Capitolo 10: Non ti hanno insegnato che non si gioca con il cibo?

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No, non è una metafora.
Vidi letteralmente tutto rosso.

Il tubetto di ketchup che Sissi aveva in mano era esploso innondando le due ninfe di liquido rosso. Le due emisero degli strilli talmente acuti da poter essere considerati degli ultrasuoni.
- Oh. Miei. Dei! - squittì Nina - Che schifo! Sissi è colpa tua. L'hai stretta troppo forte -.
- Non sono stata io. Era già rotto! - si difese lei.
- Basta, tu hai chiuso con me! Ti rimuoverò dagli amici Facegod! - e così dicendo corse via.
- Non se lo faccio prima io! - esclamò l'altra andando nella direzione opposta.
Rimasi a guardare quello spettacolo a bocca aperta.
Un miracolo! Ecco cosa c'era voluto per liberarmi di quelle due streghe. Il miracolo del ketchup che esplode da solo!
Ma se invece non fosse successo per caso? E se fosse stata la mia rabbia verso quelle due a farlo esplodere? Mia madre aveva detto che avevo ereditato tutti i suoi poteri. E se tra questi ci fosse stato quello di provocare esplosioni? Non aveva senso: lei era la dea della luna non del ketchup esplosivo. E a proposito di mia madre: se mi avesse visto in difficoltà e fosse intervenuta? Forse voleva premiare la mia lealtà nel proteggere Wendy o liberarmi di una seccatura dopo la giornata assurda che avevo appena vissuto. Questo pensiero mi diede speranza ma cercai di ridimensionare le mie aspettative riguardo al rapporto con mia madre: in fondo non aveva alzato un dito per proteggere sua figlia da un serpente assassino. Iniziava a girarmi la testa con tutti quei pensieri assurdi. No, un tubetto difettoso e una ninfa maldestra erano una spiegazione più probabile. Anche se non ne ero del tutto convinta non potevo stare lì a rimuginarci per tutta la sera. Una voce mi distrasse dai miei contorti ragionamenti sul ketchup.
- Cassidy, stai bene? - mi chiese Wendy preoccupata - sembravi un po'...incantata -.
- No - risposi scuotendo la testa - Cioè... ehm...si, sto bene. Stavo solo pensando. Tu piuttosto, ti sei fatta male? -.
- No, Ninfea mi ha afferrato prima che cadessi -.
Solo allora mi accorsi della ninfa accanto a lei. Aveva la pella rosa pastello, lunghi boccoli biondi e perfetti e occhi azzurri e limpidi come un ruscello. Indossava una maglietta bianca con la stampa di un coniglietto bianco in mezzo a dei girasoli sotto la scritta "Ready for Summer", pantaloncini spotivi neri e un paio di scarpe da ginnastica. Non sarebbe potuta essere più bella neanche se avesse avuto indosso un abito di alta moda. Pensai che fosse proprio questo il suo punto di forza: non le importava del suo aspetto. Dalla sua postura vidi che era chiaro che si sentiva a suo agio vestita così, non le importava minimamente delle occhiate sdegnose che le ninfe del tavolo accanto lanciavano alle sue scarpe logore o al buco che aveva sulla maglietta.
- Ninfea sarei io - disse.
Aveva il sorriso più dolce e gentile che avessi mai visto. Il suo sguardo irradiava una calore che gli occhi azzurri di solito non riuscivano a esprimere completamente perché mantenevano sempre una punta di freddezza.
- Fortunatamente quando Nina ha spinto Wendy stavo passando di qua e sono riuscita ad afferrarla -.
- Già, fortunatamente... - borbottò seccata Wendy, scoccandole un'occhiataccia. Forse le aveva dato fastidio il fatto di dover essere salvata da qualcuno ma intuii che c'era sotto qualcos'altro. Negli occhi di Ninfea scorsi un lampo di gelo così rapido che pensai quasi di essermelo immaginato, ma poi lei tornò a sorridere gentilmente come prima.
- Piacere di conoscerti - dissi io - Mi chiamo Cassidy -.
Non avevo veramente bisogno di presentarmi visto che ci aveva già pensato mia madre a farlo davanti al villaggio intero, ma di solito quando si incontra qualcuno per la prima volta viene spontaneo. E poi io non ero "la figlia di Artemide" come mi aveva definita Nina. Certo ora ero anche quello ma era una minuscola parte di me non volevo essere conosciuta come la figlia di qualcuno, volevo essere apprezzata per quello che ero veramente: Cassidy, una ragazza gentile e simpatica a cui piaceva disegnare, leggere e scrivere (per quanto le consentiva la dislessia). Mi chiesi se sarei mai entrata a far parte del villaggio e se le ninfe avrebbero mai visto aldilà della "figlia di Artemide". Solo il tempo avrebbe potuto dirmelo.
- Piacere mio - rispose cortesemente Ninfea, stringendomi la mano, e la naturalezza con cui lo disse spazzò via un po' delle mie preoccupazioni. Ci sedemmo tutte e tre mentre io e Wendy mangiavamo il nostro dessert, una coppetta di gelato alla vaniglia che nel frattempo si era un po' sciolto, ma, ehi, era pur sempre gelato!
- Ho sentito quello che hai detto per difendere Wendy - disse Ninfea - Sei stata semplicemente grandiosa! -.
- Già - intervenne Wendy - Grazie, Cassidy -. La sua voce e il suo sorriso timido per poco non mi commossero.
- Non ti aveva mai difeso nessuno? - le chiesi.
Lei arrossì. O meglio, le sue guance giallo pastello assunsero un vivace tono arancione che immaginai fosse dovuto all'imbarazzo.
- No - mormorò piano.
- Perché ?-
- Beh ecco...Io non sono molto popolare... Non mi piacciono i vestiti alla moda o i trucchi o le riviste di gossip (Sul serio, io leggo qualunque cosa, persino le etichette sulle confezioni di cibo, ma quelle riviste proprio non le sopporto! Ma come fanno a piacergli?!). Loro mi giudicano una sfigata, un topo da biblioteca, una... aspetta... come dicono i mortali? Ah, si...una nerd! -
- Devi sapere, Cassidy - continuò Ninfea - che le ninfe come Nina e Sissi non provano a conoscere le persone ma si fermano solo alla prima impressione. Il loro cervello è troppo piccolo per fare pensieri più complicati di "Wow, quello smalto è strepitoso!" o "Oh santi numi, ho un brufolo sul naso!". Quindi, secondo la loro logica, leggere è uguale a nerd e truccarsi è ugale a fico. Tanto semplice quanto stupido -.
- Sapete - dissi io - la cosa migliore che mi sia capitata oggi è stata quel ketchup esplosivo che le ha innondate tutte. È stata una vero miracolo! -.
- Si, un miracolo - borbottò Wendy. Ancora una volta aveva scoccato un'occhiataccia verso Ninfea e ancora una volta il calore degli occhi di quest'ultima si congelò facendoli sembrare schegge di ghiaccio. Quelle due mi stavano nascondendo qualcosa. Prima che potessi chiedere spiegazioni, una campanella suonò.
- Che significa? - chiesi.
- Che la cena è finita - rispose Ninfea.
Tutte le ninfe si alzarono, buttarono i rifiuti e gli avanzi di cibo e uscirono dalla mensa.
- Ehm...e ora che si fa? -.
- Oh, non te l'ho detto? - disse Wendy - Che stupida che sono! Scusa, scusa, scusa. Ora c'è l'intrattenimento serale. Fanno di tutto: spettacoli teatrali, concerti, musical, proiezioni di film, cabaret...Sta sera credo che interpretino "Cats" -.
Arrivammo in un enorme anfiteatro costruito interamente di legno. Le ninfe si stavano già sistemando sugli spalti chiacchierando e qualcuno dietro il sipario stava sbirciando la folla. Stavo per andare a sedermi con Wendy e Ninfea ma qualcuno mi posò una mano sulla spalla. Mi voltai e vidi mia madre.
- Ti dispiace seguirmi? -.
"E che ho fatto fin'ora?" e "Almeno sta' volta me lo sta chiedendo gentilmente" furono i miei primi pensieri.
- Ma...lo spettacolo sta per iniziare...- protestai.
- Ci saranno delle repliche. Vieni -.
Feci un cenno di saluto a Wendy e Ninfea e la seguii.

Eroi dell'Olimpo: I Miti SegretiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora