8# Eternamente triste

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Ashley

L'aria fresca la mattina;
Il rumore dell'acqua che scorre lungo i dislivelli delle montagne;
Il ronzio degli alveari appesi agli alberi;
L'odore fresco dei pini di montagna:
Semplicemente il Montana.
Dopo essere stata espulsa dalla scuola per essere andata ubriaca dal preside, sono venuta qui.
Ho supplicato il preside in tutti i modi per non fargli chiamare i miei genitori e, fortunatamente, ci sono riuscita.
Loro pensano che io, quindi, sia ancora al campus, e voglio che continuino a pensarlo.
Non voglio andare da loro: mi aspetterebbero urla, punizioni e sequestri delle mie cose preferite.
Inoltre non voglio andare in città perché ho bisogno di riflettere e stare da sola, quindi di certo essa non mi avrebbe aiutato a causa del rumore assordante delle auto.
Invece qui c'è silenzio e posso stare tranquilla.
Diciamo libera.

Mi ritrovo all'interno di questo bellissimo cottage di montagna, ereditato dai miei nonni Mary e Miguel, ormai scomparsi entrambi.
Sono ancora sotto le calde coperte e sopra questo letto fatto interamente di quercia.
Mi alzo mentre sbadiglio a causa della stanchezza: ieri sera non ho dormito per motivi anche a me sconosciuti.
Ho addosso solamente gli slip e il reggiseno: sembrerà strano stare con questi due leggeri indumenti in montagna, con l'umidità del mattino e il freddo che penetra all'interno delle ossa.
Ma fortunatamente ho il camino che mi tiene ben al caldo e, dato che il cottage è abbastanza piccolo, il calore si diffonde in men che non si dica all'interno di queste quattro mura che lo costituiscono.
Esso è la prima abitazione che si vede appena si oltrepassa il confine per entrare in questo stato che è semplicemente il Paradiso: per entrare all'interno di esso serve avere una buona quantità di denaro (almeno 200 dollari) e i tuoi documenti personali.
Philippe, l'addetto alla sorveglianza che trovi subito all'interno della sua cabina a sorseggiare il suo caffè appena oltrepassi il confine, mi ha fatto entrare senza problemi.
Lui conosceva mia nonna Mary dato che erano molto amici.
Io e la mia famiglia trascorrevamo molto tempo qui nel Montana coi miei nonni, quindi Philippe mi ha visto crescere e, ormai, è come se fossi figlia sua.
Non ci sono molte cittadine nei paraggi, ci sono soltanto cottage o rifugi di montagna.
Qui la vegetazione di certo non manca, infatti, il cottage, è immerso fra i pini e vari altri alberi, quindi per raggiungerlo, devi fare un po' di strada e avventurarti all'interno del bosco.
Infatti decido di vestirmi velocemente e di fare una passeggiata lungo il fiume che scorre appena sotto casa.
Esco dal cottage e immediatamente sento il naso congelarsi, così come le orecchie.
Mi faccio strada lungo il sentiero costernato di sassi e altri pericoli vari e arrivo al fiume:
L'acqua è così, non so, cristallina e limpida, sicuramente più di me.
Alla Rosewood l'anno scorso ho commesso molte cose di cui non vado fiera e, sinceramente, mi sto iniziando a pentire anche di averle fatte. Per questo non voglio tornare al campus.
É passata una settimana da quando sono stata espulsa e, probabilmente domani, sarei dovuta ritornare alla Rosewood.
Avrei rivisto tutti i miei amici, il campus e tutte quelle facce stupite delle persone che non conosco mentre mi guardano con gli occhi sgranati dallo stupore per essere andata ubriaca dal preside.
Ma per il momento non voglio pensarci, voglio ancora godermi questo giorno.
É una bellissima giornata, anche se nuvolosa.
Le gambe iniziano a cedere, quindi decido di sedermi sopra una roccia lì vicino, dalla quale posso ammirare l'incantevole paesaggio.
E proprio mentre mi sto rilassando sento squillare il telefono, lo estraggo dalla tasca sinistra del cappotto e guardo il display, vedendo che la persona che mi sta chiamando non è altro che mia madre: devo assolutamente inventarmi una scusa per non farmi scoprire, non deve sapere che sono stata espulsa:
"Pronto?" Chiedo con una voce ancora impastata dal sonno.
"Hey tesoro, tutto bene?" Mi chiede mia madre con un pizzico di tristezza nella voce.
"Qui va tutto bene, e lì invece?"
Passano alcuni secondi di silenzio e poi mia madre dice:
"Tesoro io.....c'è una cosa che devo dirti"
"É per caso qualcosa di brutto?" Chiedo sperando che sia tutt'altro.
"Tuo padre....non è di certo in una delle sue forme migliori"
"Oh....e...e che cos'ha?"
"Sai che tuo padre doveva fare una visita prima che tu tornassi alla Rosewood?"
"Mamma, dimmi cosa è successo"
"Beh ecco.....l'hanno ricoverato in ospedale" mi dice.
Sento i suoi singhiozzi provenire dall'altro capo del telefono:
"Mamma, non m'importa se é qualcosa di grave voglio.... voglio sapere cos'ha"
"Ha fatto una radiografia da poco e, i medici... ci hanno detto che da essa si possono notare i linfonodi ingrossati"
"Cosa vorrebbe dire questo? Ha per caso il..il..."
"Si tesoro. Forse tuo padre ha il cancro"
Rimango un minuto in silenzio ad analizzare quello che mia madre mi ha appena detto. Tutto intorno a me si ferma ma riesco a trovare ancora un briciolo di forza per dire:
"E...morirà?"
"I medici sono ottimisti. Adesso tuo padre sta facendo la chemioterapia e quindi non possiamo sapere ancora niente. Tesoro, io voglio solamente chiederti un favore"
"Quale sarebbe?"
"Vorrei che tu venissi qui nel Wyoming a trovare tuo padre"
"Mamma, io..."
"Tesoro, io so quello che ti sto chiedendo ma...ti prego. Tuo padre ha bisogno di te e io vorrei che tu stessi affianco a lui, e....anche a me. Perché senza il supporto della mia unica figlia, potrei morire dal dispiacere"
"Io adesso..... non posso. Però troverò il modo di venire a trovarvi, te lo prometto"
"Oh tesoro, spero tanto che tu non mi stia mentendo come hai già fatto"
Sul mio volto compare un'espressione interrogativa e le chiedo:
"Cosa vorresti dire?"
"So che non sei alla Rosewood, cara"
"Oh" è l'unica parolina che le mie corde vocali riescono ad emettere.
"Ora ti starai chiedendo come io abbia fatto a scoprirlo, beh, è alquanto semplice. Mi ha scritto il preside"
"C....come il preside?"
"Mi ha anche detto che l'hai provato ad ingannare. E questo mi fa rendere conto di quanto furba e astuta in realtà tu sia. Sono tanto fiera di te e...per questo vorrei che tu venissi qui"
"Davvero non sei arrabbiata?"
"No, almeno non quanto dovrei. Non voglio che tu beva ancora tesoro, davvero"
"Va bene mamma, lo prometto. Giuro solennemente"
"Brava Ashley. Ora.... devo andare da tuo padre, ha bisogno di me, devo stargli vicina.
"Ma...quando pensi di ritornare alla Rosewood e abbandonare quel vecchio cottage?"
"Domani purtroppo"
"Vedi di metterti a studiare e di andare a meno feste"
Accenno un sorriso e chiudo la chiamata.
Guardo il display ormai spento e quello che vedo non mi piace proprio per niente:
Ho delle grossissime occhiaie e i capelli tutti spettinati: sembro una vecchia donna che sta chiusa in casa sopra il divano a mangiare schifezze e a guardare telenovele.
Ma io non voglio sembrare una vecchia decrepita, io voglio sembrare una ragazza giovane che sprizza gioia da tutti i pori, cosa che in realtà sono.
La notizia che mi ha dato mia madre mi ha lasciato alquanto senza parole: io non voglio perdere mio padre. Lui ha significato tanto per me durante la mia infanzia, era il mio punto di riferimento e sempre lo sarà, ma non sono pronta ad andare a trovarlo.
Il telefono vibra di nuovo ma questa volta non è mia madre, ma bensì una persona molto importante per me: Zachary.
Rispondo alla chiamata portandomi il telefono all'orecchio:
"Hey" gli dico dolcemente.
"Hey Ash. Come va?"
"Ho avuto giorni migliori Zach"
"Mi devo preoccupare?"
"Se vuoi"
"Non fare così Ash. Dimmi cos'è successo"
"Poco fa mi ha chiamata mia madre e mi ha detto una cosa su mio padre"
"E....."
"E mi ha detto una cosa che preferisco dirti di persona"
"Come ti senti?"
"Male Zach" gli dico mentre alcune lacrime mi rigano le guance.
"Cosa posso fare per farti stare meglio?"
"Venire qui"
"In Montana?"
"Ti prego"
"Ma ci vorranno ore, cioè, dovrei attraversa l'Oklahoma, il Colorado e il Wyoming per raggiungerti"
"Quindi non vuoi venire ad aiutarmi?"
Aspetto con ansia la sua riposta che alla fine mi rende molto felice:
" E come non farlo"
Accenno un sorriso e gli dico:
"Sai come arrivarci no?"
"Navigatore Ash"
"Speriamo allora che tu arrivi entro stasera"
"Guarda che sono molto affidabili"
Scoppiamo entrambi in una risata clamorosa per poi ritornare seri:
"Allora...ti aspetto qui"
"Aspettami Ash"
Chiudo la chiamata e appoggio il telefono sulla mia coscia.
Zach è riuscito a strapparmi un sorriso e, io non vedo l'ora di vederlo e baciarlo.

Il cielo stellato di casa Anderson [Interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora