Fourteen

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Canzoni per il capitolo: Leave a light on-Tom Walker.
I hate u, i love u-Gnash.

Avete presente quel momento della giornata in cui dici: "oggi si, oggi mi sento davvero bene."
Ecco, quello era quello che stavo ripetendo dentro di me.
Ero davvero felice, forse era da pazzi, una cosa insana.
Ma a me piaceva cavolo, non ne potevo fare a meno.
Sorrido sulle sue labbra aprendo leggermente gli occhi.
Mi accarezza la guancia dolcemente e poi mi bacia la fronte con le labbra umide e morbide.
"Devo uscire Isabel.."
Mi informa come per farmi alzare da sopra di lui ma ottiene il contrario, lo stringo più forte di prima.
"Dai piccola, torno presto te lo giuro."
Dissento con la testa e sorrido sentendo il suo profumo.
"Alzati, devo andare."
Mi spinge leggermente mentre parla con tono più..serio?
"Okay okay vattene."
Mi copro immediatamente e mi giro dalla parte opposta alla sua.
Lo sento al mio fianco dal suo respiro caldo sulla mia guancia ma non mi giro.
"Non dirmi che ti sei arrabbiata."
Sussurra più a se stesso che a me.
"Ma non dovevi andartene?"
Chiedo irritata mettendomi seduta sul letto sempre senza girarmi a guardarlo.
"Mi stai cacciando?"
Mi alzo con calma e cammino velocemente verso la porta.
"Chi tace acconsente."
Con due falcate è dietro di me.
"Bene, allora ti sei dato tu una risposta."
Sbotto uscendo dalla camera.
Ci metto la mano sul fuoco che deve uscire con quella, scommetto tutto.
"Isabel!"
Mi richiama dal piano di sopra.
Entro nel bagno e mi ci chiudo a chiave.
Un po' stavo male, anche se mi costava ammetterlo ero gelosa di sua sorella.
Il punto è che lei è molto più bella di me, non so se a lui piaccio, non so che pensa di me.
"Isabel. Apri."
È arrabbiato, come al solito e sempre per colpa mia.
"Bene sai cosa? Va a farti fottere. Non correrò più dietro ad una bambina."
'Mi sta bene Isaac, però vai via
' mi dico.
Perché sono così complicata da capire? Perché è bipolare?
"Dove devi andare?"
Gli chiedo improvvisamente uscendo dal bagno e raggiungendolo prima che apra la porta.
"Non sono affari tuoi."
Sputa furioso.
"Ti prego, mi dispiace se sono complicata."
"Ti dispiace? Ti dispiace? Vai a fare in culo Isabel! Non perderò la testa per capirti."
Mi guarda disgustato aprendo la porta di casa.
Ed eccola lì, su gli scalini di casa la persona che più odio.
"Ei Isaac.."
Lo saluta con un sorrisino davvero odioso.
"Ciao Helen."
La bacia sulla guancia lui. Sembra proprio che io non ci sia? E qui capisco che in realtà ad Isaac, se ci sono o no, non cambia proprio niente.
"Tra quanto tornerai?"
Cerco di richiamare la sua attenzione su di me ma non ricevo risposta da parte sua, solo un ghigno da parte di sua sorella che mi dice 1-0 per me bella.
Sbatto la porta e cammino velocemente verso la mia camera, mi lavo, mi vesto e poi decido di uscire un po'.
Lui si diverte con lei, perché non posso farlo io con qualcuno che non sia lui? Qualcuno come Jeff..
Guardo le nuvole grigie che ricoprono il cielo è spero vivamente che non piova, faccio appello alla poca memoria che ho e poi finalmente trovo quel parco.
Cerco con lo sguardo Jeff e nel momento in cui lo trovo lo fisso aspettando che mi veda, sono troppo orgogliosa e timida per avvicinarmi.
"Ei tu!"
Urla tutto felice alzandosi e camminando verso me con un sorriso smagliante.
"Ciao."
Sorrido inclinando leggermente la testa, in imbarazzo.
"Come mai da queste parti?"
Mi fece segno di sedermi.
"Beh..volevo solo fare una passeggiata."
Mento spudoratamente abbassando lo sguardo.
"Farò finta di crederci."
Mi fa l'occhiolino, ridacchio dandogli una pacca sulla spalla.
"Farai meglio a crederci perché è la verità!"
Ci scherzo su.
E dopo quasi un ora a 'conoscerci' decisi che era meglio tornare a casa ma come se non bastasse iniziò a piovere.
L'unica cosa buona? Jeff poteva accompagnarmi a casa.
"Grazie grazie grazie, davvero!"
Urlai dalla gioia quando vidi in fondo alla strada, casa.
"Dai finiscila!"
Continua a prendermi in giro per la mia reazione forse un po' troppo esagerata.
"Sai, parli troppo tu.."
Mi disse di punto in bianco.
Il sorriso che avevo sulle labbra scomparve in pochi secondi. Non pensavo gli stesse dando fastidio..
"Mi piace."
Mi fece alzare lo sguardo.
"Ah e ora che so dove abiti dovresti preoccuparti, non ti lascerò un secondo in pace."
Mi disse guardandomi con i suoi occhi scuri.
Era come se fossi tornata ai tempi di Nate. Cotte adolescenziali in poche parole.
"Guarda chi c'è."
Continua facendo un cenno verso Isaac.
"O merda."
Borbotto scendendo velocemente dall'auto seguita da Jeff.
Non sapevo cosa volesse fare ma a giudicare dai pugni che stringevano entrambi sui fianchi, non sarebbe finita per niente bene.
"Che ci fai qui, vuoi ancora farle del male per caso? Oppure vuoi umiliarla?"
Tuona incazzato Jeff mettendosi davanti a me.
Isaac con aria altezzosa lo sovrasta con la sua altezza e fece paura anche a me per un secondo.
Mi avvicino a lui e lo tocco per farlo sciogliere un po' ma senza tutti questi risultati.
Jeff mi guarda spaesato e io alzo le spalle.
"Vattene prima che ti prenda a calci in culo."
Lo minaccia facendomi sciogliere la presa che avevo su di lui.
"Davvero? Poi lo farai anche con lei? Tanto non fai differenza di sesso tu."
Dice quasi schifato Jeff, capivo quello che stava facendo, era preoccupato per me e lo apprezzavo ma la cosa che non sapeva è che io ero interessata ad Isaac nonostante quello che aveva fatto.
"Sta zitto."
Fa scattare la mascella e in pochi secondi Jeff apre le danze.
Resto li, ferma con le mani in mano mentre realizzo che sono a terra e che Jeff sta prendendo a pugni Isaac ed un secondo dopo il contrario.
"Basta Isaac! Basta!"
Urlo con le lacrime agli occhi.
Si stacca da lui e guardo le nocche sporche di sangue, quasi vomito.
Mi butto a terra e guardo Jeff. Tutto a causa mia.
Spingo lontano da me Isaac che cerca di toccarmi più volte, "Va via!" Gli urlo contro prendendo tra le mani la testa di Jeff.
Cerco con le poche forze che ho di metterlo in macchina e quando finalmente ci riesco mi metto al volante, tutto sotto lo sguardo furioso di Isaac.
"Tu non vai con lui!"
Sbotta battendo un pugno sull'auto, sobbalzo.
Metto in moto e poi ricordo che non ho la patente e non so neanche le basi per guidare.
Ma in realtà qualcosina la so, papà mi fece fare una prova ma niente di..serio?
"Lascia perdere, vai con lui."
Sussurra con voce strozzata dal dolore.
Lo ignoro e giro le chiavi per accendere l'auto e successivamente parto un po' veloce.
"Devi dirmi dove dobbiamo andare.."
Chiedo guardando dallo specchietto retrovisore Isaac.
"Il parco."
Sbuffo cercando di non pensare ad Isaac.
Una volta arrivati scendo dall'auto e lo aiuto a scendere. Lo prendo da sotto il braccio e cerco di camminare nonostante pesi molto più di me e non riesco.
"Dove?"
"Li, abito lì."
Fa un cenno col capo.
Cerco nelle tasche le chiavi e non appena le trovo entriamo, lo appoggio sul divano e cerco delle bende e dell'acqua ossigenata.
"Vai, prima che ti venga a cercare lui."
"Forse non ti è chiaro, non me ne vado e non perché mi interessa di te, non me ne vado perché se ora stai così è solo per colpa mia. Non dovevi scendere da quella cazzo di macchina, dovevi solamente lasciarmi a casa."
Tuono incavolata nera con lui.
"Mi dispiace.."
Sussurro poi dopo quando capisco di aver esagerato.
"No è okay, hai ragione."
Mi dice togliendomi le mani da sopra di lui.
"Ora devi andare però."
Annuisco con il capo e mi alzo lasciandolo steso sul divano.
"H-hai bisogno di qualcosa?"
Chiedo dispiaciuta.
"No."
Si gira dall'altra parte.
"Bene allora vado.."
Indico la porta e velocemente mi dileguo.
Mi stringo nel giubbotto e sotto la pioggia continuo a camminare lentamente.
Tanto peggio di così non può andare, ho causato una rissa, sono bagnata fradicia e non oso immaginare cosa succederà con Isaac nel momento in cui metterò piede dentro casa.
Dovevo capirlo prima, non sono libera come una volta.
Entro dentro casa ed è tutto buio, tutto tranne la cucina.
Mi avvicino disinvolta e non appena alzo lo sguardo sbianco.
Non è un semplice bacio, lui..lui la sta toccando.
Sento il cibo risalire e ho paura che ci rimetterò, quando si accorge di me è troppo tardi.
A due a due salgo gli scalini di casa e mi chiudo nella mia camera.
Avevo una voglia terribile di prenderla per capelli ma oddio, mi sento davvero male.
Il modo in cui la stava baciando mentre la toccava, Dio che schifo.
Sapevo che non erano semplici fratelli, era più che saputo.
Reprimo la sensazione di vomito e mi faccio forza per non ucciderla.
Non appena apro la porta vedo Isaac con la mano alzata ma lo sorpasso con una spallata violenta.
"Fuori, fuori da casa mia!"
Prendo la prima cosa che trovo sotto mano e la scaglio contro di lei.
Si para il viso con le braccia e la vedo tremare dalla paura.
"Va via porca puttana! Non ti voglio più vedere cazzo."
Urlo rossa in viso prendendola per i capelli e tirandola verso la porta.
"Vattene prima che ti rompa ogni singola costola che hai in corpo."
Tuono minacciosa stringendo le labbra.
I miei occhi sono fuori dalle orbite, il respiro è affannoso, pesante, e le mani pizzicano incessantemente.
La voglia di uccidere lei ed Isaac è alle stelle.
Non gli permetterò mai più di farmi del male.
"Ei Ei!"
Mi richiama Isaac correndomi dietro.
"Non provare a scusarti, stavolta te ne vai a fanculo ed io me ne torno da dove sono venuta!"
Gli punto il dito contro sbraitando.
"No tu non torni proprio da nessuna parte!"
Alza il tono della voce.
"Sono stanca, stanca! Tu non sai come ci si sente! Non puoi farmi questo, ci tenevo a te Isaac. Eri cambiato, eravamo un noi."
Sussurro triste guardandolo con le lacrime agli occhi e le labbra tremolanti.
"Mi dispiace, non sono mai cambiato. Ti sei scavata sola la fossa e nel momento in cui sei andata via con lui ti sei sotterrata."
Il suo tono è terribilmente serio, parla come se davvero non ci tenesse a me.
"No invece, eri cambiato."
Faccio un passo verso di lui.
"No cazzo! Non sono mai cambiato."
Scatta la mascella.
"Vuoi vedere? Bene."
Le mani strette intorno al mio collo, le sue nocche in pochi secondi diventano gialle e io non respiro più.
Le lacrime continuano a scendere e sento la testa esplodere.
Era peggio di alzarmi le mani questo.
Mi dispiace perché mi sono fidata di una persona che in realtà non poteva cambiare e lo sapevamo tutti.
Ma soprattutto mi dispiace perché ora sto capendo che in realtà sono innamorata di lui.
E se vuole uccidermi bene.
Perché se non lo farà lui ora lo farò io dopo.
Mi lascia andare e cado a terra sulle ginocchia cercando di riprendere il respiro.
Ora sono sola.

Piango da sola nel letto da giorni, sono giorni che non appoggio i piedi a terra, giorni che non lo vedo, che non lo sento, giorni di solitudine, tristezza e depressione.
Avevo paura di dormire perché il ricordo di lui, le sue mani intorno al mio collo continuano a torturarmi.
Non è venuto a cercarmi e forse è meglio così.
Sono impazzita, ne sono sicura.
Non è possibile che nonostante quello che sia successo io lo voglia ancora.
Che mi piaccia essere maltrattata? Non credo proprio.
Sospiro leggermente e scendo dal letto con la schiena curva, mi sento uno zombie.
Cerco un pantalone ed una felpa da mettere per poi scendere giù.
Apro leggermente la porta e non appena sento dei bisbigli inizio a pensare che sia meglio restare in camera.
"Mio padre vuole vederti."
Ingoio il boccone amaro, non mi guarda nemmeno in faccia.
Sbatto più volte gli occhi per capire, perché suo padre vuole vedermi?
Scendo dietro di lui le scale e cerco di non risultare impaurita ma è inutile.
"Tu sei la famosa Isabel quindi."
Sono tutti li, e a me pare una riunione familiare. Il punto è che io non c'entro niente.
"Volevo tanto conoscere la persona che ha fatto perdere la ragione a mio figlio."
Si avvicina toccandomi i capelli.
Mi schiarisco la voce e mi volto verso Isaac, posso avvicinarmi a lui ora?
"Gli ho sempre spiegato che non si deve far ingannare da voi donne.."
Ridacchia inquietantemente.
"..ma a quanto pare lui non vuole proprio sentirmi."
"Ha ucciso suo cugino per te."
Mi da uno schiaffo.
"Ti ha permesso di toccare sua sorella."
Mi afferra i capelli come ho fatto io un paio di giorni fa a lei.
"Ora per lui sei un nervo scoperto."
Mi informa guardando prima lui e poi me.
"È arrivata l'ora di liberarsi di te Isabel."
Da dietro il pantalone, con estrema lentezza estrae una pistola.
Il respiro si blocca come anche il cuore.
"Isaac a te l'onore."
Gli consegna la pistola.
Se la rigira tra le mani e poi punta i suoi occhi nei miei alzando e appoggiandola sulla mia fronte.
Non lo farà..
La carica.
Non può farlo.
Mi guarda dispiaciuto.
"Mi sono innamorata di te Isaac."
Sussurro più a me stessa che a lui. Ma anche lui lo sente perché era abbastanza chiaro da farlo sentire a tutti anche se avevo la voce bassa.
"Mi dispiace per quello che sono, se a volte ti stanchi di me o sono un disastro, a volte troppo gelosa o altro. Ma mi sono innamorata di te."
Mi scruta come per capire se sto cercando di salvarmi le chiappe o sto parlando seriamente.
Che ne sai tu Isaac.
"Non posso farlo papà."
Abbassa la pistola e la ripassa all'uomo al suo fianco.
"Tu non sei mio figlio."
Afferma colpendo Isaac ripetutamente.
"E tu sei una puttana."
Mi punta la pistola quando provo ad avvicinarmi ad Isaac.
"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace."
Lo bacio leggermente sedendomi a canto a lui.
"Non voglio sentirti. Ora ho perso tutto per colpa tua. Dovevo ucciderti prima."
Mi allontana colpendomi quando provo a baciarlo di nuovo.
E alla tristezza, la rabbia, la delusione, l'amore si aggiunse un nuovo sentimento.
La vocina che in testa continua a ripeterti "falla finita così non dovrai sentirti più uno straccio."
E io ho seguito quella vocina.

Angolo autrice:
Okay allora sono tornata! Si, ultimamente avevo molto trascurato il libro e la lettura ma ci sono di nuovo anche se a voi non cambia molto ahah.
Comunque, è un capitolo abbastanza triste e mi chiedevo cosa state pensando in questo momento? Cosa farà Isabel o Isaac?
Chiedo perché nel capitolo precedente eravate abbastanza assenti ed è anche colpa mia, perciò ora vorrei sapere cosa vi aspettate nel prossimo.
Grazie se mi risponderete🌹

His little submissiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora