14. Specchio e valigie

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I ragazzi entrarono uno ad uno e si mossero per il mio appartamento con la familiarità di chi è abituato a passare molto tempo in un posto. Spesso, infatti, capitava che passassimo i sabato sera da me a fare giochi di società e bere birra, ora invece ci preparavamo ad affrontare tutt'altra atmosfera.

Liam mi scrutò attentamente dall'altro lato del soggiorno, le sue iridi scure si soffermarono sul mio occhio e le sue labbra si strinsero in una linea dura e sottile. Era arrabbiato.

Zayn si sedette sul bordo del mobile della TV, come suo solito, e fece scorrere lo sguardo su tutta la stanza prima di soffermarsi su di me, che me ne stavo seduta sul divano in attesa di una sfuriata da parte di qualcuno. Sapevo che sarebbe arrivata da un momento all'altro, era questione di secondi, o minuti al massimo.

June mi si avvicinò e si sedette al mio fianco prendendomi la mano, le sorrisi riconoscente e vidi la preoccupazione nei suoi occhi.
Per quanto riguardava Niall e Louis, i due stavano cautamente cercando di capire cosa sarebbe successo in quell'appartamento in Orange Street. Io stavo tentando di fare lo stesso.

Harry era seduto nell'angolo del divano, vicino a me ma ad una certa distanza. I suoi lineamenti non si erano ancora addolciti da quando aveva chiamato Drew ma in qualche modo intuii che la sua rabbia non era rivolta verso il mio ex, ma verso Liam. I due ragazzi si guardavano duramente e sembrava stessero avendo una discussione in silenzio.

«Cosa cazzo è successo?», esordì Zayn fissandomi. «Cosa cazzo hai fatto, Megan?», urlò. Deglutii e presi un respiro per calmarmi. In fondo una reazione del genere era da aspettarsela.
«Io... ho fatto ciò che avevo detto», spiegai a bassa voce, intimorita da Zayn e da quello che avrebbe potuto dire.
«Hai detto che ti saresti fatta prendere a botte? Sei impazzita? Io lo sapevo che era una pessima idea includerti nel piano ma Liam e Harry hanno deciso di renderti partecipe di tutto questo!».
«Non è colpa loro! Io ho deciso di farlo e ne ho subito le conseguenze», scattai.

Era vero: avevo fatto quella che viene definita "un'enorme cazzata", ma non era colpa di nessuno se non mia, perciò mi infastidiva il fatto che altri venissero accusati, soprattutto se quell'altro era Liam o Harry.

«Oh, è vero! È solo colpa tua!», mi sentii come quando i miei genitori mi sgridavano per un brutto voto o perché avevo involontariamente rotto un bel vaso. Abbassai la testa e delle ciocche di capelli mi coprirono il viso nascondendo il brutto livido all'occhio che aveva causato l'ira di Zayn.
«Smettila, Zayn!», la mano di June si strinse più forte attorno alla mia quando Louis riprese Zayn.
«Sei il suo avvocato adesso?», ribatté lui.
«No, ma non è il caso di darle contro», disse Louis pacatamente.

Non potei non sentirmi debole in quel momento, non solo ero stata presa a pugni e non mi ero difesa, ma ora non ero nemmeno in grado di rispondere alle parole di Zayn.
«Non dirmi cosa devo fare, Lou!».
«Smettila, Zayn!», rispose Harry guadagnandosi un'occhiataccia dal nostro leader.
«Tu sei l'ultimo a poter parlare, Harry!», s'intromise Liam.
«Ah, sì?», domandò il riccio al mio migliore amico in tono di scherno.
«Sì, sei tu che le hai messo in testa certe idee», lo accusò.

Io, in tutto questo, rimanevo seduta sul divano da sola in uno stato di apatia totale. Harry si era alzato e stava litigando con Liam. June era vicino a Zayn e tentava di calmarlo mentre lui rispondeva a Louis e Niall che avevano iniziato ad urlargli addosso che da quando aveva annunciato il colpo ad Atlanta le cose stavano andando di male in peggio.

Io avevo le orecchie che fischiavano e il cuore che batteva a mille. Le voci alterate dei miei amici erano un noioso ronzio che avrei voluto eliminare, ma loro erano lì. Erano a casa mia. Se solo avessi trovato le forze mi sarei alzata e avrei detto a tutti di andarsene immediatamente dal mio appartamento. Se solo fossi stata in grado avrei urlato anche io.

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