Capitolo 7

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Aveva cominciato a soffiare un vento abbastanza forte nella Prefettura di Miyagi.
Era come se tutto ad un tratto l'estate fosse terminata, e al suo posto, era iniziato l'inverno.

Sbuffai, mentre mi tiravo su la cerniera della mia felpa nero pece.
Aveva davvero cominciato a fare un freddo terribile, tutta colpa di quel vento fastidioso che era arrivato all'improvviso.
Vidi un sacchetto della spazzatura volare in un giardino poco lontano dal viale che stavo percorrendo.

Continuai a camminare.
Abbassai la testa di poco, lasciando che la frangia disordinata mi coprisse gli occhi, e di conseguenza, di ombreggiarli.
Guardai davanti a me, non sapevo il vero motivo, ma sentivo della rabbia dentro di me.
Improvvisa.
«Ehi Tobio..cosa ti è passato per la testa adesso..perché ti senti così tremendamente incazzato..» Chiesi a me stesso, sussurrando. Pronunciai tutto ciò in modo stranamente calmo, troppo calmo per i miei gusti.
«Sarà la fame, ho bisogno di mangiare..» Mi risposi, facendo un quasi impercettibile sorrisetto.

All'improvviso però, qualcuno mi venne addosso, facendomi indietreggiare di un solo passo.
Quando stavo per sbraitare, ancora più irritato rispetto a prima, alzai lo sguardo, vedendo una ragazza bionda e minuta.
«Gomen gomen gomen!! Non volevo!! Mi spiace!!» Urlava lei, tremendamente imbarazzata, mentre si inchinava ripetutamente davanti a me.
La riconobbi, era Yachi, Yachi-san.
Feci un lieve sospiro, guardandola.
«Ohayo Yachi-san..» Dissi, calmandomi lentamente.
Lei mi guardó, alzando la testa e rizzandosi immediatamente sul busto.
«O-ohayo K-kageyama-kun!» Sorrise, calmandosi finalmente anche lei. «Sono andati bene gli allenamenti oggi?» Mi chiese, gentilmente.
«Tutto bene..tutto bene.» Le risposi, in modo più freddo rispetto a prima.
Lei si accarezzó la piccola testolina, sorridendo lievemente.
«Bene! E-eto..» Farfugliava, unendo i suoi indici più volte. Non la capivo.
«Come scusa?» Inarcai un sopracciglio, confuso.
Lei non disse nulla, scosse solo la testa in segno di diniego, consapevole che avrei potuto ribaltare l'intero mondo se avesse osato parlarmi o chiedermi qualcosa riguardante  quella  persona.

Feci un sospiro sconsolato.
«Io devo andare a pranzare. Ci si vede.» La salutai, con un cenno della testa. Ero affamato e non volevo perdere tempo in inutili chiacchiere.
«O-oh! Va b-bene, buon appetito Kageyama-kun!» Contraccambió il saluto, leggermente triste; successivamente riprese a camminare verso la scuola, dove la aspettava Shimizu per una semplice assemblea tra loro e Ukai-sensei.

"Pure lei doveva capitarmi..strano che io sia riuscito a contenermi..meglio così." Pensai, scuotendo lentamente la testa.

Dopo poco, arrivai al ristorantino.
Entrai e mi misi a sedere in un posto alquanto lontano dal centro del locale, in un angolo.
Ordinai degli Onigiri e del salmone affumicato.
Il cameriere si allontanò da me, andando verso il bancone e dicendo ai cuochi cosa avevo ordinato.

Mentre aspettavo, presi il telefono e andai su "Messaggi".
Mi misi a scorrere verso il basso, guardando la chat con Hinata, che risaliva a poco meno di quattro mesi fa.
La aprii e cominciai a rileggermi tutti i vecchi messaggi, attentamente.
Non erano molti, però ci impiegai un bel po' a leggerli tutti.
Nel frattempo, il cameriere aveva posato sul mio tavolo gli Onigiri e il salmone affumicato, porgendomi il conto.
Lo ringraziai e posai il telefono accanto a me, però lui non se ne andò subito, anzi, mi squadró il viso attentamente, con tono preoccupato.
«Sta bene, ragazzo?» Corrugai le sopracciglia, sentivo del pizzicore agli occhi ma l'avevo completamente ignorato.
«Certo, perché?» Chiesi, guardandolo perplesso.
«Beh..» lui accennó un lieve sorriso, come per compassione. «Vuole che le indichi dov'è il bagno?"»
Rimasi quasi sconvolto da quelle parole.
«Certo che no!» Gli risposi immediatamente, irritato da quell'atteggiamento gentile che aveva assunto il cameriere con me.
«Mi scusi, volevo solamente aiutarla..» lui se ne andò leggermente dispiaciuto, sistemandosi il papillon nero con una mano.
"Che diavolo?!" Pensai, mentre battevo un piede a terra ripetutamente.
Ero nervoso. Stress? Boh, nemmeno io lo sapevo.
«Tsk..» Borbottai, sentendo un fastidio ricorrente provenire dagli occhi. Così strofinai entrambi i dorsi delle mani su quest'ultimi, sentendo solo ora del lieve umidiccio.

«...» Rimasi in silenzio, rendendomi lentamente conto di ciò che stava accadendo.
Avevo gli occhi lucidi in pubblico.
Sarebbero potute scendermi delle lacrime, se non me ne fossi accorto in tempo.
Mi ero mostrato debole ad una persona che a malapena conoscevo.
Strinsi un pugno, senza farmi notare.

Odio profondo verso me stesso.
Era tutto ciò che provavo in quel momento.

Un Fulmine A Ciel Sereno ¦ ☆KageHina☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora