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La sveglia non suonò, o forse Jimin non la sentì e rimase sul divano fino al suono del campanello che lo svegliò.

Yoongi anche quel giorno arrivò in classe in ritardo, si guardò intorno notando una stranezza, Il posto del compagno era vuoto e il più piccolo non era seduto altrove. Subito la sua mente volò a quel ragazzo più alto che lo aveva aspettato fuori, quello stesso ragazzo che aveva visto parlare con i suoi amici, una strana preoccupazione si insinuò tra quelle immagini.

-Terra chiama Min Yoongi...si sieda per cortesia?

Lo richiamò, ironica e alterata, la voce dell'insegnate vedendolo ancora in piedi in mezzo alla stanza con lo sguardo perso su quel banco vuoto.

-No mi scusi...

Tornò verso la porta, fece un piccolo inchino e se ne andò. L'insegnante si alzò facendo per ribattere ma ormai era troppo lontano per sentire anche solo una parola.

Corse fino a casa del più piccolo senza fermarsi, quello che aveva visto il giorno prima lo portò ad una conclusione e sperò con tutto il cuore di sbagliarsi. Non perchè volesse la passasse liscia, ma più che altro non era il tipo di persona che volesse altre persone si intromettessero nei suoi problemi. Arrivò con il fiatone, si fermò li fuori per qualche minuto cercando di riprendere un respiro regolare. Poi suonò alla sua porta senza ricevere risposta, provò ancora e ancora, aveva sentito da subito dei rumori dentro, sapeva che c'era.

-Jimin, sono Yoongi...ti prego aprimi...

Gli urlò attraverso la porta, poi bussò ancora e ancora non ricevette risposta.

-So che ci sei...non me ne andrò fin che non aprirai...

Ancora niente, si lasciò scivolare lungo la porta e mettendosi a sedere sperò che l'altro lo stesse almeno ascoltando.

-Vattene.

Risuonò la voce, dispiaciuta, del più piccolo. Era rimasto per tutto il tempo li dietro, inizialmente indeciso, poi abbastanza convinto a non farsi vedere da lui così. Stava appoggiato sulla schiena con gli occhi chiusi, non avendo ancora il coraggio di sbirciare. Il maggiore si voltò rialzandosi in piedi, appoggiò le mani istintivamente sulla superficie della porta.

-No...devo parlare con te, devo sapere una cosa...devo sapere se è vero quello che penso.

Abbassò lo sguardo.

-Vattene ti prego...devi starmi lontano, sono una persona orribile.

Delle lacrime si prepararono a scendere sulle sue guance, non avrebbe mai voluto cacciarlo, anzi in un altra situazione avrebbe voluto aprire quella maledetta porta e saltargli addosso.

-Jimin...aprimi e basta.

Il tono cercò di suonare risoluto, ma le preoccupazione si fece sentire comunque. Le parole del minore gli stavano dando la netta conferma del pensiero con cui era giunto li. Passò ancora qualche minuto la serratura scoccò, venne seguita da un cigolio e la porta si aprì. Yoongi entrò, svelto, trovando poi Jimin ad aspettarlo con lo sguardo chino a guardare le piastrelle del pavimento. Notò subito la maglietta sporca di un rosso/marrone, sgranò gli occhi, si avvicinò bloccandolo contro la parete e lo abbracciò delicatamente, non volendogli fare male.

-Immaginavo fosse successo qualcosa...

Gli sussurrò all'orecchio facendo poi un respiro profondo.

-E' stato quel ragazzo che ti aspettava?

Cercò di incrociare il suo sguardo ricevendo solo un cenno affermativo da parte sua.

-Chi è? Centrano qualcosa Hoseok e Namjoon vero?

La scuola monotona? Chi sa...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora