Capitolo 3

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Charlie

Mi portano fuori dalla mia cella, ammassata insieme ad altri prigionieri in un'altra camera scura. Pochi volti mi sono familiari, fra cui il viso di una ragazza. Carnagione chiara, occhi celesti, capelli scuri sciolti. Octavia Blake.

*flashback*

"Cosa bisogna fare per riuscire a sopravvivere sulla Terra?" chiede il professor Pike ad una delle sue solite lezioni. Alzo la mano questa la so penso. Ma non si alza solo la mia mano, anche quella di una ragazza davanti a me, non riesco a vederla in faccia, ma non ce n'è bisogno. "Octavia?" la ragazza davanti a me abbassa la mano e con voce bassa risponde "n-non morire?" subito la classe scoppia a ridere. Tutti ridono tranne me, Octavia che è diventata rossa e il professore. "Non proprio... Charlie, ce lo puoi dire tu?" mi chiede Pike. Non mi ero accorta di avere ancora la mano alzata... "allora?" dice ancora il professore. La mia lingua è come annodata, non mi piace attirare l'attenzione... strano, è proprio ciò che hai fatto per finire in confinamento... Grazie coscienza. Alla fine però, riesco a parlare "Mai smettere di lottare" affermo decisa. Questa volta nessuno scoppia a ridere. "Giusto" dice Pike "Molto bene Charlie".

Quando finisce la lezione vado dalla ragazza che era seduta davanti a me. "Octavia!" lei si gira "Oh, ciao" dice lei. Vedo che è imbarazzata, potrei lasciarla in pace... Ma non mi sento di vederla pranzare tutta sola come tutti i giorni "Ti va di pranzare con me?" le chiedo. Lei sorride e mi segue all'unico tavolo vuoto della mensa. Iniziamo a parlare e sono sorpresa di scoprire che abbiamo molto in comune. Sorrido. Forse ho finalmente trovato un'amica.

*fine flashback*

Saluto Octavia e lei corre da me e mi abbraccia. Sorrido e la stringo a mia volta, ma appena entra il cancelliere ci separiamo rimanendo comunque vicine.

"Vi è stata data una seconda occasione" esordisce la sua voce decisa "vi manderemo sulla terra, molto vicino a Mount Wether, lì c'è un bunker con le scorte di cibo, acqua, vestiti e armi nel caso dobbiate difendervi. I bracciali che avete serviranno a monitorarvi e per dire a noi se la terra è abitabile. Se lo sarà noi vi raggiungeremo a breve con altre scorte e tutto il materiale che potrebbe servirci. Buona fortuna e buon viaggio sulla Terra" finisce il discorso e iniziano a caricarci. Ci legano tutti all'interno di una navicella a  2 piani, 50 al piano superiore e 50 al piano inferiore. Chi in piedi addossato ad una parete chi seduto su un sedile. Io e Octavia veniamo portate al piano inferiore, ci fanno sedere su dei sedili e ci legano con delle cinture. Appena prima che il portello si chiuda si sente uno sparo e il ragazzo che  è venuto a mettermi le manette quella mattina, entra mentre una ragazza accanto ad Octavia si libera e scappa. Bella mossa penso. Il ragazzo si siede nel posto vuoto lasciato dalla ragazza, si allaccia la cintura e guarda Octavia che ricambia lo sguardo "Stai bene?" le chiede. Lei non fa in tempo a rispondere. Il portello si chiude e veniamo lanciati.

Sento gridare. Ma non sono io, e nemmeno Octavia né il ragazzo accanto a lei. Avvertiamo forti turbolenze e alcuni pannelli della navicella volano via. Ma non siamo più nello spazio. Atterriamo con un tonfo. Subito mi sgancio le cinture e vado verso il portello. Con una leva lo abbasso. Vengo invasa da una luce accecante, prima vedo solo chiazze...verdi, gialle e azzurre. Poi vedo gli alberi, alti, immensi. Abbasso lo sguardo e vedo l'erba di un verde chiaro indescrivibile... guardo in alto e vedo il cielo azzurro senza nuvole. Respiro. L'aria è dolce... profuma di buono, di fresco, di vita... Faccio un passo avanti, poi due, poi tre; fino a che i miei piedi non toccano il suolo "SIAMO TORNATI BASTARDI!" grida Octavia che nel frattempo mi ha raggiunta. Io rido e mentre una massa incontrollata di ragazzi scende, io corro. Non so quanto corro, non mi interessa. Le mie gambe che fino ad allora sentivo pesanti (anche se sono molto magra) ora sono leggere, correndo mi metto a ridere. Corro finche i miei polmoni non mi bruciano e mi implorano di fermarmi. Ed in quel luogo trovo un torrente d'acqua mi inginocchio sulla riva, metto le mani a coppa, le riempio di acqua e bevo. è buona. Un altro sorso. è fresca. Un altro ancora. Me la butto in faccia e rido. Alzo i pugni al cielo e grido di felicità. Sono a libera penso. Sono a casa.



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