-CANNELLONI- 20.0

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Sogno o son desto?
I risvegli in quella stanza segreta dai colori tenui e dal profumo di lavanda, traumatizzavano Mario che faticava a rendersi conto, nonostante i mesi ormai, di una realtà inaspettata che tanta gioia procurava al suo cuore. Erano ufficialmente una coppia. Erano ufficialmente insieme. Erano ufficialmente innamorati persi. Vivevano. Si vivevano. Nessun respiro o sorriso cennato, nessun movimento o gesto insensato. Nulla sfuggiva ad entrambi perché come ossigeno, tutto ciò che li riguardava li teneva in vita. Claudio conduceva la solita vita frenetica e dividersi tra i vari impegni non era mai stato un problema. Persino adesso, a maggior ragione adesso, organizzarsi la vita era un'esigenza in più, e Mario era la priorità. A lui destinava le ore migliori, i momenti migliori. Mai separati per pranzi e cene. Gli avrebbe evitato certi preparativi culinari, ma rinunciare al suo impegno, ad ogni pizzico d'amore in aggiunta ad ogni singolo piatto, a quegli occhi strizzati per la felicità e a quel sorriso in dolce attesa per il giudizio finale, non era possibile perché la vita va vissuta attimo per attimo, e le sfumature sono preziose perché nascondono l'essenziale, e Claudio lo sapeva bene ormai e di Mario avrebbe conservato ogni cosa, ogni pensiero, ogni immagine, ogni odore, ogni gesto. Tutto.

Tornare a certe vecchie abitudini era stato semplice. Verona nel cuore da sempre, dalle prime volte, dai primi passi, e quella palpatina al seno di Giulietta, che con imbarazzo e quasi ribrezzo si era forzato di dare, aveva dato i suoi frutti inaspettatamente. Ciuffo scomposto tra il cuscino e la fronte, labbra gonfie color porpora ed un respiro fresco invadere la stanza: Claudio, la visione mattutina migliore di sempre. Dormire era come un hobby per Mario, ma il pensiero, il desiderio, il volerne scrutare il viso ed il corpo senza interruzione, senza imbarazzo, lo tenevano sveglio in tempo, ancor prima che suonasse la sveglia, e che scappasse via per gli impegni e il lavoro. Lo guardava intensamente e si innamorava. Si eccitava. Una magia Claudio, inspiegabile. Sottomettersi era la soluzione, e l'amore spianava il cammino e lo illuminava sino alle stelle. Poche volte alla settimana visitava la capitale per ricongiungersi con amici e parenti e per registrare nuove puntate presso U&D. Il nuovo lavoro  procedeva meravigliosamente e ne era orgoglioso. I rapporti con Maria, Tina e Gianni, e l'intero staff miglioravano giorno dopo giorno, ed intervenire e sorridere durante la puntata, era semplicemente naturale ormai. Aveva inoltre instaurato un bellissimo rapporto con Alex, il nuovo tronista gay, anche lui di Verona e che spesso incontrava  casualmente e non, per la città e nei vari locali. Claudio non era geloso e non lo era mai stato nella vita, forse per eccessiva sicurezza o per indole, eppure Alex, che già conosceva essendo suo compaesano, lo irritava alquanto e la sua presenza, la sua vicinanza a Mario, muovevano qualcosa di strano in lui a cui non dava nome e che lo spaventava e che teneva per sé come un segreto.

-Amo, stasera abbiamo ospiti. Riesci ad esserci per le 21:00?

-Aaahhh sono settimane ormai! Paolo ha una casa e può permettersi una pizza ogni tanto... lo chiamo quel bastardo...

-Ahahah! Clà, Paolo non è da noi stasera ma... da Rosita. Stasera scrocca da lei!

-È folle sì quell'uomo. Quindi libertà stasera... lo segno sul calendario e mi metto nudo!

-No Clà, quale libertà... ma segna pure se vuoi il "mio" primo invito in casa Sona-Serpa.

-Se non Paolo, chi allora? Tu non hai amici. Io sono il tuo "tutto" e ti basta... anzi, è troppo!

-Il tempo ti rimbecillisce noto! Clà, stasera Alex sarà dei nostri.

Alex: motivo di trambusto viscerale, nervi tesi, mani accaldate, pensieri confusi e vista offuscata. Sopportava a stento incontri fugaci per strada e chiacchierate giornaliere al telefono, come reggere ore ed ore in casa propria? Come reggere i sorrisi di Mario, e gli sguardi felici verso Alex? Come reggere la vicinanza dei loro corpi, e l'affinità dei loro caratteri? Era davvero troppo, ma impedirlo lo credeva stupido ed immaturo. Definiva la gelosia un sentimento di poco conto ed inutile in un rapporto, piuttosto motivo di strage e sofferenza, come parlarne quindi? Come ammetterlo? Si sentì incredibilmente debole e indifeso, sopraffatto certo dalla paura, per la prima volta. Sbiancò in volto e perse le parole.

-Clà? Che è? Mi sono permesso di farlo e di non avvisarti, d'altronde ormai è ... cazzo i cannelloni in forno!!!

-D'altronde è casa tua Mario. Conta poco ORMAI il mio parere.

-Per un pelo cazzo (diceva fra se)... che hai detto Clà? Ho forse detto qualcosa di sbagliato?

-No. Faccio una doccia.

Mario aveva intuito bene, ma lungi da lui il reale motivo, perchè le scenate di gelosia, il senso di appartenenza e di protezione, la rabbia scolorirgli il volto, erano di certo caratteristiche proprie. Lo fissò allontanarsi e raggiungere il lato opposto di casa. Pochi secondi di smarrimento per poi accorgersi dell'ora tarda, e raggiungere la cucina per poter concludere.

***

Scelse l'outfit, il profumo e sistemò il ciuffo così come Mario preferiva. Aveva sconnesso il cervello Claudio. La ragione, la logica, lasciavano spazio all'immaginazione. Claudio adesso folle. Determinato. Spaventato. La tavola apparecchiata con cura ed il profumo invitante dei cannelloni appena sfornati gli appartenevano. Mario si donava a Claudio attraverso la cucina, ed i cannelloni erano da sempre stati l'emblema del loro amore e di tante ricongiunzioni dopo terribili ed inutili liti.  I doni di Mario, quella sera, erano destinati ad un altro uomo. Conosceva l'amore di Mario, ma dinanzi alla paura di perderlo, di non incontrarli quegli occhi profondi, di vederlo sfumare quel sorriso lucente si sentiva morire. Mario gli apparteneva e dividerlo non era ammesso. Si avvicinò deciso e gli cinse i fianchi stretti, sorprendendolo Mario, ancora indaffarato.

-Prossima volta inventati qualcos'altro caro il mio chef. Sono geloso dei miei cannelloni...

Mario lo guardò divertito e gli baciò la fronte. Aveva capito e letto fra le righe. Ermetico certo Claudio, ma trasparente in fondo come acqua di fonte.



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