Twelve

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Prima di leggere vi chiedo un favorone.
Mi piacerebbe tanto se passaste a dare un'occhiata ad una storia,
si chiama "the trapped" ed è una traduzione italiana fatta da
vxidstyles spero tanto lo facciate!
Detto questo, buona lettura💞

Canzoni per il capitolo: Sempre in due- Carl Brave x Franco 126. It's ok- Frida Sundemo. Waves- Dean Lewis

Ingoio rumorosamente sentendomi a disagio.
Sono chiusa in questa stanza con loro, mi guardano senza mai distogliere lo sguardo e io non so davvero cosa dire.
Mi schiarisco la voce e intimidita cerco di spiaccicare qualche parola.
"Io ed Isaac eravamo ad una festa, mi ha lasciata a ballare con Cameron e non appena si è allontanato lui mi ha trascinata via..."
Sussurro continuando a sudare e a toccarmi le mani ormai rosse.
Sento le guance bruciare violentemente e se qualcuno in questa stanza mi conoscesse molto probabilmente mi avrebbero già portata via da qui e arrestato Isaac.
Ingoio il boccone amaro e chiudo gli occhi.
"Poi Isaac mi ha trovata, e Cameron mi ha pugnalata e Isaac lo ha pestato."
Finisco occultando la verità.
Rivolgo uno sguardo verso Isaac che intanto è steso sulla sedia a dormire.
I poliziotti non fiatano, continuano a guardarmi e trovo rifugio nel dolore.
Mi abbasso stringendo la pancia facendo un gemito.
E poi finalmente arriva l'infermiera.
"Credo che possa bastare."
Annuiscono e mi dicono che cercheranno Cameron dove l'ho lasciato l'ultima volta.
Spero solo di essere stata credibile.
Non voglio metterlo nei casini, però vorrei tornare dalla mia famiglia..
"Io non so cos'hai detto. Però sappi che se vuoi essere aiutata puoi rivolgerti a me e dirmi chi ti ha pugnalata.
Sei viva per miracolo, ricordatelo. Non è la prima volta che abbiamo a che fare con fidanzati violenti."
Cerco di non far scendere le lacrime.
Oh no Isabel, non ora.
E dentro di me il dolore si propaga nel petto, Isaac ha provato ad uccidermi.
Sono viva per miracolo.
La prossima volta potrebbe andare peggio.
Ma è colpa mia, solo colpa mia. Non dovevo mentire. Parla diavolo! Ma sto zitta, resto in silenzio pensando a noi quella sera.
Mi sentivo amata e una piccolissima parte di me lo stava amando.

Ed eccomi qui, tre giorni dopo fuori dall'ospedale.
Non ho più parlato ad Isaac, le parole dell'infermiera continuano a torturarmi.
"Possiamo parlare?"
Chiede ancora una volta sbuffando.
Chiude lo sportello e va dall'altro lato per mettersi al volante.
La verità è che vorrei parlargli ma semplicemente non ci riesco.
Un'altra cosa che occupa la mia mente sono le parole sincere e tristi del suo amico.
Isaac mi faceva pena, anzi, forse non era pena. Era curiosità, desiderio di aiutare la persona che mi stava distruggendo e che mi stava amando.
"Non mi sento molto bene, possiamo parlare dopo?"
Sospiro profondamente dissentendo debolmente con la testa.
"È da giorni che non mi parli. E guardami negli occhi quando ti rivolgo la parola."
Ed eccolo qui. Il suo tono autoritario è arrabbiato mi mette i brividi così mi giro a guardarlo. Ha le mani che stringono violentemente il volante fino a far diventare le nocche bianche, le sopracciglia corrucciate e la mascella contratta.
"Mi dispiace, vorrei solo andare a dormire e dimenticare tutto."
Rivelo abbassando lo sguardo sulle mie mani.
La sua mano si avvicina alla mia ma non appena mi tocca mi ritraggo.
"Mi dispiace Isabel, ti ho rovinato la vita."
Sussurra guardando dritto davanti a se.
"Già."
Guardo in lontananza casa e non appena parcheggia mi catapulto fuori dall'auto dimenticandomi della ferita.
Gemo piegandomi e tenendo la mano sulla pancia.
E in un batter d'occhio mi ritrovo in braccio ad Isaac.
Mi guarda dispiaciuto negli occhi e mi stringe più forte a se, come se potesse migliorare la situazione ma no, non può.
"Riposati okay?"
Mi stende sul letto e senza aspettare una mia risposta scende al piano di sottto chiudendo la porta della camera dietro di se.
Mi alzo con fatica e cammino verso il bagno.
Sono quasi sicura che stia uscendo sangue dalla ferita, così mi tolgo la maglia velocemente i pantaloni, poi stacco la garza.
Piagnucolo e le mani iniziano a tremare, cosa dovrei fare ora?
I lati dei punti sono ricoperti dal sangue essiccato ma del resto nessun punto si è scucito.
Prendo dal cassetto l'acqua ossigenata e ne butto un po' sulla ferita.
Mi mordo il labbro e stringo il bordo del lavandino maledicendomi.
Perché diavolo mi sono improvvisata infermiera?!
Mi giro di scatto sentendo la porta della camera cigolare, non faccio in tempo a rimettermi la maglia che Isaac è lì impalato, sullo stipite della porta a guardarmi più dispiaciuto di prima.
Con le mani nelle tasche si avvicina lentamente.
Abbasso dai bordi la maglia e mi alzo per andare via ma mi si para davanti.
"Io lo so che sono una persona di merda, e fai bene a non guardarmi in faccia, non merito tutto questo. Non ti merito.
Però ho bisogno di te, ma sono disposto a lasciarti andare perché lo so che eri in pericolo di vita.
Ma quand'eri in ospedale sono stato male, mi sono sentito un mostro, avrei voluto uccidermi te lo giuro.
Va via prima che sia troppo tardi."
Mi guarda con gli occhi rossi e pieni di lacrime, il labbro trema.
Mi schiarisco la voce e ripenso a tutto.
Isaac aveva paura di perdermi e nonostante ciò mi stava lasciando andare.
Prima che sia troppo tardi Isabel.
Provo a muovermi ma i piedi restano incollati al pavimento.
Dovrei andare via, continuo a ripetermi.
"I-io credo che tu abbia ragione."
Confesso facendo un passo verso di lui.
"Ho bisogno di tempo Isaac, devo riuscire a capire se dovrei andare via o no."
Ma che razza di risposta è?! Io dovrei andare via. Sospiro avvicinandomi al letto.
Mi ci butto sopra e guardo il tetto della camera.
I miei pensieri sono stupidi e i miei sentimenti contrastanti.
Ho voglia di lui ma vorrei anche ucciderlo per ciò che mi ha fatto.
Il letto si abbassa sotto il suo peso e capisco che è al mio fianco anche dal suo respiro caldo.
Chiudo gli occhi e mi allontano un po' sentendo le sue labbra sulla mia fronte, poi sulla mascella e infine all'angolo della bocca.
Scende sul collo e ci lascia dei morbidi baci ma non prova a marchiarmi.
E fa bene.
Cerco di spostarmi da sotto di lui ma non me lo permette, continua a baciarmi senza sosta.
Sobbalzo sentendo le sue mani gelide toccare i miei fianchi, osservo i suoi movimenti, afferra la maglia e la fa salire mostrando la ferita.
Per una frazione di secondo i suoi occhi sono nei miei..
I capelli mi solleticano la pancia, sta baciando la ferita. Come se potesse aggiustare tutto.
Lo respingo di scatto e mi alzo dal letto con le lacrime agli occhi.
"Tu pensi che sia facile eh?!"
Sbotto iniziando a gesticolare.
"E non stare lì fermo a guardarmi Isaac! Stavi per uccidermi e io sono ancora qui con te. Per non parlare del fatto che mi hai rubato la mia cazzo di vita, continui a pensare di poter risolvere tutto così. Ho addirittura perso la mia dignità con te! Che razza di idiota sono?!"
Continuo ad urlare sentendo di essere arrivata al limite. Sto per esplodere.
"Puoi andare via quando cazzo ti pare, hai ragione tu."
Mi guarda indignato ed esce dalla stanza urtandomi la spalla.
Cado a terra, come fossi a corto di forze.
Se n'è andato.
Ho ragione e lo so, mi ha detto di andare via ma sperava dissi di no.
Estraggo un pantalone dall'armadio ed a passo felpato scendo le scale ed esco da casa senza pensarci.
Che se ne vada a fanculo.
Incrocio le braccia al petto e aggrotto le sopracciglia indignata.
Dove cazzo sono?!
Nel nulla senza nessuna meta continuo a camminare, prima o poi arriverò da qualche parte.
Sorrido scorgendo in lontananza un parchetto.
Il verde mi fa sorridere, è da tanto che non sento l'erba fredda sotto le mani.
Sospiro pensando a mio nonno. era lui che mi portava sempre al parco e mi spingeva dall'altalena.
Dicevo sempre di voler volare sempre più in alto, per riuscire a toccare una stella o il cielo.
Amavo stare con lui e alla sua morte divenne tutto grigio.
Continuavo ad andare nel nostro posto però.
Alzo lo guardo quando sento un gruppo di ragazzi sghignazzare. Mi indicano e sorridono.
Le guance si fanno rosse e le mani sudano, le strofino sulla stoffa dei jeans che indosso ma la situazione peggiora quando uno di quei ragazzi si avvicina.
"Ciao piccola."
Alza l'angolo della bocca sedendosi accanto a me.
Faccio un cenno col capo in risposta.
"Come ti chiami?"
"Mi chiamo Isabel e tu?"
Finalmente farfuglio qualcosa.
"Jeff."
Si presenta.
I capelli biondi mossi mi piacciono, i muscoli tonici si intravedono dalla maglia bianca.
"Posso farti compagnia?"
Sorride ampiamente mettendo fine all'ansia che mi divorava lo stomaco.
Annuisco ricambiando il sorriso.
"Sei di queste parti, non ti ho mai vista qui a Los Angeles."
Los Angeles. Casa non è tanto lontana però.
Una figura che attraversa la strada, dietro Jeff richiama la mia attenzione.
Si muove veloce e con disinvoltura, i tratti familiari del suo viso, quando si gira verso di me, mi fanno rabbrividire.
Però non mi guarda, fortunatamente.
"Izzy, oddio da quanto tempo che non ci vediamo!"
Urla una voce femminile dietro di me.
Sposto lo sguardo verso il gruppo dove prima stava Jeff e non ci vuole molto a riconoscere la chioma rossa di Charlotte.
Giro di scatto la testa quando Charlotte inizia a parlare, e non con me.
"Isaac! Anche tu qui."
Divento improvvisamente nervosa, il cuore pompa più velocemente del solito, i sensi di colpa mi divorano ed è ancora una volta colpa mia.
Se non fossi uscita non mi sarebbe successo niente.
"Lui chi è."
Indica Jeff che si alza con un sorriso per presentarsi.
"Le stavo facendo compagnia, era tutta sola."
Fa spallucce alternando lo sguardo tra me ed Isaac. Poi mi accorgo che non è solo.
Al suo fianco una ragazza ben messa.
I capelli marroni come quelli suoi, il seno molto più prosperoso rispetto al mio, occhi azzurri e..la sua mano in quella di Isaac.
"Io e Jeff dobbiamo andare."
Incazzata prendo la mano di Jeff e la faccio combaciare alla mia. Poi cerco di muovermi ma Jeff mi trattiene.
"Char è stato bello rivederti, ci si vede.."
Lascio in sospeso la frase, non posso dire in giro, Dio solo sa se uscirò un'altra volta da casa.
La mano di Isaac stringe violentemente il mio braccio.
Gemo dal dolore e tiro di lato la testa.
"Ehi lasciala."
Dice il ragazzo al mio fianco.
Charlotte prova ad avvicinarsi a me con le sopracciglia aggrottate ma nego con la testa.
"Levati dal cazzo."
Sbraita Isaac tirandomi a se.
"Le stai facendo male."
Le lacrime scendono mentre continua a farmi male.
La cosa più brutta è che non se ne frega niente.
"Andiamo."
Ordina inizialmente non rivolgendomi lo sguardo, poi si gira e mi guarda schifato.
Anche se qua l'unica che dovrebbe essere schifata sono io.
"Non voglio venire con te."
Sbuffa e in un batter d'occhio afferra i miei capelli tirandoli per farmi caminare come fossi un cane.
Respiro pesantemente inciampando sui miei stessi passi mentre vengo umiliata in pubblico.
"Basta, basta! Mi stai facendo male!"
Urlo afferrando la sua mano.
La ragazza al suo fianco non mi guarda, è totalmente menefreghista.
Mi butto a terra e cerco di far capire che mi sta facendo troppo male ma la sua risposta è "alzati Isabel."
Lo guardo piena di odio.
Potevo dire di sì quando mi ha chiesto se volevo andare via, ho sbagliato ad esitare.
A pensare al suo bene e non al mio.
Però posso dire di sì ora.

Potrei ancora salvarmi.

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