Capitolo 8 - Il giorno seguente

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...La mattina seguente Hanya fu abbastanza soddisfatta del suo 'operato', fu raggiante e sicura che se avrebbe continuato cosi, presto i soldi sarebbero stati davvero tanti, e mettendone sempre un pò da parte, avrebbero fatto un tanto per cominciare una nuova vita in un altra città, lontano da tutti, lontano da vecchie conoscenze per poter esplorare nuove città, tradizioni, stili di vita. Purtroppo Hanya sognava soltanto, e ciò che ebbe appena immaginato, venne stroncato subito. Hanya fu da poco entrata in casa, ebbe un sorriso stampato sul viso, canticchiava mentre Bill fu nel suo box che giocava spensierato. Il trillo del campanello seguito da forti colpi alla porta, attirarono l'attenzione di Hanya che insospettita si avviò verso la porta domandando chi ci fosse dall'altra parte. ''Polizia signora, apra la porta'' Hanya non esitò ed aprì. Coi poliziotti c'era pure l'assistente sociale e un giudice. ''dobbiamo portare via il bambino, lo daremo in adozione a chi lo vorrà accudire davvero. Con lei non può più stare''.. Hanya corse verso il box, afferrò Bill e se lo porto in braccio. ''Non porterete via mio figlio, mai!!''_''signorina Hanya dobbiamo, non ci faccia usare la forza e ci dia il bambino. Guardi, lo sta spaventando''.. _''E' per il suo bene'' disse l'assistente sociale. Hanya tremava, fu impaurita.. allungo lentamente le braccia e il piccolo Bill fu letteralmente strappato dalle mani della madre. In pochi secondi lo portarono via, senza nemmeno dare il tempo alla madre di un saluto, senza il tempo di darle uno dei suoi giocattoli preferiti. Hanya non pote fare nulla purtroppo. Chiuse la porta alle sue spalle, scivolando verso il pavimento con le mani negli occhi, in lacrime di disperazione. ''ho sbagliato tutto!!'' gridò. Dovette farsi forza, ma da quel giorno tutto fu nuovamente cambiato. Hanya doveva fare qualcosa per riprendersi il piccolo, ma con lo stile di vita che avrebbe condotto, le fu comunque impossibile. Ne sentì la mancanza da subito, e questo per lei era l'ennesima batoste, un altra ferita che però non si sarebbe mai rimarginata. Chiamò i genitori perchè volle il loro aiuto, ma loro non glielo diedero. Erano venuti a conoscenza della vita della loro figlia, e per questo lei, Hanya, si sarebbe dovuta sbrigare da sola. ''Ma è per il mio bambino'' disse in lacrime. Dall'altra parte non vi era più risposta, il telefono venne riagganciato. Non ebbe nessuna speranza, tutte le porte vennero sbattute in faccia. Hanya ora ebbe cambiato carattere, cambiò stile di vita. Non migliorò affatto, anzi, la sua vita prese una pessima piega. Ormai non ebbe più nulla da perdere. Si sognava la vita da escort, troppo complicata per lei adesso, non ebbe più tempo per selezionare, aspettare, cercare nuovi clienti. La strada più semplice fu appunto la strada, in mezzo alle altre prostitute di città che la guardavano con invidia perchè migliore di loro. Quasi la disprezzavano, o per lo meno, avrebbero cominciato a farlo. Bill intanto fu in un collegio seguito da persone competenti e all'altezza di badare a un bambino di un anno. Stava bene in quella struttura protetta, e fu protetto da tutte. Hanya non pote sapere nemmeno dove fosse il suo bambino, in modo da non poterlo cercare, vedere, sentire. 

Hanya, una nuova vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora