II - Capitolo 6: Brutto Affare

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Quando avevo quattordici anni, decisi che sarei diventato un musicista. Avevo la mia chitarra da poco più di un anno. Non pensavo di essere bravissimo nel suonarla, non ancora almeno. Non avevo il permesso di suonare quando papà aveva la sbornia, il che significava in pratica che potevo suonare solo quando lui era fuori. Andavo da Spencer per suonare a volte, ma non troppo spesso. Loro erano una famiglia vera. Io non volevo essere l'intruso.

Spencer e io iniziammo a suonare per strada per lavorare sulle nostre capacità, ma raramente facevamo soldi. La mia voce era inesperta, le mie dita impacciate. Lui aveva questo tamburo rosso, che trascinava in giro. Non presi i nostri sforzi sul serio fino a una notte quando realizzai che dovevo andarmene. Ero seduto accanto al mio letto al buio, la chitarra in grembo. Il mio labbro inferiore era spaccato. Papà se n'era già andato al bar. Non era stata colpa sua, ma mia. Ero caduto mentre correvo di sopra.

Non ricordo nemmeno se piansi durante quei giorni e so che non ho pianto dopo la mia partenza - né di tristezza, né di felicità. È tutto lo stesso per me.

Pensai allora che l'unica opportunità che avevo, l'unica che avrei mai avuto, fosse la musica. Che se me ne fossi andato, cosa che ho fatto, e se avessi messo su una band, cosa che ho fatto, e se avessimo avuto successo, cosa che abbiamo fatto, sarei stato felice.

Ma 'felice' è una parola talmente vaga, significa qualcosa di diverso per gente diversa. Io volevo solo suonare la mia musica e magari a qualcuno sarebbe piaciuta, e poi avrei potuto guadagnarmi da vivere grazie a essa. Avrei potuto sopportare la fama se l'attenzione fosse andata alle cose giuste, ma non è così. Le ragazze vengono ai concerti per fissare me o uno degli altri, e hanno dei poster di me appesi nelle loro camere da letto, e fanno gli occhi da cerbiatto alla versione cartacea di me, usano spazzole come microfoni e mi dedicano le mie parole, mi danno il bacio della buonanotte, e le mie canzoni potrebbero anche parlare di fottuti narcisi o di un ammasso di merda di cavallo e sarebbe uguale. Loro vogliono me. La musica è solo la scusa.

I maschi che vengono ai concerti non sono affatto migliori. Nonostante le preferenze di Brendon, penso comunque che viviamo in un mondo eterosessuale, quindi loro non sono lì perché vogliono scoparmi. Vogliono essere come me. Io non riesco a capacitarmene, di cos'abbia di tanto speciale questo circo se loro vogliono averne un pezzo. Devono essere le ragazze che vogliono. La fama.

Ed entrambe le parti affermano che sia la musica. È la sconvolgente musica, gli alti e i bassi, il mondo che creo, il pazzesco turbinio di emozioni che gli strumenti evocano attorno a noi. È il cambio di ritmo al sesto minuto o l'esplosione di tamburi quando meno te lo aspetti.

So che di questo a loro non importa. Importa ai critici, che mi danno un po' di gratificazione e quel poco di riconoscimento di integrità musicale che i ragazzini provano a portarmi via. Tra tutte le migliaia di fan solo due vengono al concerto di quella sera per il motivo giusto. A me piacciono quei due ragazzini.

Ho sempre saputo che i membri della mia band sono rimasti per le ragioni sbagliate. Ho sempre saputo che Joe, Brent e Pete hanno tutti dato la caccia all'immortalità, Joe probabilmente con l'aggiunta di uno status da icona del sesso.

Spencer è rimasto per me.

Quindi che si fa quando ci si rende conto che gli ultimi pezzi di corda che ci tenevano assieme si sono dissolti?

So cosa abbiamo fatto noi. Prima di tutto, siamo andati sul palco venti minuti in ritardo. È stata la lite più grande che abbiamo mai avuto, e Spencer ha ricevuto la stessa quantità di merda che ho ricevuto io. Lui è sposato ed è un padre. Pete non lo sapeva. Dimostra quanto sia stato scaltro Spencer durante tutto questo tempo, quanto sia stato profondo il suo inganno.

THROAM, Vol. 1: Over the Tracks | Ryden (Italian Translation) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora