Cap 27: "L'amore è... l'ultima battaglia"

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Spazio autrice

Eccomi qui con il penultimo capitolo di questa storia. Scrivo ora e non alla fine come al solito per fare una precisazione prima dell'inizio della lettura: questa storia si colloca intorno alla fine della prima stagione, quando non era ancora chiara la situazione della madre di Adrien. Perciò in questa storia è morta durante una missione in Tibet, come molti sospettavano prima di vedere gli sviluppi delle stagioni successive. Detto questo... buona lettura.

A chat noir ci vollero alcuni secondi per riuscire nuovamente a mettere a fuoco ciò che lo circondava dopo che la luce si fu dissipata. Non appena le immagini si fecero più chiare guardò immediatamente Marinette, ancora distesa sulle sue gambe. "Marinette..." mormorò. La ragazza ora indossava la calzamaglia a pois e guardandosi intorno il biondo si rese conto che Tikki era scomparsa. In qualche modo  doveva essere avvenuta una trasformazione forzata, pensò ma perché lei non si svegliava? Chat Noir sentì la gola bruciare e gli occhi riempirsi di lacrime. "Perdonami, non ce l'ho fatta... tu... tu mi hai salvato la vita e invece io... Io non sono riuscito a fare nulla... Perdonami... perdonami". Il ragazzo strinse forte a sé la ragazza inerte e chinò il capo in avanti. Sentì due lacrime scivolare giù lungo il naso e le vide bagnare il costume di Ladybug, seguite immediatamente da molte altre. Non riusciva più a pensare, nella sua mente si agitava solo una massa informe di pensieri negativi, una nube nera che sembrava impossibile da scacciare. Poi, improvvisamente, una luce, tenue come una carezza. Chat Noir si rese conto all'improvviso che qualcuno gli aveva sfiorato una guancia. Era stato un tocco leggero, quasi un soffio impercettibile. Il ragazzo spalancò gli occhi ancora umidi. "MARINETTE!" esclamò. Con il cuore che sembrava esplodergli nel petto vide la ragazza sorridere e aprire lentamente gli occhi. "Ehi" mormorò guardandolo. Chat Noir la abbracciò tenendola più stretta che poteva. "Marinette... o mio dio pensavo... pensavo..." Ma non riuscì a dire nulla, perché ricominciò a piangere a dirotto e contemporaneamente a ridere. "Così mi soffochi..." disse lei ridendo. Lui la sciolse dall'abbraccio e si asciugò rapidamente le lacrime con il dorso della mano, arrossendo leggermente. "Adrien... voglio dire... Chat... Io... ci sono così tante cose che dovrei dirti..." "Quindi ti ricordi di quando sei stata akumizzata?" Chiese lui interrompendola "della mia identità... tu..." "Si" rispose lei. "E per questo io credo che dovremmo parlare e..." "Non c'è tempo!" La interruppe nuovamente lui "Perdonami davvero ma c'è ancora una cosa che devi sapere" continuo. Lei lo guardò inarcando le sopracciglia e lui continuo deciso "Papillon è mio padre" rivelò senza tanti giri di parole. Nel momento stesso in cui lo disse sentì come se un peso gli fosse stato tolto dal cuore. Ladybug lo guardò attonita per una manciata di secondi, poi realizzò e spalancò gli occhi. "Come... Ma sei sicuro?!" chiese in preda allo stupore. "Si" la risposta del ragazzo fu secca e senza possibilità di dubbio. Si alzò in piedi e tese la mano verso la ragazza ai suoi piedi. "Allora my lady" disse sorridendole "sei pronta per la nostra ultima battaglia?"

Il paesaggio scorreva veloce sotto i suoi occhi mentre le gambe correvano senza sosta sui tetti. Da quando avevano cominciato a correre in direzione di Villa agreste Chat Noir non le aveva mai lasciato la mano. Ladybug avrebbe voluto dirgli che non sarebbe andata da nessuna parte, che non c'era bisogno che la tenesse così stretta perché nonostante tutti gli errori lei sapeva che il suo posto era al suo fianco. Ma la verità era che sentirlo stringere in quel modo la mano nella sua le comunicava un impagabile senso di calore e familiarità, protezione, bisogno. E le piaceva. "Stai bene?" Gridò, per superare il rumore del vento che le rischiava nelle orecchie. "Non lo so" rispose il ragazzo fermandosi, davanti a lui la sua villa si stagliava imponente e maestosa "Non lo so, ma se tu prometti di combattere al mio fianco so che avrò la forza di arrivare fino in fondo" disse girandosi a guardarla e sorridendole. Lei strinse un Po più forte la mano di lui in segno di assenso. Poi distolse lo sguardo e si girò verso la villa. Lui capì e si lanciò in avanti aiutandosi con il bastone e atterrando sul tetto della sua casa. Lei lo raggiunse immediatamente, mentre riarrotolava lo yoyo. In punta di piedi si avvicinarono al cornicione e da li raggiunsero il balcone del secondo piano. Poi, non senza difficoltà, riuscirono a camminare lungo una piccola sporgenza nel muro esterno fino a raggiungere la camera di Adrien. Una delle finestre era rimasta aperta e i due scivolarono dentro di soppiatto. Improvvisamente Ladybug si ritrovò a pensare a quando era stata li pochi giorni prima nei panni di Marinette. Erano cambiate così tante cose. Guardò chat noir che le dava la schiena. Nonostante tutto lui c'era ancora. Ancora non sapeva perché aveva fatto quello che aveva fatto, perché aveva baciato chloe a quel maledetto ballo ma si disse che essere lì con lui e stringergli la mano in quel momento era ciò che sentiva più giusto fare. Per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo, pensò. Senza parlare chat noir attirò la sua attenzione, poi la invitò a seguirlo. In punta di piedi scesero le scale fino a ritorvarsi nell'atrio centrale e da li raggiunsero in un attimo lo studio del signor agreste. La porta era semichiusa, così il ragazzo lanciò un occhiata all'interno. "Qui non c'è nessuno" disse "deve essere nel suo covo sotto al pavimento". "Covo... sotto al pavimento?" Ripeté la ragazza guardandolo con aria interrogativa. Lui non rispose ma fisse semplicemente "Vieni". Si avvicinò al quadro sulla parete di fondo e posizionò le dita sull'immagine. Con grande sorpresa di Ladybug si sentì un click, come di un pulsante che veniva spinto e immediatamente una porzione circolare di pavimento cominciò a scendere verso il basso. I due ragazzi ci saltarono sopra con un balzo. "Tieniti pronta" disse lui mentre venivano inghiottiti dall'oscurita. Scesero per una mezza dozzina di metri fino ad arrivare ad una stanza molto luminosa. Le pareti erano in metallo e davanti a loro vi era una grande vetrata a forma di fiore... no, pensò Ladybug, quella era una farfalla. 
"E così alla fine mi avete trovato... eroi" A parlare era stata una figura in controluce che si stagliava davanti alla finestra. "Arrenditi papillon, consegnaci il tuo miraculous" gli disse Ladybug con voce sicura. Per tutta risposta lui rise. "Ne hai di fegato ragazzina" disse "mi hai sinceramente stupito prima" continuo. "Dacci il tuo miraculous senza troppi giri di parole" lo interruppe Adrien guardandolo con occhi duri e freddi. "Vedete c'è una cosa che vi sfugge" continuò l'uomo ignorandolo "qualcuno oggi perderà il suo miraculous... Ma quel qualcuno non sarò io!" Esclamò lanciandosi in avanti e sguainando una sorta di fioretto dal bastone che si girava fra le dita. Chat Noir usò il suo bastone per parare l'attacco. "Voi ragazzini... Non capite nulla... sempre a mettere i bastoni fra le ruote..." ringhiava papillon fra un colpo e il successivo. " Allora dicci perché" ribatte il giovane eroe "dicci perché lo stai facendo, avanti" continuò, senza smettere di parare i fendenti del suo avversario. "Perché è l'unico modo che ho per riportare indietro una persona che amo e che ho perso" disse l'uomo, fermando l'attacco per riprendere fiato. Quando pronunciò queste parole Chat Noir si sentì vacillare e fece un lasso indietro. "Tu..." mormorò "Tu vuoi riportare indietro la mamma non è così?" Concluse con un filo di voce senza distogliere lo sguardo dall'uomo che aveva davanti. Anche papillon fece un passo indietro spalancando la bocca. "La mamma?!" Ripeté. "Si..." rispose il biondo portandosi una mano sull'altra "la mamma" e detto questo si sfilò l'anello, immediatamente avvolto da un fascio di luce verde.

