Mai e per sempre: L'epilogo

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A te ed alle tue ali che mi riportano sempre qui.
A noi che non sappiamo cosa siamo ma siamo.
A voi che siete, nonostante tutto.




3 anni dopo

Mario sta indossando le sue scarpe laccate nere, annoda i lacci con le mani che tremano impercettibilmente. L'emozione e l'ansia stanno per travolgerlo. Lo sa ma non è spaventato, non ha paura di ciò che sta per accadere.
Ha imparato a gestire queste situazioni.
I sentimenti non hanno più il permesso di giocare con il suo respiro, con il suo cuore, con le sue sensazioni.
Sente la consistenza della pelle nera sotto le dita, osserva le parole incise sulla sua epidermide, Be yourself. Quando ha deciso di fare quel tatuaggio era in un momento davvero particolare della sua vita, non pensava che nell'arco di pochi anni, così tante cose sarebbero cambiate. Sorride. Traccia con l'indice ogni singola lettera di quelle parole che gli hanno letteralmente stravolto l'esistenza. Ripercorre mentalmente ogni singolo evento di quegli ultimi anni.
Quelle parole, due anni dopo aver fatto il tatuaggio, sarebbero diventate il titolo del suo libro, del suo percorso, le basi dalle quali ripartire con tanta fatica e difficoltà, la sua scommessa sul futuro. 
Ha raccontato la sua storia a quella giornalista, giovane, occhiali grandi, capelli scuri, sorrisi dolci. 
Le ha raccontato nel suo spagnolo all'inizio stentato come è finito in Argentina, perché si è allontanato dalla sua famiglia, dai suoi cari, dai suoi affetti, dalla persona che gli ha in pochissimo tempo ribaltato l'esistenza.
A quella donna ha fatto vivere la sua storia d'amore indirettamente, la sua sofferenza, i suoi patimenti, le sue gioie ed i suoi momenti no. Parlando con lei ha riportato a galla ogni sensazione, ogni emozione, così facendo, alla fine, ha realmente capito cosa non andasse nella loro storia, quali fossero i problemi maggiori della loro relazione, perché le cose non fossero mai andate come voleva e desiderava tanto.  
Lei. Lola lo ha raccolto un po' come si fa con i cani randagi, gli si è avvicinata lentamente, sembrava quasi avesse paura di spaventarlo. Lui, diffidente come poche persone al mondo, l'aveva osservata in silenzio, voleva capire perché si fosse avvicinata proprio a lui, perché volesse conoscere la sua anima tormentata. Solo dopo qualche parola, si era reso conto che quella ragazza era stata destinata a lui perché la spontaneità e la vita che sprigionava erano le uniche cosa che potessero guarirlo dal suo stato di apatia.
Lui era un barista in prova, con troppi problemi e tanta voglia di scappare. 
Lei una giornalista un po' sfigata, di quelle davvero brave ma con poco perseveranza e tanta sfortuna. 
Si erano un po' riconosciuti l'uno nell'altro, diventando molto più che complici.
Mario non si rapportava con un'amica così leale e sincera da molto tempo. La sua solarità, la sua gioia e la sua spensieratezza, le ricordavano moltissimo Valentina, la sua amica storica, la persona che aveva lasciato un pomeriggio di ottobre a piangere sulla federa del suo cuscino quando, dopo aver raccolto pochi stracci dentro una valigia, era partito con un volo prenotato all'ultimo minuto. 

Valentina era la custode del suo bene più prezioso, la piccola Kim.
La sua Vale era una delle poche persone delle quali, da quando si era trasferito dall'altra parte della luna, sentiva costantemente la mancanza.
Appena era tornato a Roma, tre settimane prima, Valentina era stata la prima persona che aveva visto. Si erano abbracciati a lungo tra le lacrime, erano stati insieme un giorno ed una notte intera, senza sentire la necessità di staccarsi l'uno dall'altra neanche per un secondo, avevano bisogno di raccontarsi, respirarsi, di tornare realmente a casa, l'uno tra le braccia dell'altra.
Lei era davvero casa. Era tutto quello che di buono aveva a Roma.
Lola era stata una degna sostituta ma, per affrontare il futuro che bussava insistentemente alla sua porta, aveva bisogno della sua amica storica, della sua luce. Anzi, aveva decisamente bisogno di entrambe, identiche e complementari, due emisferi opposti che gli avrebbero sempre garantito il sole.
Entrambe, in un modo o nell'altro, lo avevano aiutato a diventare l'uomo che poteva guardare allo specchio.
Quando Lola lo aveva raccolto dalle ceneri della persona che era, in quel bar del centro di Buenos Aires, tutto in lui gridava cambiamento.
Ed alla fine era cambiato sul serio.
Nell'aspetto.
Nel carattere.
Nel modo di fare e di rapportarsi con le persone.
Lola attraverso le parole che lo raccontavano, aveva incollato le sue parti rotte, facendo si che le sue ferite si rimarginassero, nonostante le sue crepe fossero, pur sempre, ben visibili e presenti.
Forse, se avesse amato le donne, Lola sarebbe stata la sua donna, la sua salvezza.
Era la personificazione dell'amore.
Quell'amore che prova a riempirti dopo tanto, che ti cura e ti allieta le giornate con un sorriso ed una carezza. Quell'amore semplice e con poche pretese, quello con il quale rintanarti sul divano per una serata tranquilla sotto una coperta, con in mano una cioccolata calda.
Quell'amore che, in realtà, aveva trovato 6 mesi dopo il suo arrivo in Argentina, quando a casa di Lola aveva suonato Andreas, suo fratello.
Mario era lì per il loro solito giovedì sera di cibo spazzatura e telefilm, quando il ragazzo aveva suonato alla porta, i capelli neri lunghi sulle spalle, un sorriso da mozzare il fiato e uno zaino ormai consumato sulle spalle. La carnagione scura come la sua e due occhi intensi e penetranti. Così simili e così diversi. Era bello, forse anche troppo.
Il ragazzo era tornato da un viaggio di 4 mesi in giro per il mondo ed era lì per restare. 
Mario era stato colpito dal suo fascino e da quel suo modo di parlare lento e cadenzato, in un attimo il romano aveva capito che la relazione di poche pretese e tanto divertimento che stava aspettando, era arrivata. Guardando quel ragazzo aveva compreso che  il suo nuovo compagno di divertimenti era proprio lì davanti a lui.
Ma alla fine, senza che Mario se ne accorgesse, quelli che dovevano essere pochi mesi, erano diventati un anno.
Le notti di semplice sesso erano diventate delle colazioni a letto e l'argentino che aveva conosciuto come un uomo passionale e poco avvezzo alle relazioni, era diventato un mansueto cagnolino che lo aspettava a casa con la cena pronta. 
L'ufficializzazione della convivenza, dopo un anno e mezzo di relazione, era diventata semplicemente una formalità. 
Silenziosamente Andreas si era fatto spazio nella sua vita, quella reale, quella vera, quella fatta di futuro e certezza.
Senza chiedere il permesso e senza dare fastidio a nessuno era arrivato per restare.
Si era insinuato lentamente nella sua vita, scavandosi uno spazio personale senza voler ripercorre le orme già scavate da altre persone. Anche lui aveva letto il libro di Mario scritto a quattro mani con la sorella, era perfettamente consapevole che non avrebbe potuto sostituire chi prima di lui aveva dormito accanto al suo fidanzato, ma gli andava bene così, era convinto che ormai tutta quella storia fosse acqua passata.

Mai e per sempre  // ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora