Capitolo 6 - Più forte di prima

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...Per Hanya furono giorni difficili da affrontare, giorni di decisioni da prendere, di pensieri, dubbi e paure. Furono i giorni più tristi dopo esser tornata a Philadelphia, troppe domande per la testa e poche risposte e quelle che ottenne non furono per niente incoraggianti. La situazione del piccolo Bill si fece ogni giorno sempre più complicata e Hanya ebbe sempre meno armi a disposizione per aiutarlo, per aiutarsi, per salvare la sua vita già abbastanza particolare. Una mattina, mentre Hanya puliva casa, quella piccola casa impolverata e triste, qualcuno bussò nuovamente alla sua porta. Fu nuovamente quella donna acida che ebbe il bisogno di parlare con Hanya. Fu cosi triste e timorosa che i suoi incubi stavano lentamente avverandosi.
''Le ho già detto che mio figlio è in bune mani'' disse Hanya rivolgendosi alla assistente sociale. Ebbe un tono freddo, quasi strafottente.

''mi permetta di dubitare, signora?? ah, signora Marsh. O preferisce che la chiami col suo cognome da celibe? Preferisce signora Spencer, o preferisce signorina? mi faccia il piacere di non dire idiozie, suo figlio con lei avrebbe una vita pessima, circondato da uomini sconosciuti e non è detto che lei non le faccia vedere qualcosa anche involontariamente'' rispose l'assistente.

Hanya ebbe da obbiettare, ma mentiva, mentiva spudoratamente. C'era stata un occasione in cui con lei ci fu anche il piccolo Bill, per quanto non sapeva che stesse succedendo, era comunque con la mamma in un luogo non adatto ai bambini. Hanya mentiva per salvare la sua vita da mamma, non per chissà quale motivo. Hanya dovette stare attenta, non avrebbe avuto altre possibilità. E così fu..

Una sera Hanya uscì di casa col piccolo Bill, ebbe ad un appuntamento con un giovane imprenditore di città. Trascorsero la notte insieme in uno degli hotel più lussuosi che ci furono a Philadelphia.  Presero la stanza più bella dove avrebbero poi consumato il loto primo rapporto sessuale della serata. Fu una cosa abbastanza veloce, il resto lo avrebbero fatto con più calma. Avrebbero solo aspettato che il piccolo Bill si addormentasse per procedere nella loro foga quasi perversa. Hanya non lo fu tanto, era solo il suo lavoro ma, dovette in qualche modo accontentare il cliente che spesso e volentieri, volle Hanya solo come oggetto da usare in ogni modo possibile. Hanya accetto queste condizioni, nonostante a volte certe cose non fecero altro che provocargli conati di vomito. Quella sera Bill, fu con lei, e non poteva sbagliare, ma lo fece convinta di non essere pedinata da nessuno ma, si sbagliava. Quella che lei prima riteneva amica, in realtà la pedinava, la controllava per riferire tutto a chi di dovere, quindi Hanya fu purtroppo poi alla triste realtà di non rivedere più suo figlio. Non come lei avrebbe tanto voluto. Questo fu tutto registrato, i suoi spostamenti, gli orari, alcune fotografie scattate da un telefono cellulare, ormai, era fregata. Non avrebbe avuto cosi nessun modo per potersi difendere. Hanya fu all'oscuro di tutto, purtroppo per lei tutto filava liscio come i suoi piani, ma, fu solo un illusione dalla quale si sarebbe svegliata presto di cui poi si sarebbe pentita amaramente. A lei tutto apparve semplice, credette di poterla fare franca, di poter raggirare i servizi sociali, si credeva furba. In realtà era solo una pedina da gioco per gli uomini, e per quella sua amica tanto cara come la riteneva ma che avrebbe poi dovuto ricredersi una volta scoperte tutti gli inganni fatti alle sue spalle. Tutto cambiò da quella notte, in quell'albergo, in quella stanza numero trecentodue

Hanya, una nuova vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora