10-Coffee Eyes

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-Oddio signorino, non è ancora vestito?! La signorina Kim la sta già aspettando di sotto con tutta la sua famiglia!- la voce preoccupata della sua cameriera personale fece roteare gli occhi al ragazzino dai capelli mori.

Non la voleva conoscere.

Non aveva neanche la minima intenzione di fingere falsi sorrisi e fare il gentiluomo.

-Aspetti un secondo, ci penso io così facciamo prima, va bene signorino?- la vecchia cameriera dalle orecchie a sventola si precipitò sul quattordicenne senza neppure notare l'occhiataccia che aveva ricevuto come risposta, a gran velocità fece entrare nella rispettiva asola gli ultimi due bottoni della camicia e gli annodò in pochi secondi la cravatta con fare esperto.

Dieci minuti dopo il ragazzino si trovava nel salone su un divano bordeaux dalle gambe in mogano e sorseggiava rumorosamente del the, rigorosamente nero. Al suo fianco si trovava la signora Park, sua madre, impegnata a discutere di chissà quale divertente barzelletta di grande spessore con i signori Kim, disposti sul divano difronte a loro.

E poi c'era lei.

Una ragazza poco meno che ventenne si guardava in giro timidamente e cercava invano di sorridere cordialmente al piccolo Jeon, che dal canto suo stava trovando tremendamente interessante il fondo della sua tazzina di porcellana.

Un cameriere dai capelli corvini posizionò sul tavolino collocato tra i due divani due vassoi stracolmi di pasticcini e la signora Park approfittò della copertura temporanea per incalzare il figlio.

-Jungkook, di' qualcosa. Non fare il maleducato.-

Il giovane si ripromise di non dimenticare mai lo sguardo della madre che accompagnò quella frase.

C'era odio, puro e gelido odio in quegli occhi che avrebbero dovuto dar conforto a quel quattordicenne.

Un ragazzino che non aveva mai avuto a che fare con il gentil sesso se non con cameriere vecchie e dalla pelle avvizzita negli ultimi anni; ora si ritrovava obbligato a rivolgere attenzioni a una completa sconosciuta di cinque anni più grande di lui e i suoi genitori, anch'essi dei completi estranei.

Il moro, nascosto ancora dalla tazzina, si morse il labbro inferiore e lasciò che la lingua scivolasse tra di esse, nervosamente. Era un gesto che era solito fare per smorzare lo stress e che gli aveva proposto il suo psicoterapeuta.

Allontanò la tazzina e la posò sul tavolino di vetro affianco ai dolciumi, poi sollevò gli occhi color nocciola e li puntò in quelli caffè della sua promessa sposa, Kim Ji Won.









Spalanco gli occhi e interrompo il flusso di note che stanno uscendo dal pianoforte a coda, colto da un'improvvisa realizzazione.

Il profumo del cliente misterioso è molto, troppo, decisamente troppo, simile e quello del minore dei signorini.

Che mi stia sbagliando? Insomma, posso ancora sentire il tocco delle sue mani fredde tatuate sul mio corpo e quel bacio dolce al sapor di menta; ma seguendo quale filo logico potrei trovarmi nella stessa reggia di quel cliente?!

Impossibile. Decisamente impossibile.

-Tutto bene Tae?- il suono delle parole di Yoona mi arriva lontano e attutito dal vociare incessante che ora sta abitando la mia mente.

-Tae?- mi richiede Jimin, strattonandomi lievemente la spalla.

-Sì, tutto bene, deve solo essere la fame a giocarmi brutti scherzi. Vado a chiedere a Mr. Panciotto se intende farci pranzare prima di sera.- pronuncio alzandomi dalla panca, sfuggendo agli occhi preoccupati dei miei amici; esco dalla stanza piuttosto agitato per poi appoggiarmi un secondo al muro una volta chiusa la porta.

Roxanne ~ VKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora