanti, ce n'erano altri quattro solitari sul vassoio rotondo: uno per me, due per June e Zayn e uno anche per Harry. Mi sedetti accanto a Liam e mi feci abbracciare. Sorrisi a Louis e lui mi rivolse uno sguardo gioioso che contagiò anche me. Niall stava spiluccando patatine fritte dal cestinetto di plastica rivestito di carta per fritti davanti a lui e sollevò solo una mano in segno di saluto, ma non mi offesi affatto e sorrisi prima di appropriarmi delle patatine facendogli la linguaccia.

June si sedette sulle gambe di Zayn e attirò silenziosamente l'attenzione di una cameriera di passaggio alla quale ordinò una Coca-Cola. La guardai sospettosa ma rimasi in silenzio e cercai di entrare nella conversazione che stavano facendo gli altri tre ragazzi.

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