Adrien rimase lì, attonito e immobile sulla grande scalinata all’entrata della scuola. In quel momento sentì qualcuno dietro di lui posargli una mano sulla spalla. Si voltò e si trovò davanti Chloe, con un sorrisetto beffardo che le arricciava in maniera sgradevole le labbra. “Adrien caro…” comincò lei, posandogli una mano sulla guancia. Ma lui le afferrò il polso e la scansò lontano da se. “Hai un’idea, una minima idea di cosa hai appena fatto?” gridò Adrien, ormai in preda alla rabbia. Continuava a guardare chloe, che sorrideva in maniera beffarda e l’unico impulso che aveva era quello di picchiarla. Si trattenne.ma sapeva che era lei l’unica colpevole, solo lei. Lei lo aveva baciato così, di punto in bianco, senza mai neppure avergli detto qualcosa riguardo al loro rapporto. Lei aveva deciso di baciarlo proprio mentre Marinette arrivava a scuola. Che fosse stata una casualità? Oppure l’aveva fatto di proposito? Perché? Il turbinio di punti interrogativi che roteavano nella testa del ragazzo fu interrotto dalla voce sarcastica della bionda. “Insomma, Adrien caro, ci conosciamo da anni ed è chiaro che tu hai sempre avuto un debole per me… poi non capisco davvero cosa ci trovi in quella li…” si fermò, indicando con un gesto sbrigativo della mano la strada vuota dalla quale era fuggita Marinette. Poi riprese. “Davvero Adrien caro, cos’ha di speciale? Fidati ti ho fatto solo un favore…” rise piano, socchiudendo gli occhi. Adrien esplose. Non ci potrebbe essere verbo più adatto per spiegare come andarono le cose. “Lascia che io ti spoeghi tre concetti fondamentali, chloe” disse, guardandola con occhi truci “Numero 1: non devi chiamarmi Adrien caro, perché odio quando lo fai. Numero 2: Non ho mai, e sottolineo mai, in tutta la mia vita avuto una cotta per te. Numero 3: se non capisci cosa io trovi di speciale in Marinette questo è solo perché tu non capisci mai niente, Chloe.” Poi si allontanò correndo e si andò a nascondere dietro ad un muro. “Plagg…” sussurrò. Il kwami sbucò dall’interno della sua giacca e gli svolazzò davanti alla faccia. “Tu ti rendi conto di aver combinato un casino assurdo, vero?” chiese semplicemente. “Grazie tante davvero, Plagg. Sai avevo proprio bisogno che qualcuno mi ricordasse che ho appena tradito la mia fidanzata baciando un’altra davanti ai suoi occhi…”. “Veramente” replicò Plagg “te lo sei ricordato da solo”. “Lasciamo stare” concluse Adrien sbuffando. “Plagg, trasformami”. Allungò il suo bastone e si dileguò fra i tetti.
Marinette tornò a casa di corsa, piangendo. Fortunatamente i suoi genitori erano fuori a cena, così non la videro in quello stato. La ragazza si buttò sul letto e scalciò via i tacchi, che andarono a sbattere sull’armadio con un tonfo sordo. Tikki sbucò dalla borsetta e le accarezzò delicatamente i capelli. Marinette la guardò e sorrise debolmente, fra un singhiozzo e l’altro. Perché non aveva dato ascolto prima al suo sesto senso? Perché si era lasciata così trasportare da Adrien? Sapeva la risposta, eppure aveva paura ad ammetterla. Lei lo amava. E con lui era stata bene, come mai si era sentita prima. Ogni carezza, ogni bacio, qualunque piccolo gesto l’avevano fatta sentire unica, speciale. Si sentiva il centro del mondo di Adrien. Sentiva che per lui, lei contava davvero qualcosa. Eppure tutto ciò era andato in frantumi. ‘Non sarò stata troppo dura?’ pensò fra se e se, mettendosi seduta sul letto e asciugandosi le lacrime. Ma subito scosse la testa. No. Fosse stata qualunque altra ragazza, forse avrebbe potuto perdonarlo, ma Chloe… perché proprio lei? I suoi pensieri vennero interrotti dalla vibrazione del suo cellulare. Tikki lo afferrò con fatica e glielo passò. La ragazza le sorrise e le borbottò un ‘Grazie’ mentre accendeva il display luminoso. Hai un nuovo messaggio. Diceva la scritta che capeggiava in alto allo schermo. La corvina sbloccò il cellulare e lesse il messaggio. Era di Alya. Ehi Mari, ma dove sei? È tutto ok?. Marinette sfiorò i tasti con i polpastrelli e poi inviò il messaggio. Lascia stare, ti spiego domani. Qualche istante dopo il telefono le vibrò di nuovo fra le mani. Sicura? Non vedo neppure Adrien…. Marinette sospirò, poi fece volare di nuovo le dita sul display. Ti spiego domani. Ripetè la ragazza. Dopodichè spense il cellulare e lo tirò sul cuscino. Cominciò di nuovo a piangere, silenziosamente. In quel momento sentì un suono secco e ripetuto venire dalla finestra. Si alzò dal letto e andò a scrutare fuori dal vetro chiuso. Appeso a testa in giù, con i capelli dorati che scendevano come una cascata nel buio della notte, c’era Chat Noir. Quando vide la ragazza fece un gesto con la mano, come a voler dire ‘Posso entrare?’. Marinette scosse la testa con forza e incrociò le braccia, poi si voltò dall’altro lato, dando le spalle al supereroe. Il gatto non sembrava intenzionato a lasciar perdere perché bussò di nuovo ripetutamente, finchè la ragazza non si voltò di nuovo. Lo guardò torva e lui incrociò le braccia con aria risoluta, come a indicare che non si sarebbe spostato di un centimetro. Marinette non voleva che lui la vedesse in quello stato, ma sbuffò e fece scattare la serratura della finestra. Il gatto entrò agilmente con un balzo nella stanza. La ragazza gli dava nuovamente le spalle così lui le posò una mano delicatamente sulla spalla. “Che succede, principessa?” chiese, invitandola dolcemente a voltarsi. Marinette lo guardò, puntandogli addosso due occhi blu allagati dalle lacrime. “Non ho… non ho voglia di parlarne con te” disse brusca, scostandosi da lui. Chat Noir sorrise dolcemente. “Se non volevi parlarne con me… allora perché mi hai fatto entrare?”. Marinette fremette. Lui aveva ragione. E lei lo sapeva, voleva davvero parlare. Ma in quel momento non riusciva a trovare altro se non le lacrime. Scoppiò a piangere e senza quasi pensarci si fiondò fra le braccia del supereroe. Sentì la stoffa ruvida della tuta contro la guancia e sentì le braccia di lui stringerla forte. E in quel momento si sentì al sicuro, come quando lui le combatteva al fianco, contro i supercattivi. “Cosa te ne importa a te?” chiese, la bocca impastata dalle lacrime che le colavano giù dal naso e la mente annebbiata dal profumo di lui. Non si era mai accorta quanto somigliasse ad un profumo che aveva già sentito, anche se non ricordava a chi lo avesse sentito. Dopo una pausa riprese a parlare. “Cosa te ne importa, se soffro o no? Se sto bene? Cosa te ne frega se ho il cuore spezzato o se la vita va avanti ridente e solare? Perché hai scelto proprio me? Io, che ti ho illuso e poi mi sono messa con un altro. Perché? Cosa vuoi da me?” si fermò per riprendere fiato. Chat Noir continuava ad accarezzarle la testa dolcemente. Scosse la testa facendo ondeggiare i capelli biondi e sorrise. “Non voglio niente da te, principessa, e mi importa davvero se stai bene o no. Non so perché ti ho scelta. Forse perché sei speciale. So solo che voglio prendermi cura di te. Sempre”. E la strinse più forte, mentre la sera si tingeva del nero della notte e le stelle cominciavano a spuntare timidamente in quell’oscurità senza fine.
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Hola moei cari lettoriiiii. Perdonatemi per questa luuuunghissima assenza gustandovi questo capitolo 😁 Marichat 😍😍😍. Ricordatevi di lasciare una stellina e di commentare se il capitolo vi è piaciuto❤❤ bacioni, alla prossima ❤
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Tempo d'amore - le avventure di Ladybug e Chat Noir
FanfictionTira aria d'estate a Parigi e Marinette e Adrein si preparano a godersi le meritate vacanza. Intanto i loro eroici alter ego vegliano sulla città di Parigi perché si sa, il crimine non riposa mai. Ma sarà davvero così? A Parigi non ci sono tracce di...