Eleven

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Canzone per il capitolo: Dusk till down- Zayn Malik.

ISAAC POV'S.

Sento un vuoto. Un vuoto profondo.
Le uniche cose che mi hanno detto sono: "Ha perso molto sangue, è in coma."
Non me ne importa se possono scoprirmi. Mi scopriranno. È la fine per me, ma non per lei.
È da giorni che esco dall'ospedale, vado in un bar e mi ubriaco.
Non tocco una ragazza da quando è successo quel che è successo.
Sto male, per la prima volta in vita mia sto di merda. Vorrei tanto essere normale, per lei ma sembra quasi impossibile.
Ora ho bisogno di mia madre, non ho nessuno a fianco. Prima avevo la mamma, mio cugino, lei. Ora lei è assente ma presente, mia madre non so dove sia e ho ucciso mio cugino.
Lascio scendere le lacrime singhiozzando leggermente.
Le afferro la mano e chiudo gli occhi appoggiando la testa sulle sue gambe.
Io non sono niente senza lei.
L'avevo finalmente, era diventata mia. Mi voleva. Poi tutto è andato a puttane è solo per colpa di quello. Ma forse era lei che lo voleva.. mi sono detto.
Mio padre mi ha sempre detto che l'unico modo per non provare dolore era farsi del male.
Poi sono diventato un masochista, proprio come lui.
Ho bisogno di lei, ho tanto bisogno di lei.
Mi lascio andare in un pianto liberatorio e le stringo la mano.
Non le farò mai più del male, non lo farò.
Ero fottutamente egoista, non riuscivo a lasciarla andare. Ero malato, ma tanto malato.
Una settimana dopo le sue condizioni erano stabili.
Ma ancora non si svegliava.
Ero riuscito a mettermi in contatto con mia madre, era venuta a consolarmi ma inutilmente.
Guardo le mani piene di lividi e chiudo un po' gli occhi.
Pizzicavano, mi facevano male ma non era minimamente paragonabile al dolore che sentivo se lei non era con me.
Ho addirittura iniziato ad andare dalla psicologa, avevo bisogno di lei ma stavolta non era essere malato, forse ero innamorato di lei.
"Quando l'ho vista per la prima volta ho pensato che era inutile stare lì a guardare."
Ho detto guardandomi le mani in imbarazzo.
"Lei non può capire, io non so cosa mi sta succedendo.
Io sto diventando ancor più pazzo di quanto già non lo sia, mi sento terribilmente solo senza lei.
Trovo consolazione nel farmi male, quando lo faccio il dolore che ho nel petto scompare ma poi mi invade di nuovo all'improvviso.
Ho terribilmente paura, dovrei andare in carcere, così da stare lontano da lei ma non ci riesco perché sono fottutamente egoista."
Ho confessato iniziando a singhiozzare.
La signora davanti a me mi rivolge uno sguardo compassionevole.
"Lei potrebbe essere la tua cura Isaac. Questo non significa che la devi obbligare a stare con te.
È un'adolescente, una ragazzina. Tu sei un uomo.
Devi farla divertire, farla uscire, fare quello che farebbe una coppia, donarle tutto l'amore che a te non hanno mai dato, devi chiederle se lei vuole rimanere con te nonostante ciò che è successo."
Si avvicina lentamente e il suo sguardo cade sulle mie labbra. Non voglio essere baciato.
"Sappi però, che se lei non dovesse voler avere a che fare con te, io ci sarò."
Mi accarezza la guancia ritraendosi improvvisamente.
Sospiro dal sollievo.
"Se lei decidesse di non voler avere a che fare con me io non esisterò più, porrò fine a tutto."
Mi alzo sotto il suo sguardo interrogativo e mi passo una mano fra i capelli.
Sussurro un debole grazie ed esco dalla stanza a passo svelto.
Non vedo l'ora di vederla.
Guardo la figura imponente di Blake appoggiato sulla macchina mentre fuma una sigaretta, mi guarda butta la cicca a terra.
"Pensavo non volessi più uscire di lì amico."
Mi prende in giro entrando in macchina.
Lo raggiungo e appoggio una mano sulle labbra pensando all'ultima volta che l'ho baciata.
Mi manca, troppo.
"Ho parlato con la psicologa, mi ha detto che secondo lei dovrei chiedere a Izzy, se nonostante ciò che sono e quello che le ho fatto, se vuole rimanere con me."
Il mio sguardo cade sulle mie braccia ricoperte da cicatrici.
Stringo violentemente uno dei tanti tagli e butto la testa all'indietro gemendo.
"Secondo te lei vuole stare con te?"
Chiede il mio amico abbassando il volume della radio.
Le ho strappato la sua vita, l'ho picchiata, l'ho fatta sentire un oggetto, l'ho tradita. No non rimarrà con me.
"No.."
"Cosa vuoi fare? Vuoi scappare via o vuoi una sua risposta?"
Mi passo nervosamente una mano fra i capelli e li tiro.
Non so qual'è meglio per lei.
Non so se vuole vedermi ora.
La macchina rallenta sempre di più fino a fermarsi, davanti ho l'ospedale è come ogni volta che vengo a trovarla l'ansia inizia a impossessarsi del mio corpo iniziando a farmi sudare le mani.
"Andrà tutto bene amico."
Mi da una pacca sulla spalla mentre stiamo per uscire dall'ascensore.
Vorrei poterci credere ma so che non sarà così, niente andrà bene.
Ci avviciniamo alla sua stanza e il mio cuore perde un battito.
Non c'è.
Il mio respiro si fa pesante, le lacrime iniziano a crearsi agli angoli degli occhi, il dolore nel petto crescere.
Non può essere.
Sento Blake chiamarmi ma non riesco a sentire la sua voce.
Non può essere morta a causa mia.
Non l'ho uccisa.
I miei piedi camminano velocemente verso l'infermiera che sta camminando verso di noi.
"La prego mi dica che è viva. La prego."
Piagnucolo come un disperato indicando la camera di Isabel.
"Signore si calmi."
Mette le mani davanti a se e cerca di farmi stare zitto ma inutilmente perché do di matto, più di prima.
"È tutto apposto, la signorina si è svegliata ma la ferita si è riaperta quando ha tentato di alzarsi e togliersi le flebo.
Perciò l'abbiamo indotta ad un coma farmacologico per ricucire la ferita."
Mi dice e non posso fare a meno di sentirmi meglio.
La mia piccola è sveglia.
Poi mi rendo conto di ciò che ha detto.
È sveglia ed ha provato ad andare via, non mi vuole qui.
La mia fine si avvicina.
Infine mi lascia solo in sala d'attesa con Blake che continua a parlare ininterrottamente.
"Puoi stare zitto un solo secondo."
Sbraito infastidito alzandomi e facendo avanti e indietro.
"E tu puoi stare fermo? Mi stai facendo girare gli occhi."
Ribatte ridendo.
La porta si spalanca di colpo e mi giro a guardare la bionda stesa sul lettino, che dorme.
La seguo in camera e ascolto i medici parlare delle sue condizioni ma a me non frega un cazzo.
Ho bisogno di lei, subito.
Chiudo gli occhi e mi sporgo verso di lei per baciarle la fronte.
Ho paura della sua risposta.
"Sei qui."
Sento sussurrare.
"Pensavo mi avessi abbandonata.."
Sorride leggermente aprendo gli occhi.
"Non ti avrei mai abbandonata, non prima di averti parlato."
Le accarezzo la guancia e mi perdo nel verde sbiadito dei suoi occhi.
Si gira sul fianco gemendo dal dolore e inizia ad ignorarmi.
"Io sono il re degli egoisti piccola. Non ho il coraggio di lasciarti andare via, ho paura che tu mi lasci solo. Non ho bisogno di una persona qualsiasi ma di te.
E so che tu però non hai bisogno di me, non dopo tutto quello che ti ho fatto.
Per questo devo farti una domanda.
Vuoi restare con me o vuoi tornare alla tua vita."
Sospiro sputando il rospo.
Continua ad ignorarmi e ad ogni mio tocco la sento sempre più lontana da me.
Avevo ragione.
Ora che ho la mia risposta posso anche seguire la mia strada, senza lei.
Mi alzo tristemente e mi allontano lentamente da lei.
Alzo lo sguardo sul mio amico e scoppio in un pianto isterico.
Ho bisogno di lei, diavolo.
Lui stringe i pugni e mi lascia solo entrando in camera da lei.
Ecco ci mancava solo questo.
Mi siedo esausto sulla sedia e compongo il numero della polizia.
Se non mi chiudono la cercherò e lei non vuole.
Non ripeterò gli stessi errori che ho appena fatto.
Ma prima di chiamare la polizia cerco mia madre.
Potrei consegnarmi.
Non voglio restare da solo.
Singhiozzo ma cerco di contenermi, non voglio piangere.
Cerco con lo sguardo Blake ma non è in camera con lei.
Poi lo vedo con una sedia a rotelle che cammina velocemente verso la camera a di Isabel con una dottoressa.
Che diavolo sta facendo? Si apriranno nuovamente i punti.
Ingoio il boccone amaro sapendo che non posso entrare e chiedere cosa diavolo sta succedendo.
Guardo Isabel uscire seguita da Blake.
Sorride alla dottoressa e poi incastra gli occhi nei miei.
"Se pensi che ti lascerò da solo ti sbagli. Ho sbagliato a scappare via dalla festa, ma volevo vedere la mia famiglia. Però volevo stare anche con te.
Troveremo una soluzione insieme, solo permettimi di fare quello che voglio, di essere una persona normale.
Voglio stare con te ma questo non significa che rinuncerò di nuovo alla mia vita. E soprattutto permettimi di aiutarti."
Si protende verso di me afferrandomi le mani e alzando la felpa che nascondeva i tagli.
Mi alzo dalla sedia e dopo mi abbasso alla sua altezza guardandola negli occhi e mettendo le mani a coppa sulle sue guance.
"Non sono sicuro di poterti dare ciò che desideri, ma sono sicuro che ci posso provare."
Lei annuisce sorridendo e in un attimo la mia lingua esplora tutta la sua bocca perdendosi nel suo sapore, i capelli nonostante tutto profumano di fragole, sorrido.
"Mi sei mancato così tanto..."
Mi informa appoggiando un dito sulle mie labbra.
"Mi dispiace Isabel."
Dico con tono di scuse, guardandola con tanta sincerità e tristezza negli occhi.
Mi reputo un mostro per quello che le ho fatto ma posso cambiare, per lei.
"Sta zitto, ti farai perdonare va bene?"
Sorride stampandomi un altro bacio casto.
Ora, come quella sera in qui abbiamo fatto l'amore, sono calmo.
La quiete ci circonda, nessun problema, nessun ricordo, niente di niente.
Solo io, lei e il nostro amore.
"Signorina, ora che è sveglia la polizia vuole parlare con lei dell'accaduto."

Dedico questo capitolo a tutte le persone che hanno e continuano a leggere il mio libro perché senza voi non sarei da nessuna parte. Grazie di cuore💝

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