La voce.
Quella voce ancora.
Una voce metallica. Fredda. Vuota.Uno scossone.
Mario lentamente apre gli occhi.
Sente ancora mani. Sorrisi. Alcol.
La bocca impastata.
Il corpo intorpidito.
Sente ogni cosa dentro. Il suo corpo inizia lentamente a rispondere alle sue volontà, si sente impedito nei movimenti, gli sembra di essere tornato da un'altra dimensione.
Respira profondamente.
La musica lo invade ancora ma non è più nitida come prima, sente altri rumori, suoni, confusione.
Il treno frecciarossa 9858 terminerà la sua corsa alla stazione di Verona-Porta Nuova. Vi informiamo che il treno sul quale state viaggiando è in perfetto orario.
Grazie per aver viaggiato con noi.La voce. Quella voce. Eccola.
Mario inizia a comprendere.
Riprende possesso della dimensione reale. Inizia a tirare i fili di ciò che è successo realmente.
Un sogno.
Uno stupido incubo lo ha dominato provocandogli sensazioni a lui sconosciute. Un senso di nausea lo invade perché il solo pensiero di poter cedere ad un altro uomo, ad altre braccia, ad un'altra bocca, ad un altro cuore lo distrugge dall'interno.
Mario toglie la cuffiette dalle orecchie e distende le gambe intorpidite.
In quella carrozza semivuota, nessuno si rende conto di quel ragazzo scosso ed un po' sconvolto, uscito da una dimensione nella quale tutto sembrava un errore.
Le immagini di quell'incubo del quale ancora non ha compreso il significato lo tormentano.
Guardando fuori dal finestrino, il paesaggio diventa sempre più familiare e il senso di nausea inizia a diminuire, è a casa.
Ha amato Verona con ogni fibra del suo corpo fin da subito, ricorda nitidamente quando microfonato, ha percorso per la prima volta quelle strade, è arrivato a casa ed è entrato in quella che dopo poco è diventata la loro dimensione, il loro porto sicuro. Ricorda l'emozione di Claudio nel vederlo all'interno della sua vita e la gioia che ha provato in quella giornata strana, poi se si concentra, ricorda ancora la frazione di secondo nella quale, guardando gli occhi di Claudio, seduti su quegli scalini, ha pensato di poter essere lui la scelta.
Un senso di pace dopo una giornata tormentata lo invade. Sorride.Claudio ed i suoi occhi sono dal 26 agosto la sua vita.
Mario osserva il paesaggio al di là del finestrino, cercando di recuperare lucidità, non può scappare, non può più scappare, deve affrontare ognuna delle sue paure.
Deve affrontare Claudio e questa sua asfissiante paura di perderlo, il suo sentirsi impotente in ogni momento della loro relazione, il suo sentirsi trascinato da quest'amore così grande, più grande di lui.
Lui ama Claudio, forse lo ama più di quanto ami se stesso e questo gli fa paura.
Ha paura di non essere abbastanza, ha paura che Claudio si possa stancare in fretta di lui, ha paura di due vite diverse, di due mondi che potrebbero entrare in collisione, come è già successo una volta.
Ripensa al periodo di Natale, è stato il più bello della sua vita, aveva trovato la sua famiglia, il suo domani, poi tutto è stato spazzato via da una tormenta completamente inaspettata.
Un marzo da dimenticare aveva cambiato tutto, una forte lite, quell'ultimo week- end di febbraio aveva aperto la strada ad un periodo incandescente, parole di odio vorticosamente invadevano la sua testa, silenzi a metà, liti sotto il cielo di notti romane, il sesso consumato con avidità per paura di perdersi, per paura che l'ultima notte d'amore fosse davvero l'ultima.
Claudio a Roma ogni settimana, gli occhi spenti, il sorriso tirato, si sono fatti male, molto male.
Nella loro relazione un mese incendiato da un amore così forte, da essersi trasformato in odio, è stato più che sufficiente.
Non possono distruggersi ancora.
Non può affidarsi ancora a lui, crearsi un futuro e perderlo ancora.
In questo momento, Mario è fatto dalla paura di perdere il loro amore.
Mario è la paura di perdere Claudio.
Mario è la paura di perdere la sua vita a Roma, fatta di sicurezze e poche soddisfazioni ma pur sempre una vita nella quale deve contare solo su di lui e sulle sue forze, una vita che non deve essere condivisa, che non nasconde sorprese, una vita forse apatica ma che non può distruggerlo, lasciarlo incompleto.
Il treno si ferma al binario, questa volta Claudio non lo aspetta lì, non corre in preda all'emozione, non può proteggerlo, non può difenderlo, deve cavarsela da solo.
Sono le 17.37 di un giorno qualunque ed il suo unico scopo, in questo momento, è passare inosservato in un posto dove non dovrebbe essere, indossa gli occhiali da sole e con la visiera del cappellino che gli copre il volto, scende dal treno e percorre meccanicamente la strada che lo divide dall'uscita laterale della stazione.Quando il taxi si avvicina a casa di Claudio il senso di nausea provato poco prima lo domina ancora.
E se Claudio non lo volesse vedere?
E se fosse ancora arrabbiato con lui?
E se lo respingesse?
Mario tira fuori le chiavi di casa dalla tasca esterna dello zaino, paga il taxista e con movimenti veloci, apre il portone e sgattaiola su per le scale. Arrivato davanti alla porta, osserva quella tavola di legno che lo separa dal suo destino, dalla sua necessità, dalla sua gioia, non sa se lo troverà in casa ma ha deciso che in ogni caso lo aspetterà lì.
Ha bisogno di affrontarlo, deve fare delle scelte e l'unico modo per prendere delle decisioni è parlarsi.
Mario ha bisogno che Claudio gli dica solo una cosa, gli dia una sola certezza, non devono perdersi, non più.
******Infila la chiave nella toppa, compiendo solo mezzo giro, la serratura scatta e la porta si apre, Claudio è in casa ma solo il silenzio rimborba nelle sue orecchie.
Un sospiro.
Entra.
Nonostante non metta piede tra quelle pareti bianche da quasi un mese, ogni gesto avviene meccanicamente, come se entrare in quel mondo tutto bianco fosse un gesto compiuto tutti i giorni, come se non avesse mai abbandonato casa, la loro casa.
Lascia lo zaino accanto alla porta, le chiavi all'interno del piattino e gli occhiali da sole sul tavolinetto nell'entrata, chiude piano la porta ed inizia a guardarsi intorno.
Quando un dettaglio colpisce la sua attenzione, tutta la rabbia di quelle telefonate senza risposta lo invade nuovamente.
Vede un paio di piedi appoggiati al bracciolo del divano, Claudio sta dormendo, lui è in preda all'ansia dalla prima telefonata senza risposta e Claudio dorme beatamente alle sei del pomeriggio di un giorno infrasettimanale.
Una strana rabbia lo assale.
"SEI PROPRIO UNO STRONZO! ALZATI!!" dice Mario dando un colpo ai piedi di Claudio che, a causa del suo tono fin troppo alto, si sveglia di soprassalto.
L'uomo addormentato si strofina gli occhi cercando di comprendere cosa stia accadendo, li apre a fatica e si ritrova i due pozzi neri e profondi del suo fidanzato che lo scrutano, quello sguardo lascia pochi dubbi, si sente trafitto.
Il suo fidanzato è davvero furioso."Mario che ci fai qui?" chiede Claudio con la bocca ancora impastata dal sonno.
"Cla dobbiamo parlare."
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Mai e per sempre // Clario
FanficDue persone. Due uomini all'apparenza diversi . Un amore finito che cerca il tempo per ricominciare. Un sorriso amaro ed uno sguardo che si spinge oltre. A luci spente forse è successo semplicemente questo...