E Claudio respirava, nient'altro. Continuò Mario per ore e gli raccontò del suo passato, di quegli sprazzi di vita rinchiusi dentro il cuore e di cui parlare non è mai stato troppo facile. Dell'emozione d'esser zio e di quanto le sue nipoti gli mancassero. Del suo ultimo lavoro e delle difficoltà, e di quanto lo studio evocasse certi ricordi speciali, e che l'aria profumava ancora di lui, di Claudio. Gli cantò una canzone, la loro canzone. Gli parlò d'amore e lo ringraziò d'essere al mondo, perché prima di allora, prima di scontrarlo quello sguardo e di desiderarle quelle labbra, Mario viveva d'altro, e le compagnie, le storie passate, lasciavano sensazioni simili al niente e di cui poco ricordava. Gli confidò ogni pensiero e desiderio. Ogni progetto. Ogni cosa. E lo disse sottovoce, con il cuore in gola e le mani tremanti.
-Amo, sto per dirti qualcosa di importante, di scioccante... magari ti svegli! Lo penso da mo, ma speravo onestamente di farlo in un contesto diverso... volevo sorprenderti, e renderlo magico... questo momento... magari invitarti a cena, in smoking, accoglierti con un mazzo di rose rosse e guardarti... come la prima volta. Ti ho amato e odiato lo sai. Oggi ti amo di un amore che non va spiegato, che non ha parole, che esiste ed esisterà, perché ha combattuto... ha sovrastato ogni cosa, ed io sono entusiasta di ciò che siamo stati, di ciò che abbiamo vissuto nel bene e nel male, e di ciò che costruiamo ogni giorno amore mio, perche sì... sei il mio amore grande. Il mio unico grande amore. Il mio senso sei tu Clà... e da mesi... ho un pensiero in testa. Un desiderio. Io... io... desidero sposarti Clà! Voglio farti mio e dichiararlo al mondo. Voglio stringerlo ancora, di più ancora, il filo rosso che ci lega.. per non perderti, per non averti distante. Voglio guardarti con la stessa intensità di sempre, ma con la consapevolezza di non aver di fronte un uomo qualsiasi... ma d'aver di fronte "mio marito". La "mia famiglia"!... Neanche questo ti sveglia Clà?... non andartene, ti prego!
E Claudio respirava, nient'altro.
Erano ormai trascorse ore, e la notte giungeva quasi al termine. Il respiro di Claudio ricordava la primavera. Ma in quella stanza adesso, era il gelo. L'inverno freddo. Non aveva smesso di piangere Mario, e per lo sforzo e lo sfogo, gli occhi invocavano pietà.
Un'infermiera aveva ascoltato casualmente la dichiarazione di Mario e quelle parole, quel sentimento troppo grande da tenere dentro, avevano colpito anche lei che li osservava, e pregava, sperava che da un momento all'altro potessero aprirsi gli occhi verdi di Claudio e che potesse rispondere alla proposta, lì, fra la vita e la morte, fra la disperazione e il miracolo. Entrò e delicatamente poggiò una mano sulla spalla di Mario che sobbalzò per lo spavento.-È davvero fortunato il tuo fidanzato.
-La fortuna ha baciato me stavolta. È la mia fortuna, non io la sua.
-Si sveglierà. Ti sposerà.
Ragazzo, fosse per me potresti pure restare... ma... ordini superiori mi dicono che de....-Si sveglierà presto... lo sento!... Andrò via se mi sarà d'aiuto. La prego.
-Ti ascolto...
-Lascerò qui il mio cellulare e suonerà continuamente. Ripeterà, finché non sarà sveglio, la nostra canzone... e lei veglierà. Veglierà su di lui, e mi chiamerà quando sarà il momento. Sarò qui fuori ad aspettare...
-Ragazzo ma io... non credo di poter... OK!
-Grazie! Lei è un angelo!
Fece per andare, ma tornò sorridente e legò al dito di Claudio un filo rosso, che teneva sempre con se, e che adesso penzolava dal letto per il peso di un bigliettino legato all'estremità. Si avvicinò trattenendo le lacrime e gli sfiorò le labbra setose e fredde.
-A tra poco amore mio. Fumo miliardi di sigarette e torno da te!
***
Una. Due. Dieci. Quattordici. Ventidue. Suonava il cellulare sul glaciale comodino dell'ospedale. L'infermiera aveva promesso e visionava spesso la camera, anche lei in attesa ed impaziente di vederli gli occhi di Claudio, ma i pazienti ed i medici in reparto la chiamavano continuamente, ed esserci non era possibile. Era l'alba ed i raggi del sole ancora tiepidi, attraversavano a stento la tapparella, raggiungendo poi il corpo steso di Claudio. Forse la temperatura, forse il dorato dei raggi solari, gli coloravano il viso, e le gote furono rosee e le labbra rosse. I capelli seppur sporchi di sangue, riflettevano la luce entrare e poggiarsi lievemente su di essi. E gli baciò gli occhi. Il sole glieli baciò e li svegliò. Provò ad aprirli, ed era luce intorno, bianco candore e note stonate. La canzone, e quelle voci.
Mario? Oddio, sei stonato come una campana!
Riconoscerla quella voce, nonostante la confusione, era la prova del suo amore infinito. E Mario aveva scelto bene. Non era una canzone qualsiasi, era la loro, registrata e cantata a squarciagola in macchina, che fra sorrisi ampi e sguardi complici era riuscita a svegliare Claudio, che attimo dopo attimo tornò in se e ricordò poi, con il cuore a mille, l'incidente e la paura di dover rinunciare alla vita.-Mario? Mario?
Ripeteva quel nome come fosse un mantra, si alzò e vide il cellulare di lui ed un filo rosso penzolare giù. Lo raccolse in fretta, e con il cuore in gola lo aprì il bigliettino, e lo lesse d'un fiato.
-Sposami Claudio!
L'infermiera lo aveva sentito gridare ed aveva fatto in fretta, correndo per i corridoi, lieta e commossa. Entrò e vide un uomo bellissimo con un sorriso ricordare la bellezza della vita, gli occhi stretti per la commozione e le lacrime precipitare giù e bagnargli le gambe muscolose. Ed aveva capito che non sarebbe stato un sì, ma mille sì.
-Cerca qualcuno signore?
-Mario?
-È qui fuori. Ha atteso per ore il suo risveglio. Lei è davvero fortunato.
-La fortuna ha baciato me stavolta. È la mia fortuna, non io la sua. Cortesemente, potrebbe chiamare "mio marito"?
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-OLTRE- #clario
FanfictionClaudio e Mario, due ragazzi ormai affermati nel mondo dello spettacolo, si erano amati e lasciati morire davvero. Mario spingeva "oltre" per dimenticare. Claudio spingeva "oltre" per ritornare. Si incontrarono e si ritrovarono più forti di prima. "...