Capitolo 24: "L'amore è... sacrificarmi per te"

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Quando chat noir abbassò lo sguardo sentì una stretta al cuore. La città era in preda al caos. Non c'era nessuno che non litigasse, volavano insulti e parole pesanti, ognuno parlava con lo scopo di ferire gli altri. Un paio di ragazzi piangevano accasciati al lato del marciapiede, un altro in fondo alla strada urlava contro ad una ragazza in lacrime. La scena era desolante. "No... no" mormorò il supereroe facendo vagare lo sguardo da un cittadino all'altro e sentendo il cuore farsi via via più pesante "Cosa è successo?" si chiese ad alta voce, quasi in preda alla disperazione. "Adrien!" Il ragazzo si voltò e vide Tikki volare rapidamente verso di lui. Piangeva. "Tikki, dov'è Marinette?" Chiese, una nota di urgenza nella voce. Il kwami lo guardò in silenzio. "No, ti prego non dirmi che..." Non riusciva a dirlo. Non poteva essere, non lei, non se lo meritava. Ma non ebbe bisogno di finire la frase perché guardando la piccola coccinella davanti a sé comprese che lei aveva capito perfettamente cosa voleva dire e che il suo silenzio non era altro che un tacito assenso. Chat Noir sentì la gola bruciare e la vista appannarsi. Chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime: quello non era il momento di piangere. "Portami da lei" disse poi al kwami, cercando di controllarsi. Tikki non disse nulla ma mosse il capo in segno di assenso, poi si voltò e sfrecciò in avanti, con Chat Noir che la seguiva rapidamente saltando da un tetto all'altro.Il ragazzo cercò con tutte le sue forze di non guardare giù. Quelle scene di odio gli lasciavano dentro solo un senso di terribile desolazione. Vagarono così fra i tetti per un tempo che gli parve interminabile. Eppure sentiva le gambe che continuavano a muoversi, a correre, a saltare senza alcuna fatica. Tikki sembrava procedere sicura; doveva esserci un legame fra kwami e rispettivo padrone che permetteva di sentire dove questo si trovasse, pensò Chat Noir. Finalmente i due raggiunsero la Torre Eiffel. Chat Noir si fermò e la guardò da una cinquantina di metri di distanza. Più o meno a metà dell'altezza vide Ladybug. Per un attimo tirò un sospiro di sollievo. Ma... No, quella non era Ladybug, il suo costume... era sbagliato. Era nero. "Marinette..." mormorò il ragazzo. Ancora una volta si vide costretto a ricacciare indietro le lacrime. Poi fece un respiro profondo e si voltò verso Tikki "Tu aspettami qui" disse con voce decisa "La salverò te lo prometto". La coccinella tentò di dire qualcosa ma Chat Noir non la fece parlare, saltando immediatamente verso il monumento. Dopo un breve volo il ragazzo sentì i piedi atterrare sul metallo della torre. Marinette gli dava le spalle ed era intenta a contemplare la scena che si presentava ai loro piedi. Con orrore Chat Noir si rese conto che la ragazza stava ridendo compiaciuta. "Marinette" disse. Lei si voltò. Il suo sguardo aveva qualcosa di diverso, era duro e beffardo. Le labbra erano leggermente increspate in un ghigno sfacciato. "Non sono più Marinette" disse. Anche la voce sembrava diversa, più tagliente, sembrava graffiare l'anima. Chat Noir rabbrividì ma strinse il pugno intorno al bastone. "Ora mi chiamo Lady Eris" continuò la ragazza. "Perché lo stai facendo Marinette" chiese lui, ignorando del tutto le parole della ragazza. Lei fece un gesto stizzito quando senti che la chiamava ancora con il suo nome. Poi corrugò le sopracciglia e si voltò nuovamente a contemplare il caos che aveva creato "Non è ovvio?" Disse poi, sempre dando le spalle al supereroe "Tutto questo amore, questa pace. Che se ne fa la gente. Perché non ce n'è un Po anche per me? E allora se io non posso averla non l'avrà nessuno." Concluse. Chat Noir senti qualcosa incinarsi nella sua voce. Era come se dietro quel sorrise beffardo si nascondesse un cuore in frantumi e una ragazza che aveva solo un gran bisogno di qualcuno che la amasse. E tutto questo era colpa sua, si costrinse a pensare il giovane. "Non voglio combarterti Marinette" disse lui, muovendo un passo verso di lei. Gli sembrava fragile, se solo avesse potuto convincerla a parole... Ma lei si giro nuovamente, il sorriso di prima nuovamente dipinto sul volto. "Molto bene allora" disse "Vorrà dire che mi sarà molto più facile sconfiggerti". Mentre finiva di parlare fece saettare in avanti lo yoyo. Il ragazzo ebbe appena il tempo di scansarsi di lato con un balzo per non farsi colpire. Poi cominciò a roteare il bastone davanti a sé, per difendersi dai colpi. Marinette sembrava instancabile, continuava ad attaccare senza diminuire la potenza e Chat Noir aveva le mani legate. Non poteva attaccarla, ma non sarebbe potuto resistere a lungo. Doveva trovare una soluzione e alla svelta. "Marinette... io... mi dispiace, sono stato un vero idiota, tutt il male che ti ho fatto non te lo meritavi, non te lo meriti!" Le parole uscivano senza la sua volontà "E ora tutto questo... tutto questo è colpa mia. Ti chiedo scusa. Ma non mi importa se non mi perdonerai solo ti prego, torna in te, questa non se tu... questa ragazza che ho davanti... Marinette io voglio che tu torni ad essere quella ragazza sorridente che ho aiutato nei compiti di matematica e che ho portato al mare con me!". La ragazza rimase impietrita. Chat Noir si rese conto in quel momento di quel che aveva fatto. Con le sue parole le aveva appena svelato la sua identità. "Marinette... io... so chi sei..." disse. Lei continuò a guardarlo. Il ragazzo poteva leggere nei suoi occhi la stessa confusione che aveva provato lui quando aveva finalmente capito la verità. In quel momento Chat Noir si rese conto di aver creato una breccia. Si mosse in avanti con una rapidità impressionante verso la ragazza. Voleva solo immobilizzarla, trovare l'akuma e salvarla. Avrebbe fatto qualsiasi cosa. Ma quello che accadde superò qualsiasi sua previsione. La ragazza si accorse del movimento di lui e, quando lo sentì addosso, esegui una serie di rapide mosse che lui non si aspettava. Si trovò ad essere sbalzato via, il bastone che cadeva in strada senza che lui potesse raggiungerlo. Vide il vuoto sotto di se. Senza neanche pensarci stese un braccio e riuscì ad aggrapparsi ad una trave in ferro. Le gambe penzolavano sotto di lui senza possibilità di appoggio. La caduta sarebbe stata fatale, pensò. Guardò in alto; sopra di lui vide il volto di Marinette che lo fissava. Nei suoi occhi sembrava non esserci alcuna emozione. "È finita micetto" disse, con tono apatico. Allungò una mano verso quella del ragazzo. L'anello! pensò lui. "Mi dispiace Marinette, non posso lasciatelo fare. Se portassi il mio miraculous a Papillon... Non ci sarebbe più via del ritorno, non capisci? Io voglio solo che tua sia libera e felice. Anche se..." la gola bruciava ormai in modo incontrollabile "... Anche se questo vuol dire esserlo senza di me" disse. Poi, prima che lei potesse replicare o fare qualsiasi cosa, aprì lentamente le dita e si lasciò precipitare nel vuoto.

Spazio autrice

Et voila, il nuovo capitolo come al solito in ritardo (non mi smentisco mai) ma... spero vi piaccia. Cercherò di aggiornare entro il weekend 😊. Byeeeeee

Tempo d'amore - le avventure di Ladybug e Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora