Capitolo 2

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Bellamy

Cammino velocemente fra le varie celle dei detenuti in cerca della mia sorellina Octavia. Dio solo sa quanto le voglio bene per fare ciò che sto per fare... Cammino sbirciando ogni tanto nelle celle fino a che non vedo una piccola ragazza con i capelli scuri e gli occhi turchesi. Octavia.

Lei non mi vede perché il vetro all'interno è oscurato, ma io posso vederla. Sta lì, con le ginocchia al petto e le breccia che le stringono mentre si dondola. Mi si stringe il cuore a vederla in questo stato... Sono un pessimo fratello. Su questo punto, cara la mia coscienza, siamo totalmente d'accordo. Ma non è stata colpa mia se la mamma ha deciso di avere un altro figlio (cosa che le è costata la vita quando l'hanno giustiziata) e poi Octavia, la mia sorellina, è stata presa... E la colpa è soltanto mia. Anche su questo punto mi ritrovo d'accordo con te.

"Blake" mi chiama un'altra guardia "Che diavolo stai facendo?" "Oh nulla." rispondo con il mio solito tono di superiorità ed orgoglio "Stavo solamente controllando i prigionieri" "Beh ora vattene. Ci pensiamo noi." A malincuore faccio un segno militare e me ne vado.

Mentre cammino verso il mio appartamento mi torna in mente la ragazza che ho ammanettato nella cella. Charlie Downtown. Me lo ricordo perché somiglia moltissimo a Michelle, la mia vecchia amica di infanzia. Hanno entrambe i capelli ramati, la pelle chiara e gli occhi marroni chiaro con delle sfumature di giallo e di verde. Okay, okay, lo ammetto, è davvero carina.

Guardo fuori dal mio oblò nella mia piccola cucina grigia. Entro in camera e trovo, sdraiate sul mio letto, le 3 ragazze che mi sono fatto la notte scorsa. Sì, mi piace divertirmi. Stanno dormendo ancora e a me sta benissimo. Chiudo la porta della mia camera e ispeziono il mio appartamento: sarà l'ultima volta che lo vedo. Guardo la fotografia di me, mia madre e Octavia pochi giorni prima che ci scoprissero. Mentre la guardo passo un dito sul viso di mia madre, quanto la vorrei abbracciare e chiedere che lei sia ancora viva. Con me. Ora. Ma non c'è... La guardo ancora sepre passando il dito sulla sua figura sorridente May we meet again penso. Dopodichè infilo la fotografia nella tasca interna della mia giacca e vado alla postazione di lancio.


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