Adrien riaprì gli occhi. Sentiva l'anello freddo e pesante fra le dita. "Ciao... papa" disse. "Adrien..." mormorò papillon completamente in preda allo stupore. Ma in un attimo recuperò il suo temperamento freddo e fece un passo avanti verso il figlio. "Unisciti a me, Adrien" disse "potremmo di averla indietro, potremmo essere una famiglia felice di nuovo e..." "Non capisci che se non siamo felici è solo colpa tua?" Esplose Adrien all'improvviso. "Tu... tu che sei rimasto solo a vivere nel passato e ti sei rifiutato di guardare il tempo che andava avanti e di viverlo. Credi che la mamma sarebbe contenta di sapere ciò che hai fatto in suo nome? Lei avrebbe voluto che tu continuasse a vivere e ad essere felice così come avrebbe voluto che lo facessi io. E io l'ho trovata la mia felicità, l'ho trovata e l'ho anche buttata via come un cretino. Ma ora lei è qui, al mio fianco, e finché saprò di averla con me non mi farà paura neppure combatterti. Io sono un eroe. Il mio dovere è proteggere la mia città. Chat Noir è nato per sconfiggerti ed è quello che farà, perché finché non combartero da solo io non perderò. E non so se dopo tutto questo lei sarà ancora al mio fianco ma ora è qui e non mi importa di nient'altro. Tu... tu non meriti di essere chiamato mio padre" quando Adrien riprese finalmente fiato si accorse di stare ormai piangendo. In quel momento sentì una mano sfiorargli la spalla. "Non vado assolutamente da nessuna parte micetto" gli disse Ladybug alle sue spalle. "Sei pronto?" Chiese e lui annuì. "Molto bene" replicò gelido papillon posizionandosi nuovamente in formazione d'attacco. L'uomo di slancio nuovamente in avanti e i due ragazzi si guardarono e si capirono, senza bisogno di parole. Adrien si infilò rapidamente l'anello, ritrasformandosi. Con un gesto fulmineo afferrò il bastone che aveva legato alla vita e lo uso ancora una volta a mo di spada, per parare i colpi del nemico e tentare a sua volta di colpirlo. "Non riuscirai a vincere" ghignò papillon scartando un altro attacco. "Sei mio figlio ma non ho intenzione di trattenermi. E non hai alcuna possibilità contro di me." Disse sollevando il fioretto e calandosi giù rapidamente. Il ragazzo bloccò il colpo con il bastone posto trasversalmente ma la forza dell'uomo che incombeva su di lui era sovrastante. In un attimo di costretto ad appoggiare un ginocchio a terra. "Hai ragione, non ho speranze" disse "quantomeno non da solo!" Esclamò. Poi fece scivolare rapidamente il bastone lungo la lama, restituendo successivamente il colpo e costringendo il supercattivo a sollevarla nuovamente. Ladybug colse quell'occasione per muoversi in avanti con una velocità inaudita e legare insieme i polsi dell'uomo con il suo yoyo. "È finita" disse guardando il ragazzo ancora inginocchiato. "Si" mormorò lui senza staccare gli occhi dal padre. Poi, mentre quello era ancora 'ammanettato' davanti a lui, si alzò in piedi e gli si avvicinò, un passo dopo l'altro. Infine gli sfilò con un gesto deciso il miraculous, trovandosi davanti quello che era suo padre. "Adrien..." tentò di dire qualcosa lui, ma il ragazzo lo ignorò, rivolgendosi invece alla sua partner "Consegniamo questo criminale alla polizia" disse. "Si" annuì lei. "Ma prima..." allungò il braccio verso il compagno, la mano stretta a pugno "Ben fatto" disse lui battendo il suo pugno su quello di lei. Poi si diressero insieme verso l'uscita.

Le ore successive a Marinette sembrarono passare in un attimo. Mentre Adrien si assicurava di consegnare papillon alla giustizia lei aveva riconsegnato il miraculous a maestro fu. Ora si stava dirigendo verso la torre Eiffel, dove il ragazzo le aveva dato appuntamento per quella sera. Si era preparata un lungo discorso ma non appena lo vide li, seduto sulla balaustra con le gambe che dondolavano nel vuoto le sembrò come se tutto le fosse sparito dalla mente. "Stai bene?" Gli chiese avvicinandosi. Lui si voltò di scatto e la ragazza si accorse che stava piangendo. "Starò bene" replicò lui "ho solo bisogno di un Po di tempo per realizzare quello che è successo". Lei gli prese la mano. "Lo sai che io sono qui vero?" Disse. Lui annuì "senti Marinette... quella storia del bacio... è stato tutto un fraintendimento... io non avrei mai voluto e... e poi... ho capito chi eri e sono andato nel panico... e..." "shh" mormorò lei posandogli un dito sulle labbra "le parole adesso non hanno alcun senso" continuò sorridendo e avvicinandosi ancora a lui.

E in quel momento tutto divenne improvvisamente vuoto, inutile. C'erano solo loro due. Adrien sentì come in lontananza i suoni della città. Il cuore gli martellava nel petto. Il ragazzo provò a parlare ma tutte le parole persero la loro importanza e morirono nella sua gola. Ne rimasero solo due, appollaiate fra le sue labbra. Due parole mai dette prima. Due parole pronunciate in un sussurro leggero, come carezze delicate. Due parole che li univano. Adrien avvicinò le sue labbra a quelle di lei. Quando furono a pochi millimetri l'una dall'altra finalmente le sussurrò :"Ti Amo". Poi la baciò.

Tempo d'amore - le avventure di Ladybug e Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora