Marinette e Adrien uscirono dal bar tenendosi mano nella mano, dopo essersi riempiti lo stomaco con due brioche alla crema. Marinette guardò Adrien, che le sorrideva beato. Era davvero bello. Per un attimo una morsa le prese lo stomaco, quando pensò a Chat Noir e la fece rabbrividire. Scosse la testa cercando di allontanare il pensiero, che però continuava a martellarle nella testa. “Marinette?” chiese ad un certo Adrien, ridestandola dai suoi pensieri. Marinette lo guardò con aria interrogativa. Che cosa le aveva chiesto? “Volevo sapere se ti va di venire a casa da me questo pomeriggio” chiese di nuovo Adrien. “Ma certo” disse radiosa Marinette, recuperando il sorriso “non dovevi darmi ripetizioni di matematica? Oggi mi hai proprio salvato la media” disse la ragazza. Adrien rise di gusto “Certo” disse “vai con la matematica”. I due ragazzi continuarono a camminare ridendo. Pochi minuti dopo giunsero davanti all’alto cancello di Casa Agreste. Adrien suonò il citofono e il cancello si spalancò. Mentre camminavano nel vialetto interno Marinette cominciò a sentire le farfalle nello stomaco “Sei sicuro che per tuo padre non sia un problema?” chiese, piantandogli addosso due meravigliosi occhi blu. Adrien le sorrise e le passò una mano sulla guancia “Sta tranquilla Marinette” disse poi “Sai, non te l’ho mai detto ma ho parlato spesso di te a mio padre” fece una pausa per guardare l’espressione stupita di Marinette “quando gli ho detto che ti piace realizzare capi di abbigliamento è rimasto molto stupito. Gli ho detto che hai molto talento, e da allora lui non vede l’ora di dare un’occhiata alle tue creazioni.” concluse sorridendo. Marinette aveva la gola secca. I suoi disegni stavano per essere giudicati dal suo stilista preferito? Le farfalle che le svolazzavano nello stomaco erano definitivamente impazzite. Adrien la prese per mano e la portò dentro la casa. “Salve Nathalie” disse non appena la segretaria gli si avvicinò “può chiamare mio padre?”. La segretaria lo guardò desolata e scosse la testa “Mi dispiace signor Adrien ma suo padre non è ancora tornato”. Adrien sbuffò, poi mise un braccio attorno alla spalla di marinette e, recuperato il sorriso, disse “Può mandarlo da noi non appena torna? Siamo di sopra a fare i compiti di matematica.” La segretaria annuì e scomparve dietro la porta della sala da pranzo. Adrien guidò gentilmente Marinette in camera sua. “Vieni da questa parte” disse aprendo la porta della sua camera e facendole cenno di entrare. La ragazza entrò e poggiò la borsetta sul letto di Adrien. Adrien nel frattempo prese una sedia e la mise davanti alla scrivania, invitando la ragazza a sedersi. Poi aprì il libro di matematica e chiese “Che esercizi ha assegnato la prof per domani?”. Marinette chiuse gli occhi per un momento, concentrandosi “Esercizi 24 e 25 di pagina 348 e numeri 87 e 90 di pagina 495” esclamò infine con un’espressione trionfante sul volto. Adrien la guardò esterrefatto mentre voltava velocemente le pagine del libro di matematica, cercando quella giusta. “Ma come ci riesci?” le chiese sorridendo. Marinette rise dolcemente “Quando ero piccola mio padre adorava farmi imparare numeri a memoria: i clienti in un mese, il massimo guadagno di una giornata, il costo di venti sacchi di farina… era un giochetto che facevamo tra noi, diceva che era per prepararmi, perché un giorno avrei gestito io la pasticceria.” Adrien la guardò con i suoi occhi profondi “Anche mia madre mi faceva imparare a memoria poesie e canzoni” disse guardando gli occhi di Marinette “poi me le faceva recitare davanti a mio padre, ma a lui non ne piaceva quasi nessuna… allora, mi ricordo, andavo spesso in lacrime da mia madre che mi guardava sorridendo e, mentre mi accarezzava la guancia mi diceva ‘So che a volte è un po duro, ma il tuo papà ti vuole bene’ e poi aggiungeva ‘Sai quando sei nato tu ti voleva talmente tanto tutto per se che a volte vi addormentavate insieme e allora io dovevo prenderti e metterti nella culla, mentre lui dormiva beato pensando a te.’ Quando ero piccolo speravo che fosse davvero così. Speravo che sotto a quella corteccia, mio padre avesse un cuore capace di amare. Ma ora… ora ho smesso di illudermi”. Ammutolì e chinò il capo, mentre una lacrima gli rigava il volto. Marinette allora gli mise comprensiva una mano sulla guancia e, con il pollice gli asciugò la lacrima. “Scusa” fece lui “è che… è difficile crescere senza nessuno che ti ami. Da quando è morta mia madre…”. Marinette gli mise un dito sulle labbra “Shh” gli sussurrò piano. Poi lo circondò con le braccia e lasciò che il ragazzo poggiasse la testa sul suo petto. Lui la strinse forte e lei chiuse gli occhi. “Adesso ci sono io” disse poi “ci sono io ad amarti”. E rimase ad abbracciarlo in silenzio.
Gabriel si bloccò con il pugno sospeso, come se fosse sul punto di bussare. Adrien stava parlando. Stava parlandi di lei, di sua madre. L’uomo si fermò ad ascoltare le sue parole e sentì Adrien ammutolire, ad un certo punto. In quel momento si accorse che la porta era socchiusa. Così sbirciò dentro. Nella camera, vicino a suo figlio, c’era Marinette, quella ragazza tanto gentile di cui il ragazzo parlava spesso, che lo abbracciò e lo strinse forte a se. Poi gli disse “Adesso ci sono io, ci sono io ad amarti”. Una lacrima scese giù dalla guancia di Gabriel. Ritirò la mano e si voltò. Poi si diresse a grandi passi verso lo studio. Lì si fermò in piedi davanti al dipinto di sua moglie “Ho davvero sbagliato tutto con lui?” chiese poggiando delicatamente una mano sul quadro, quasi volesse accarezzare il vestito dorato della donna “Avevi ragione, sono sempre stato egoista, non ho mai dimostrato quanto lo amavo. Ed è colpa mia se si sente così. Ma è stato fortunato, lo sai. Ha trovato una ragazza fantastica, si chiama Marinette. Ti sarebbe piaciuta. E’ gentile, simpatica, sempre pronta ad aiutare gli altri. E’ giusto che Adrien sia felice. Deve trovare quella felicità che io non ho saputo dargli.” Abbassò la testa e chiuse gli occhi, facendo scivolare la mano lentamente via dal dipinto. “Scusa” sussurrò poi, un po’ a sua moglie, un po’ ad Adrien. Poi si asciugò le lacrime e fece un respiro profondo. Uscì dallo studio a grandi passi, salutò Nathalie con un cenno del capo e si fermò nuovamente davanti alla porta della camera di suo figlio. Raccolse tutta l’autocontrollo che gli era rimasto e strinse la mano in un pugno. E bussò. “Avanti” disse gentilmente dall’interno la voce di Marinette. Lui aprì la porta ed entrò.Chloe si fermò ansimante davanti al cancello di casa Agreste. Ne era sicura, Adrien e quella ‘ruba-fidanzati’ di Marinette erano entrati li dentro. Sabrina aveva deciso di tornare a casa già da un pezzo, così la bionda era sola. Si riavviò con un gesto della mano un ciuffo di capelli che le era caduto davanti agli occhi e inspirò profondamente. Sebbene conoscesse Adrien da molto tempo, non era mai entrata sola con lui in casa sua. Sentì un nodo alla gola e sentì lo stomaco stringersi in una morsa. Perché lui ci aveva portato Marinette? Guardò verso la casa e vide due figure stagliarsi dietro la finestra. Ma che stavano facendo? Sembravano… abbracciati. Si, si stavano abbracciando. Chloe sentì la morsa farsi più stretta. Non avrebbe permesso che Adrien le venisse soffiato in quel modo. Il suo cervello cominciò a lavorare velocemente. Un’idea le balenò in testa. Sorrise furba. Poi voltò la testa di scatto, con la coda di capelli biondi che fendeva l’aria. E si incamminò verso casa a grandi passi, con mille pensieri che le vorticavano nella testa.
Spazio autrice
Eccomi con un nuovo capitoloooooo 😂😁 spero che la mia fanfiction vi continui a piacere sempre di più capitolo dopo capitolo eeee.... niente, scrivete qua sotto nei commenti se vi è piaciuto. ❤❤❤ buona lettura
STAI LEGGENDO
Tempo d'amore - le avventure di Ladybug e Chat Noir
FanfictionTira aria d'estate a Parigi e Marinette e Adrein si preparano a godersi le meritate vacanza. Intanto i loro eroici alter ego vegliano sulla città di Parigi perché si sa, il crimine non riposa mai. Ma sarà davvero così? A Parigi non ci sono tracce di...