Into the Butchery

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L'edificio che avevano scelto era un vecchio macello sequestrato dalla polizia dopo il suo fallimento; non sembrava molto diverso da quello dove era il loft di Derek: stessi muri di mattoni rossicci e stesse vetrate enormi, con un non so chè di abbandonato che faceva venire i brividi al ragazzo.

Diede una scrollata alle spalle e si preparò a fare il suo dovere.

Era arrivato sano e salvo fino lì, ma ora arrivava la parte difficile e rischiosa: doveva entrare in una stanzetta senza vie di fuga, tracciare una linea col sorbo e aspettare che il mannaro si facesse vivo.
Era talmente stupido e assurdo che non pensava nemmeno che il mannaro l'avrebbe seguito. Avevano già preparato la trappola quasi per intero, ma l'doveva essere lui a tracciare la linea che avrebbe impedito al killer di ammazzarlo e la cosa lo agitava parecchio.

Chissà quanto tempo aveva.
Lo psicotico sarebbe stato subito dietro di lui o avrebbe aspettato per studiare la situazione?

Sentì le mani prudere e dovette resistere alla tentazione di tirare fuori la giara che conteneva la sua unica protezione; se l'avesse fatto avrebbe mandato all'aria il piano. Doveva resistere e sperare che il mannaro aspettasse di essere sicuro delle sue mosse.

Aveva intanto superato l'arco d'ingresso nel vecchio garage, dove sostavano pile di scatoloni e spazzatura, ed era passato in un altro ambiente.
Ora si trovava in una stanza enorme e gelida, nonostante il caldo che ancora faceva, dove si vedevano solo vecchie catene di montaggio per impacchettare la carne e spedirla, a giudicare dal numero degli imballaggi ancora impilati vicino le pareti.
Prese la terza porta a destra da cui pendevano nastri di plastica rotti ed ingialliti dal tempo. Superata, si ritrovò in una stanza simile alla prima, ma a differenza della precedente il pavimento era sgombro e perfettamente liscio, un'unica colata di cemento. Era uno spazio dal soffitto altissimo e, circa a metà dell'altezza, correva un a balconata e varie passerelle. Guardandosi intorno sulle pareti, vide che c'erano molte porte: era nella stanza giusta.

Stava per avanzare quando si bloccò dandosi del deficiente: come era possibile che si fosse dimenticato se doveva entrare nella seconda porta a destra o nella seconda porta a sinistra?

Stava facendo mente locale per capire dove andare quando sentì un suono inquietante, come un tintinnare metallico, di cui in un primo momento non riuscì ad individuare la provenienza a causa del riverbero causato dalle pareti.
Con la pelle d'oca sulle braccia, alzò gli occhi sulla grande vetrata nella parte alta della parete; era rotta in più punti, probabilmente a causa del piacere vandalico di qualche ragazzo, e lasciava entrare numerosi spifferi d'aria che ora si era fatta gelida.

Era incredibile come il tempo fosse cambiato così velocemente.
Le nuvole si erano ormai raccolte creando una cappa grigio scuro che prometteva un violento temporale. Era ancora immerso nell'osservazione quando una corrente gelida lo fece rabbrividire. Quasi contemporaneamente sentì di nuovo il suono di prima, ma stavolta con la visone periferica colse un movimento: era sopra la sua testa.

In un primo momento si pietrificò sul posto, con la mente di un'animale spaventato. Non voleva vedere cosa aveva provocato quel suono, ma si costrinse a farlo, perché non vedere non gli avrebbe salvato la vita.
Quando alzò gli occhi però vide solo una serie di ganci da macelleria che luccicavano sinistri, nonostante la ruggine.

"A farli muovere poteva essere stato il vento che entrava dalla finestra rotta" suggerì la parte razionale della mente del ragazzo.

"È stato il mannaro killer" urlava il resto del suo cervello, terrorizzato.

Stiles abbandonò ogni tentativo di capire quale fosse la porta giusta e corse verso la porta di destra, pregando di riuscire a correre in quella di sinistra, se quella fosse stata quella sbagliata.

THE LEGACY OF THE NEMETON || Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora