Sixteen

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Canzone per il capitolo: I'm a Mess- Bebe Rexha.

Tra New York e Los Angeles la differenza era tanta ma mai e dico mai ero stata tanto felice di essere tornata a casa, la familiare aria Newyorkese mi attirava e abbracciava tra i suoi palazzi, negozi e venti.
Solo il traffico stava ritardando il mio ritorno in patria.
E io aspettavo quel momento con ansia soprannaturale, mia madre, Zahira e papà.
Mike al mio fianco mi stringeva la mano come per dirmi 'non preoccuparti, d'ora in poi ci sono io.' Tanto che tra noi non c'era stato bisogno di dire chissà cosa. Io sapevo, lui pure.
Non mi aveva fatto domande riguardanti la mia sparizione e l'avevo apprezzato perché non avrei parlato, era una cosa che avrei risolto sola.
"Casa dolce casa." Sussurrai con le lacrime agli occhi ammirando i grattacieli e l'Empire State che scorgevo in lontananza..
"Mamma ha pulito tutta casa appena ha saputo che ti avevano trovata sai.." mio fratello si girò ad accarezzarmi la guancia bagnata da lacrime di gioia e dopo prestò attenzione al semaforo aspettando ci facesse sfrecciare via.
"Ha passato il periodo più brutto della sua vita. Non era più lei, era solo un corpo malandato. Papà ha provato di tutto ma lei non parlava con nessuno."
Sussurrò facendomi sentire in colpa. Non sapevo cosa mi fosse successo, avevo davvero scelto lui alla mia famiglia? Alla mia vita?
"Casa sarà piena di giornalisti perciò non parlare con nessuno Izzy.."
"No ti prego non chiamarmi così." Strinsi i pugni fino a quando le unghie non si piantarono nella pelle del palmo della mano.
Il dolore fisico non era minimamente paragonabile a quello psicologico, avevo ucciso una persona, ma era per difesa personale..giusto? O lei o me. Aveva tentato di uccidermi e mi ero difesa continuai a ripetermi ma oramai sapevo ch'ero un'assassina. Ma la cosa che più mi spaventava era il carcere, la pena di morte.
Mancava all'appello una persona. Ed era la causa di tutti i miei mali.
"Va tutto bene okay? Tutto bene." Fermò la macchina lentamente e dopo essersi tolto la cintura mi attirò a se in un abbraccio caloroso, un altro. Appoggiai la guancia sulle sue grandi spalle e lo paragonai ad un'ancora, lui era mio fratello, la mia ancora di salvezza. Mi aveva salvata.
Il suo profumo familiare mi arrivò alle narici facendomi annusare ancora, ero felice ora.
Lui non esisteva più, non ora che stavo abbracciando mio fratello. Forse l'avrei ritrovato nei miei incubi ma ora non esisteva.
Scesi dall'auto e a passo svelto, col cappuccio alzato e capo chino mi avvicinai alla porta di casa sapendo cosa mi sarebbe aspettato una volta entrata.
Zahira fu la prima figura ch'entrò nel mio raggio visivo, la solita ragazza dai capelli scuri, quella che per anni era stata la mia migliore amica e che io per un periodo avevo creduto di non rivedere più. Le lacrime fuoriuscirono senza darmi il tempo di realizzarlo e lei mi si buttò addosso.
"Sei tornata!" Strinse il suo corpo al mio. Per un attimo pensai sarei morta soffocata. "Se solo quella sera non fossi uscita non ti sarebbe successo niente. Mi dispiace, perdonami per piacere." Singhiozzò non staccandosi da me.
"Hey..va tutto bene okay? Sono qui." Accarezzai la sua chioma mora e feci saltare il mio sguardo sulle altre persone che mi stavano guardando finalmente felici.
"Sei con noi ora tesoro..sei a casa."

I giorni a seguire furono assai stressanti. Zahira si era praticamente trasferita a casa mia dormendo sempre al mio fianco e non lasciandomi sola nemmeno un secondo se non per farmi la doccia e lo apprezzavo ma avevo necessitavo i miei spazi.
Una cosa era certa, il senso di colpa la stava mangiando viva e a me la stessa sensazione la davano i ricordi.
Ogni notte, ogni santissima notte a seguire era un incubo. Lui che ammazza il cugino, lui che mi picchia, le mie foto, io e lui intrecciati e io che ammazzo la stronza.
Mamma e papà cercavano di farmi sbloccare perché sentendo i miei pianti e le mie urla avevano capito che non stavo del tutto bene, ma d'altronde chi sarebbe stato bene dopo quello che ho passato?
Però mi stavo assumendo le mie responsabilità, avevo sbagliato anche solo a pensare che potessi stare con lui.
Non ero normale.
Intanto mio fratello Mike cecava di tenere lontani i giornalisti e altri occhi indiscreti perché il fatto che fossi tornata era una notizia da prima pagina.

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