Seventeen

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"Mi avete fottutamente messo un cazzo di bodyguard?!"
La mia voce riecheggiò in tutta l'abitazione mentre sbraitavo contro alla mia famiglia.
Non potevo credere a ciò che avevano fatto...certo sapevo fosse per il mio bene ma addirittura una guardia del corpo? Era troppo.
Da quando ero arrivata non facevano altro che farmi sentire debole e soprattutto come se non fossi in grado di fare una sola cosa da sola, di autogestirmi.
"Non fare la drammatica Isabel! Piuttosto dovresti dirci cosa ci facevi fuori a quest'ora. Può essere pericoloso." Mio fratello si alzò dalla sua postazione facendo saltellare lo sguardo da me al biondo, aspettando che qualcuno si decidesse a parlare. Ma non sarei stata di certo io.
Feci spallucce sbuffando poi mi girai a guardare lo sconosciuto ch'era rimasto tutto il tempo in silenzio.
Mi sentivo frustata, avevo diciassette anni e mi trattavano come una bambina davanti a lui tra l'altro.
Quando mi guardo gli lanciai un occhiataccia per intimargli di star zitto ma lui ridacchiò guardando mio fratello.
"È venuta in palestra."
Sbattei il piede a terra borbottando un 'vaffanculo' e salendo in camera per poi chiudermici dentro a chiave.

Un quarto d'ora dopo, quando non sentii più niente decisi di scendere per prendere qualcosa da mettere sotto i denti ma purtroppo seduto sul divano c'era ancora lui.
"Cos'è dormi anche in casa mia?" Alzai il sopracciglio.
"Se sei una stupida non è mica colpa mia."
"Prego?" Incrociai le braccia sotto al petto, infastidita.
"Potevi correre dei rischi."
"Come vedi sono sana e salva e tu non hai perso i tuoi fottuti soldi."
"Sta zitta." Si alzò di scatto.
Era un bel ragazzo, dovevo ammetterlo, ma non avevo bisogno di lui e stava decisamente violando la mia privacy. Chi me lo assicurava che non era uno psicopatico come Isaac?
"Abbassa i toni testa di cazzo!"
Mi avviai in cucina lasciandolo alle mie spalle.
"Ascoltami. Non ostacolare il mio lavoro. Tu ti stai buona e io mi assicuro che non ti accada nulla!" Fece spallucce appoggiando i glutei al tavolo in vetro.
"E..."
"Dove sarebbe il divertimento?" Sorrisi falsamente prendendo una patatina e depositandola sulla lingua.
Il suo sguardo cadde più volta sulle mie labbra bagnate e quasi me ne compiacqui.
"Sai dovresti guardarmi negli occhi quando mi parli." Ordinai con tono acido.
"Le tue tecniche di seduzione possono funzionare fino ad un certo punto bambolina, non giocare con il fuoco." Sibilò avvicinandosi alla mia bocca. Mi guardava negli occhi, sicuro di se e a dire la verità era un po' imbarazzante o forse spaventoso.
Il suo sguardo non ammetteva repliche e in ogni caso non sarei riuscita a dire una parola.
"Va a dormire. Domani mattina ti accompagnerò a scuola."
Ordinò e quando si diede una spinta allontanandosi da me scappai letteralmente via, proprio come fa una bambina quando i suoi genitori la sgridano.

La mattina dopo la situazione era critica, avevo passato la notte in bianco a rimarginare e a cercare un modo per torgliermi di dosso il mio "bodyguard"
"Sei sveglia?" Mamma bussò alla porta facendola cigolare all'apertura e affacciandosi per vedere le mie condizioni.
"Mi dispiace che tu sia venuta a sapere così di Davey, avrei voluto dirtelo io.."
"Beh menomale che io l'abbia scoperto mentre stavo per tagliarli la gola." Ironizzai stiracchiandomi.
"Isabel!" Si fece rossa in viso dall'imbarazzo.
"E comunque temiamo per la tua incolumità. Devi stare attenta, dire dove vai e con chi. È molto importante..." "...non voglio più perderti." Abbassò la voce.
"Beh non ne hai bisogno, come ho già detto stavo per tagliargli la gola!" Sottolineai nuovamente ridacchiando.
Gli occhi della mamma si abbassarono sulle sue pantofole e si avvicinò col capo chino.
"Dimmi tutto, ti prego. Raccontami cosa ti ha cambiata così tanto."
"Sei stupida? Per caso non lo sai? Sono sicura che la mia strizza cervelli ti racconterà tutto! Poi magari ci farai un romanzo proprio come hai fatto con papà!"
Alzò velocemente lo sguardo su di me, che incazzata e sentii le vene pulsare velocemente.
Beh si..dovete sapere che mia madre è una scrittrice e all'età di 14 anni io diventai causa di scherno perché lei decise di scrivere un romanzo sulla sua famiglia imperfetta e un marito che la tradiva.
Però poi tutto si risolse anche se io non dissi mai la mia su quella situazione.
La vecchia Isabel l'avrebbe mai fatto?
Dovrei ringraziare Isaac per avermi fatta diventare cattiva?
"Devo andare.." mi schiarii la voce "è tardi e mi aspetta."
Raccolsi lo zaino dal pavimento e sbattei la porta dietro di me.
Uscii fuori iniziando a camminare e dopo alcuni passi sentii il rombo di una macchina che mi affiancò.
Incrociai le braccia sotto il petto e lo guardai ancora più incazzata. "Ci vado sola a scuola."
"Sali." Sembrò non avermi minimamente ascoltata e la cosa mi mandò ancor di più sui nervi.
"Guarda quante persone ci sono, posso andarci sola."
"S.A.L.I." Sibilò continuando ad incenerirmi con lo sguardo. La sua mascella era contratta, segno che si stesse incazzando, ma oh amico oggi lo sono anche io.
"Senti David, Darren o come cazzo ti chiami tu, NON.DARMI.ORDINI."
"Sei una maleducata."
"Io?" Alzai le braccia al cielo iniziando a gesticolare.
"Sei tu quello che dà ordini!"
"E a quanto pare anche stupida."
"Senti va al diavolo!" Sbottai esasperata riprendendo a camminare. Non ho bisogno del suo aiuto, cazzo sono sopravvissuta ad uno psicopatico! Avrebbero dovuto essere fieri di me.
"Senti tu. Non te lo ripeterò un' altra volta. Sali su questa macchina prima che ti faccia fare una brutta figura davanti ai passanti. Anche se stai già dando spettacolo da sola, cos'é ti piace stare al centro dell'attenzione?" Inclinò la testa assottigliando lo sguardo mettendomi in soggezione.
"Non ricordo cos'hai detto, parli troppo." Feci spallucce aggiustando ancora una volta lo zaino sulle spalle.
"Facciamo così, tu sali e io ti dico il mio nome visto che a quanto pare non lo sai." Cercò di trattare.
"Non mi interessa sapere il tuo nome." Indossai gli occhiali da sole e continuai a far finta che non ci fosse.
Ma questo non si stanca mai?
"Sicura? Okay va bene." E finalmente sfrecciò via lasciandomi sola.
Tirai un sospiro di sollievo e dopo aver dato un occhiata all'orologio quasi corsi, dal momento che mi fece perdere 10 buoni minuti.
Inciampai sui miei stessi passi cadendo sui gomiti, provocandomi un dolore immenso. Gli occhiali volarono via e un piede li schiacciò senza pietà.
Alzai lo sguardo incrociando il volto sorridente del mio bodyguard.
"Oh, scusa. Non me n'ero proprio accorto..." fece spallucce lui, sta volta. Digrignai i denti.
"Andiamo, o faremo tardi a scuola." Iniziò ad incamminarsi senza nemmeno degnarsi di darmi una mano.
Guardai al mio fianco l'auto che nemmeno due minuti fa guidava e lo richiamai. Infilai le mani nella borsa cercando malamente le chiavi e non appena le trovai le avvicinai allo sportello nero lucido sotto il suo sguardo.
"Fai anche solo un passo e la graffio. Raccogli i libri che mi hai fatto cadere Darren!" Alzai le labbra in un sorriso falsissimo.
Lui abbassò lo sguardo forse un po' imbarazzato e dopo alcuni secondi di titubanza me li porse.
"Grazie mille!" Esclamai felicemente.
Continuò a guardarmi sottecchi e non appena riposi tutto in borsa sospirò.
Ma il mio calcio colpì violentemente lo sportello e gli occhi minacciarono di uscirgli fuori dalle orbite.
"Oh, scusa Darren, non me n'è to proprio accorta." Lo sorpassai con una spallata.

His little submissiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora