14-Friendship

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Ho la testa completamente in un'altra dimensione quando l'assistente dalle fattezze di un armadio mi lascia nell'aula prove del primo piano, in cui io e gli altri ci siamo esercitati il giorno prima. 

Lo sguardo peccaminoso del signorino Jeon mi è entrato sottopelle. E quel gesto che ha fatto con la lingua alla vista dell'assistente, quasi a voler sopprimere qualsiasi azione volesse realmente fare, mi fa sentire ancora le gambe come fossero gelatina.

Conosco questo ragazzino da meno di ventiquattro ore, ma il mio corpo risponde ad ogni suo comportamento quasi d'istinto, come se già lo conoscesse. Come se il tempo che abbiamo passato insieme fosse più che abbastanza per strapparci i vestiti di dosso e lasciarci andare ai nostri più morbosi desideri carnali. 

Mentre sono travolto da un andirivieni di pensieri sporchi e spinti mi rendo conto che nella sala sono presenti anche tutti gli altri miei colleghi e che la sunbae dagli occhioni seducenti ci sta impartendo la nostra nuova mansione. Di tutto ciò che esce dalle sue labbra piene e lucide di lipgloss io riesco a cogliere solamente: "intrattenere", "suonare" e "questa sera". Dopodiché la vedo girare sui suoi tacchi e andarsene, mentre tutti gli altri si apprestano a un certo strumento all'interno dello stanzone.

Io, non comprendendo appieno cosa diavolo sta succedendo, mi dirigo quasi istintivamente dal mio migliore amico per saperne di più, interrompendolo mentre sta facendo scorrere il gancio della zip della custodia per prendere il violino adagiato al suo interno.

- Uhm, Jimin? - lo chiamo mentre mi avvicino alla sua postazione.

No, non l'ho perdonato, diciamo che questa è solo una tregua.

- Tae? - solleva subito il viso, probabilmente incuriosito dal mio atteggiamento stranamente docile. Mi accorgo solo ora che sul suo viso sono ben visibili due scocche rosso sangue e rimango interdetto, increspando le sopracciglia.

- Cosa diamine..? - gli indico il viso, in cerca di spiegazioni, momentaneamente abbandonando la mia necessità di farmi spiegare cosa ha detto la sunbae.

Lui solleva entrambe le sue mani, posizionandole a coppa sulle sue guance rossastre, constatando quanto esse siano bollenti, per poi interrompere il nostro contatto visivo, eludendo me e la mia domanda inquisitoria.

- N-nulla. È che ho fatto talmente tante figuracce col signorino N-nam, che ancora mi imbarazza ricordarle... - sussurra lui, guardando per terra.

Niente di nuovo. 

Lo guardo con occhi curiosi, aspettando che me ne racconti qualcuna, ma scuote la testa facendo il difficile. 

- No, ti giuro Tae... spero di non rivederlo mai più. - squittisce, mentre sbatte il palmo della mano contro la fronte.

Lo fisso sbattendo più volte gli occhi, non arrendendomi, e lui si scompiglia i capelli sbuffando.

- Mica mi odiavi fino a qualche minuto fa? - sbotta, cercando di ricomporsi. 

Rivolgo gli occhi al cielo per qualche secondo, per poi sentire una lampadina accendersi nella mia testa.

- Jiminnie... - mi abbasso sulle ginocchia per essere alla sua altezza e appoggio il mento sui palmi delle mani sorridendo inquietantemente - Mmh...Tu conosci il viso del cliente misterioso, no? - con la mano destra gli carezzo la giacca, pulendola da dello sporco inesistente. 

Vedo il suo pomo d'Adamo scendere e salire e i suoi occhietti sbattere preoccupati. Bingo.

- E' stato t-tanto tempo fa... Ora non ricordo bene... - accenna insicuro.

- ...P-perché me lo chiedi? - chiede, mentre estrae il violino e si risolleva in piedi. Lo seguo a ruota rialzandomi, cercando di focalizzare tutte le mie attenzioni su qualsiasi reazione il rosa possa avere alle mie supposizioni.

Roxanne ~ VKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora