La mattina seguente Tikki si svegliò felice, come se Plagg fosse ancora lì accoccolato vicino a lei, nello spazio angusto della borsetta. Quando sentì squillare allegra la sveglia di Marinette, la piccola coccinella svolazzò fuori dalla borsetta felice e fece un paio di giri per la stanza “Marinette, Marinette, svegliati, svegliati” gridò volando intorno, in preda all’euforia della notte precedente. Marinette si svegliò di soprassalto e saltò a sedere sul letto “Tikki che succede?” chiese la ragazza, stupita di vedere il kwami così su di giri. Tikki non rispose ma continuò a volare in tondo “Forza Marinette, devi andare a scuola o farai tardi!” incitò la coccinella. La ragazza guardò il cellulare “Ma… sono appena le 7.15… sono in super anticipo!” provò a protestare. Stava per indagare sul motivo di tutto l’entusiasmo del suo kwami, quando Tikki, senza lasciarle un attimo per pensare, le lanciò addosso una maglia e un paio di pantaloni. Marinette fece appena in tempo a scansarsi e, un secondo dopo, volarono per la stanza anche due ballerine rosa. La ragazza si grattò la testa e sospirò. Poi cominciò a cambiarsi. Non era il caso di contraddire Tikki. Forse aveva ragione, era meglio andare a scuola. Non le avrebbe fatto male arrivare in anticipo un giorno. E poi avrebbe sempre potuto indagare più tardi. Una volta finita di cambiarsi, la ragazza scese per fare colazione. Mangiò con calma, sotto lo sguardo stupito di sua madre Sabine che non era affatto abituata a vederla scendere in cucina alle 7.25. Finita la colazione salutò velocemente i genitori e, preso lo zaino dalla sua camera, uscì di casa, avviandosi di buon passo verso la scuola.
Se c’era qualcosa di peggio di svegliarsi, allora quello era svegliarsi con un raggio di sole puntato dritto negli occhi. Adrien non riuscì ad aprire gli occhi che un raggio di sole gli arrivò dritto in faccia. Mezzo accecato alzò sbuffando il braccio per schermarsi dalla luce. “Plagg?” chiamò, guardandosi intorno “Plagg!” chiamò di nuovo. Non ottenne risposta. Che il kwami avesse deciso di nascondersi fino a che non avesse mangiato del formaggio? Adrien sbuffò di nuovo. Quel piccolo testardo! A volte lo faceva proprio uscire di testa! Sgattaiolò senza farsi sentire in cucina e aprì il frigorifero a muro. Quando si richiuse alle spalle la porta della sua camera aveva in mano un puzzolentissimo pezzo di Camembert. Lo agitò un po in giro, in modo che l’odore arrivasse ovunque e che il kwami potesse sentirlo ma neppure così lo vide sbucare fuori da qualche parte. Adrien si guardò attorno stupito, posò il formaggio e si mise in ascolto. Fu allora che udì un rumore sommesso provenire dalla sua cartella. La aprì piano e dentro, raggomitolato su se stesso, trovò Plagg, che dormiva beato. Neppure l’odore di Camembert, che ormai aveva impregnato tutta la stanza, era riuscito a farlo svegliare. Che fosse malato? Adrien rimase indeciso sul da farsi per qualche istante. Poi scosse il kwami per qualche secondo. Quello aprì lentamente gli occhi. “Ti ho preso del camembert” disse premuroso Adrien. Temeva di averlo trascurato quando, la sera prima, non lo aveva voluto nutrire. Plagg, al contrario di quanto il ragazzo si sarebbe aspettato, si girò dall’altro lato e richiuse gli occhi mugugnando. “Plagg?!” fece Adrien sempre più stupito dal suo strano comportamento “hai sentito? Ti ho preso del Camembert”. Plagg lo guardò di nuovo e disse beato “Non mi va…” poi continuò “Forza Adrien, faremo tardi a scuola” e svolazzò leggero per tutta la stanza. Adrien cominciò a vestirsi attonito. Ma cosa diavolo era successo al suo kwami? “Sicuro di stare bene?” chiese. Plagg ridacchiò piano. Poi volò alla vetrata e disse con aria sognante “Mai stato meglio, in realtà.” E da quel momento si chiuse in un silenzio ostinato. Non rispose neppure ad una delle centinaia di domande che Adrien gli pose insistentemente. Quando ormai il ragazzo decise di rassegnarsi, afferrò lo zaino e scuotendo la testa si diresse alla limousine.
Le ore passavano lente. Marinette scarabocchiava gli angoli del quaderno ormai da quattro ore quando finalmente suonò la campanella dell’ora di pranzo. Si diresse alla mensa della scuola e si sedette ad un tavolino appartato. Qualche secondo dopo arrivò Adrien “Posso?” chiese, indicando con un cenno del capo il posto vuoto di fronte alla ragazza. Marinette annuì, senza alzare lo sguardo dal suo piatto. Era preoccupata per Tikki. Non riusciva a spiegarsi cosa le fosse successo. I due ragazzi non spiccicarono parola fino a che non finirono di mangiare. La ragazza continuava a ripetersi che non ce l’aveva con Adrien. Ma in realtà si, ce l’aveva con lui. Perché l’aveva baciata, così di punto in bianco? Perché senza preavviso? Ed era tremendamente spaventata. Se Adrien l’avesse solo presa in giro? Non era il tipo che faceva queste cose, Marinette l’aveva capito quel giorno sotto all’acquazzone, ma non si poteva mai sapere. E se invece i suoi sentimenti fossero stati sinceri? Perché proprio ora che Marinette cominciava ad avere dei dubbi? Chi avrebbe dovuto scegliere? Adrien, il ragazzo bello e attraente che le aveva rubato il cuore da mesi, o Chat Noir, quel gatto sarcastico ma romantico, con cui aveva combattuto innumerevoli battaglie? La scelta si prospettava complicata. Marinette sospirò, continuando a fissare il piatto vuoto e stuzzicando con la forchetta piccoli avanzi di cibo, con aria annoiata.
Adrien osservava la ragazza di tanto in tanto dall’inizio del pranzo. Anche Marinette era strana quel giorno, proprio come Plagg. Ma cosa avevano tutti?! Il ragazzo la sentì sospirare, così mise dolcemente una mano la sua. Lei la ritirò brusca. Adrien la guardò stupito. Perché Marinette era così fredda e distante? Lei arrossì immediatamente e si affrettò a dire “Scusa… io… tu… non… non è colpa tua è solo… è solo che… ho un’amica, un’amica a cui sono molto legata. Oggi era strana e… ecco sono solo un po preoccupata tutto qui… ora penserai che sono pazza vero?” concluse, abbassando gli occhi. Adrien le sorrise tentando di rassicurarla “Tranquilla” le disse “Anche io ne so qualcosa” aggiunse sorridendo, pensando a Plagg. Marinette sorrise debolmente. Un sorriso che la illuminò per un secondo ma che si spense subito dopo. “Ei” continuò il ragazzo posando nuovamente la mano su quella della ragazza “sta tranquilla. La tua amica starà bene. E poi… deve considerarsi davvero fortunata ad avere accanto una persona come te! Io ne so qualcosa…” disse facendole l’occhiolino. Lei alzò lo sguardo e lo guardò con un sorriso appena accennato sulle labbra e gli occhi spalancati “Davvero?” chiese. Adrien rise “Davvero.” confermò. Poi aggiunse “Se non ti fidi del mio giudizio chiedi ad Alya.”. Marinette lo guardò negli occhi sorridendo “Mi fido” disse in un soffio. Lo squillo allegro della campanella li riportò alla realtà. Marinette si guardò intorno nel panico, poi si battè una mano sulla fronte “Diavolo” disse agitata “il compito di matematica! Me ne ero dimenticata”. Poi aggiunse cominciando a farsi un film, come suo solito “Oh no. Ora prenderò un’altra insufficienza, l’ultima dell’anno. La prof si arrabbierà. Mi metterà l’insufficienza in pagella. Verrò bocciata. I miei genitori mi uccideranno e… e…” era sull’orlo di piangere. Adrien le mise una mano sulla guancia e le sorrise “Ti aiuterò io” propose “ti passerò le soluzioni”. Lei lo guardò riconoscente “Davvero?” chiese. “Davvero” ripetè lui ridendo “Ma non appena saremo in vacanza verrai a casa mia e ti darò qualche ripetizione di matematica” continuò a ridere. Anche Marinette scoppiò a ridere. Si alzarono e si diressero in classe, mano nella mano.SPAZIO AUTRICE
Holaaa😁 eccomi qua con un nuovo capitolo per voii😉 oggi vorrei chiedervi una cosa: preferireste che, come prossima storia, scrivessi una teen fiction oppure un'altra fanfiction? Rispondetemi nei commenti. Buona lettura❤
Ps. Tranquilli questa fanfiction avrà per lo meno una ventina di capitoli, quindi andrà avanti parecchio. Il sondaggio sopra è solo oer portarmi avanti 😄👌
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Tempo d'amore - le avventure di Ladybug e Chat Noir
FanfictionTira aria d'estate a Parigi e Marinette e Adrein si preparano a godersi le meritate vacanza. Intanto i loro eroici alter ego vegliano sulla città di Parigi perché si sa, il crimine non riposa mai. Ma sarà davvero così? A Parigi non ci sono tracce di...