Capitolo 1 - I'm Ready For My Close-Up

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Parigi, la città romantica per eccellenza. La città dell’amore.
Un paio di palle, pensai appoggiando la testa al finestrino dell’Heathrow Express, mentre cominciavo a vedere i familiari palazzi della periferia di Londra.
Parigi, la città puzzolente. La città dove i sogni si infrangono. La città dove gli amori finiscono.
Ecco, quello suonava meglio. Decisamente meglio.
Avevo ventidue anni, il cuore infranto e un fidanzamento fallito alle spalle. E non avevo più un lavoro, perché chi avrebbe potuto continuare a lavorare con il proprio ex fidanzato dopo aver scoperto il suo tradimento? Peggio di così non mi sarebbe proprio potuta andare.
Quando l’Heathrow Express terminò la sua corsa a Paddington Station trascinai la mia valigia fino alla metro, dove salii su un treno della District Line e scesi ad High Street Kensington.

L’aria fredda londinese di Dicembre mi colpì appena uscii dalla stazione. Mi fermai e respirai profondamente, guardandomi intorno. I colori, le luci, i negozi, gli odori… era tutto così familiare e mi scaldò leggermente il cuore. Mi incamminai verso Kensington Square, verso la casa che avevo condiviso per due anni insieme a Katherine, la mia migliore amica.
Suonai il campanello e sentii i passi veloci della ragazza, che si stava precipitando ad aprire.
“Sophie!” Urlò non appena mi vide. Abbandonai la valigia e la borsa per terra e le saltai al collo.
“Kate!” Esclamai, mentre entrambe saltavamo e ci squadravamo come se non ci fossimo viste per anni. Beh in un certo senso era vero: l’ultima volta che ci eravamo viste di persona era stata a Febbraio, durante la Paris Fashion Week. Avevo inviato a Kate i biglietti per assistere alla sfilata di Armani Privé, dove avevo lavorato come make-up artist.
“Vieni, entra.” Disse la ragazza, prendendomi la valigia e chiudendo la porta alle nostre spalle. “La tua camera è rimasta esattamente come l’hai lasciata.” Aggiunse.
“Grazie, Kate.” Mormorai, tenendo lo sguardo basso.
“E di cosa?” Mi chiese, girandosi a guardarmi.
“Per essere qui per me. Per avermi permesso di tornare a casa. Per tutto.”
“Sophie, prima di tutto questa è anche casa tua. Non dimenticarti che l’abbiamo comprata insieme e c’è il nome di entrambe sul contratto.” Rispose. “E poi stai scherzando, vero? Sei la mia migliore amica, è ovvio che sarò qui per te qualunque cosa succeda!”
“Grazie.” Ripetei. “Non hai idea di come sia umiliante per me tutto questo.”
“Lo so, tesoro. Posso immaginare. Quel bastardo la pagherà. Magari si è preso l’herpes.” Disse, strappandomi un sorriso.
“Lo spero vivamente.” Risposi.
“Però dai, a parte Jean-Paul, Parigi è stata una bella esperienza, no?” Mi chiese la ragazza, decidendo di abbandonare la mia valigia e sedendosi sul divano in soggiorno. “Quella la portiamo su dopo, eh? Pesa ottocento chili.”
“Ho imparato a cucinare i macaron.” Risposi. “E sì, lavorare come make-up artist è stato bellissimo, anche se Jean-Paul…”
“No. Non ci devi pensare.”
“Ma come faccio? Oltre ad essere stato il mio fidanzato per due anni era anche il mio capo!”
“Allora tu fingi che il tuo capo fosse Ratatouille!” Esclamò. “Lo so che era uno chef, ma è la prima cosa francese che mi è venuta in mente.”
Scoppiai a ridere fragorosamente e abbracciai la ragazza, che sapeva sempre cosa dirmi per farmi tornare il sorriso.

Io e Kate ci conoscevamo da una vita. Eravamo cresciute insieme e avevamo frequentato le stesse scuole finché io non avevo deciso di intraprendere la strada per diventare make-up artist e lei stilista. Eravamo entrambe uscite di casa a diciotto anni, ci eravamo trasferite a Londra e avevamo comprato una bellissima – e costosissima – casa a Kensington Square. Eravamo entrambe fortunate dal punto di vista economico perché i nostri genitori erano ricchi sfondati e avevamo tutte e due un fondo fiduciario, che era stato molto utile per comprare quella bellissima casa.
Poi avevo conosciuto Jean-Paul, quell’affascinante ragazzo francese che aveva rapito il mio cuore. Avevamo lavorato insieme a una sfilata per la London Fashion Week mentre stavo finendo la scuola per make-up artist e lui mi aveva offerto un lavoro. A Parigi. Come avrei potuto rifiutare la sua offerta? In pochissimo tempo mi ritrovai a lavorare per i grandi nomi della moda nella capitale della Francia e ad essere felice come non lo ero mai stata. Soprattutto quando, dieci mesi dopo il mio trasferimento, Jean-Paul mi aveva portata sulla Tour Eiffel e mi aveva chiesto di sposarlo.

“Hai presente Lou?” Mi chiese Kate mentre lavavamo i piatti quella sera.
“Teasdale?” Domandai distrattamente, mentre aiutavo la mia amica.
“Sì, lei. Mi ha chiamata oggi pomeriggio e mi ha chiesto un favore. Cioè, mi ha chiesto di chiederlo a te.”
“Di cosa si tratta?” Chiesi con interesse. Lou Teasdale era più grande di me di qualche anno e l’avevo conosciuta tramite Kate. Aveva trovato lavoro come make-up artist per X Factor, dove la mia amica lavorava come stilista, ed erano diventate amiche quando io mi ero trasferita a Parigi.
“E’ stata presa per fare un lavoro fighissimo per una band, solo che si è ammalata e non può dare buca all’ultimo, quindi mi ha chiesto di chiederti se potresti farlo tu.” Mi spiegò la ragazza.
“Beh, si tratta di fare la make-up artist, no?” Domandai.
“Certo. Pare che questa band abbia un servizio fotografico o qualcosa del genere e hanno bisogno di una nuova make-up artist perché quella vecchia si è licenziata. Lou mi ha detto che sa come lavori e si fida di te.”
“D’accordo. Dovrò pur ricominciare a lavorare da qualche parte, no? E questo lavoro ha l’aria di potermi dare contatti interessanti.” Risposi alzando le spalle.
“Perfetto! Questo è l’indirizzo dove devi andare domani.”
“Ma mi faranno entrare? Non si aspettano Lou?”
“No, ha già avvisato di essere malata e ha detto che avrebbe mandato una sostituta. Adesso la chiamo e le dico di confermare il tuo nome.”

Il giorno successivo raggiunsi l’indirizzo che mi aveva dato Kate e scoprii che era la sede di Cosmopolitan UK. Quindi la band in questione avrebbe avuto un servizio fotografico di moda! Non vedevo l’ora scoprire il tema e scatenarmi con ombretti, pennelli e quant’altro.
“Buongiorno.” Mi salutò la receptionist, guardandomi con interesse.
“Buongiorno. Sono Sophie Campbell e sono qui per…” Cominciai a dire. La ragazza scrutò intensamente lo schermo del computer davanti a me e mi interruppe.
“Per il servizio fotografico. Sei la make-up artist! Mi servirebbero i tuoi documenti, per favore.”
Le porsi la carta d’identità e aspettai che finisse di scrivere i miei dati al computer. Pochi secondi dopo stampò il mio badge.
“Ecco, non toglierlo mai perché altrimenti non potrai più rientrare. Tienilo bene in vista.” Disse infilando il cartoncino nel porta badge e porgendomelo. “Per entrare devi passarlo sul lettore per fare aprire i tornelli. Poi devi andare al quinto piano. L’ascensore è proprio lì di fronte.”
“Ok, grazie mille.” Dissi.
“Oh, che stupida! Mi stavo quasi dimenticando di dirti che lo studio del servizio fotografico è il numero due!” Esclamò la receptionist mentre aspettavo l’ascensore.
“Grazie!” Risposi.

“Quinto piano, studio due.” Mormorai tra me e me quando uscii dall’ascensore. Scoprii che il quinto piano aveva tre studi fotografici, il famosissimo guardaroba – speravo di avere la possibilità di visitarlo! – e un paio di uffici. Fortunatamente lo studio due non fu difficile da trovare. Era già pieno di gente, così bussai alla porta e aspettai timidamente.
“Sì?” Mi chiese un uomo dall’aria poco amichevole.
“Sono Sophie Campbell, la make-up artist.” Spiegai. Vidi l’uomo indugiare sul badge che avevo appeso intorno al collo.
“Un secondo.” Disse poi, richiudendo la porta. La riaprì dopo pochi secondi e mi fece entrare. “Dovevo controllare che il tuo nome fosse sull’elenco. Non si sa mai.” Mi spiegò aprendosi in un sorriso che rese il suo volto decisamente più amichevole.
“Certo.” Risposi. Mi guardai intorno. Vidi il fotografo, che stava già sistemando la macchina fotografica di fronte al telone bianco. Riconobbi l’assistente del fotografo, che era la ragazza che stava correndo ovunque, con le braccia piene di obiettivi e treppiedi e vidi tanta altra gente sconosciuta.
“Tu sei Sophie, giusto?” Mi chiese una ragazza improvvisamente.
“Sì.” Risposi.
“Ottimo, vieni con me. Io sono Caroline, la stilista dei ragazzi.” Disse, presentandosi. “Dovrebbero arrivare tra pochissimi minuti e dobbiamo farci trovare pronte. Hai un’ora e mezza per truccarli tutti e cinque. Sai fare anche i capelli, vero?”
“Sì.” Risposi, leggermente intimidita.
“Ottimo.” Disse Caroline, aprendo una porta e facendomi entrare. Era un altro studio fotografico, il numero tre, e dentro c’erano degli stand con i vestiti e cinque postazioni trucco.
“Quindi sono ragazzi?” Chiesi, un po’ sorpresa. Per qualche motivo avevo pensato che ci sarebbe stata una girl band in un servizio fotografico per Cosmopolitan. Magari le Little Mix, che avevano vinto X Factor pochi anni prima ed erano famosissime.
“Sì.” Rispose semplicemente Caroline facendo una smorfia orrenda. Guardai nella direzione in cui stava guardando lei e capii il motivo del suo terrore: l’orlo di un paio di pantaloni era ceduto e avrebbe dovuto ricucirlo in fretta e furia.

“Eccoci! Buongiorno!” Esclamò una voce dietro di me. Stavo sistemando la mia valigetta da make-up artist e avevo già indossato la mia cintura di pennelli.
“Ciao Caroline!” Esclamò un’altra voce alle mie spalle.
“Non c’è Lou?” Chiese una terza. Erano voci familiari, ma non riuscivo a capire chi fossero.
“Buongiorno a tutti.” Disse la quarta voce, quella che mi fece realizzare tutto. Cinque ragazzi, una band. Chi altro potevano essere se non i famosi One Direction? Erano arrivati terzi a X Factor qualche anno prima ed erano diventati la più grande boy band di tutto il mondo. Mi voltai verso di loro e il mio cuore si fermò per un istante quando vidi lui. Harry Styles, il mio primo fidanzatino. Il mio primo amore. Il primo ragazzo che mi aveva spezzato il cuore.
“Sophie?” Mi chiamò, guardandomi sorpreso. 

Over Again || [One Direction - Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora