Capitolo 23: Do un pugno a un'aquila... e picchio un sacco di altra gente

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Non pensammo neanche per un momento di accettare i pasticcini. Corremmo e basta.
Eravamo appena arrivate al molo quando tre romani in armatura ci bloccarono la strada. I due ai lati erano grossi come armadi, mentre quello al centro era magro e scheletrico. Quest'ultimo sollevò la visiera dell'elmo rivelando il viso pallido e ciuffi di capelli biondi schiacciati. 

- Arrendetevi a Roma! - gridò in modo quasi isterico. Mi ricordava un piccolo criceto arrabbiato.

- Scordatelo! - ringhiò Hazel estraendo la spada dorata.

Piper cercò di essere diplomatica. - Ottaviano - disse infondendo nella voce un pizzico di lingua ammaliatrice - Quello che è successo al campo è stato un inganno. Possiamo spiegare -

- Non ti sentiamo! - strillò l'altro di rimando - Abbiamo la cera nelle orecchie... procedura standard contro le sirene. Ora gettate le armi e voltatevi lentamente, così potrò legarvi le mani - "Ma certo, perché essere catturate era il nostro obbiettivo della giornata" pensai.

- Lasciatemelo infilzare - bisbigliò Hazel - Vi prego -. Adoravo quel lato oscuro di Hazel ma forse in quel momento avremmo dovuto evitare il confronto diretto. Accanto a me Annabeth stava ragionando sulle possibili mosse strategiche. Potevo quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello all'opera.

Ottaviano continuò con il suo tono pomposo. - E' meglio che voi tre... Ehi, aspetta un momento. Tu chi sei? - Stava indicando me.

- Potrei farti la stessa domanda - 

Mi puntò la spada sotto il mento. 

- Ehm... - "Menti, menti, menti" disse il mio cervello - Sono la cugina di Annabeth - fu la prima bugia che mi venne in mente, e tecnicamente era vero.

Ottaviano si bevve la balla e proseguì con i suoi ordini.

- Allora? Cosa aspettate a gettare le armi? -

Annabeth estrasse il suo pugnale e lo gettò in mare. 

- Perché l'hai fatto? - esclamò il romano - Non ti avevo detto di lanciarlo! Poteva essere una prova. O parte del bottino di guerra! - 

Annabeth sollevò le braccia e fece un'espressione da classica biondina senza cervello come a dire "Ops, che sbadata". Ok, aveva sicuramente un piano. Altrimenti non avrebbe mai fatto quella faccia.

Ottaviano sospirò. Proprio non c'era niente da fare con le ochette greche. - Voi altre tre... Posate le vostre armi sul ponte. Niente scher... - Le ultime parole famose. 

Un enorme getto d'acqua proruppe da sotto il molo come un gayser e spedì i tre romani a mollo nella baia -

Percy era in piedi davanti a noi e aveva in mano il pugnale di Annabeth. - Ti è caduto questo - le disse con il suo solito sorriso. Annabeth gli gettò le braccia al collo. - Ti amo -

- Aww! - mi sfuggì. Gli altri mi guardarono storto - Scusate mi è scappato. E' che siete troppo carini - 

- Ehm... ragazzi - si intromise Hazel - Dobbiamo sbrigarci -.

Intanto Ottaviano che annaspava per restare a galla, non aveva mai smesso di strillare come un ossesso. - Tiratemi fuori di qui! Vi ammazzerò! -

- Mi stai tentando - rispose Percy -  Quasi quasi...

-Cosa? -

- Niente. Andiamo ragazze - 

Hazel sembrava dubbiosa. - Non possiamo mica lasciarli affogare - disse.

- Non affogheranno - disse Percy - Ho ordinato all'acqua di sostenerli dal basso. Non appena saremo fuori portata, li farò sputare a riva - 

- Che carino! - esclamò Piper. 

Eroi dell'Olimpo: I Miti SegretiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora