Capitolo 15 - Unexpected

12.6K 478 25
                                    

“Jean-Paul?” Chiamai con un filo di voce. Cosa diavolo faceva a Londra, davanti a casa mia?
“Chérie.” Rispose lui, sorridendomi. Ero impietrita sugli scalini. Non riuscivo a muovere un passo.
“Andiamo via, Sophie.” Mi disse Kate, prendendomi per mano e trascinandomi lontana da lui.
“Chérie, aspetta!” Esclamò Jean-Paul, rincorrendomi.
“Va tutto bene?” Chiese Liam, che era evidentemente spaesato.
“No, non va tutto bene. Lui è lo stronzo che l’ha tradita prima del matrimonio e poi le ha dato la colpa.” Ringhiò Kate. Vidi Liam voltarsi di scatto verso Jean-Paul e rivolgergli un’occhiataccia.
“Sophie, puoi ascoltarmi per un minuto?” Mi chiese l’uomo, porgendomi il mazzo di fiori.
“Sai cosa dovresti farci con quei fiori?” Domandò Kate.
“Non ho intenzione di ascoltarti e non voglio quei fiori. Puoi tornare da dove sei venuto.” Risposi poi, molto lentamente e a bassa voce. Non riuscivo a guardarlo negli occhi e avevo una gran voglia di lanciare il mazzo di rose che mi aveva portato il più lontano possibile da me.
“Ma chérie…” Insistette, prendendomi per un polso e bloccandomi. “Ascoltami almeno per un minuto.”
“No.” Risposi, cercando di liberarmi dalla sua presa. “E smettila di chiamarmi chérie. Non sono più la tua chérie.” Aggiunsi, dando uno strattone più forte.
Jean-Paul abbassò lo sguardo ma non mollò la presa.
“Se tu potessi darmi solo cinque minuti…” Disse.
“Prima di tutto lasciami il polso.” Lo interruppi. “E poi deciderò se ascoltarti o meno.” Aggiunsi. Niente, continuava a tenermi stretta.
“Hey, amico. Ti ha detto di lasciarla andare.” Intervenne Liam, avvicinandosi al mio ex fidanzato. Jean-Paul lasciò andare il mio polso con riluttanza e squadrò il mio amico da capo a piedi.
“Adesso mi ascolti?” Mi chiese. “Sono venuto fino a qui per parlarti.” Aggiunse. Guardai Kate, che scosse la testa risoluta. Anche Liam sembrava volermi consigliare di non acconsentire, ma decisi di farlo lo stesso. Cinque minuti del mio tempo non sarebbero stati la fine del mondo.
“Andiamo. Dimmi quello che hai da dire e poi lasciami stare.” Dissi alla fine.
“Possiamo almeno entrare?” Mi domandò. Sospirai e roteai gli occhi al cielo.
“Siamo qui fuori.” Mi incoraggiò Kate. Sapevo che non approvava il fatto che avessi anche solo accettato di ascoltare quello che avesse da dire, ma non potevo fare altrimenti. Jean-Paul ed io avevamo condiviso due anni della nostra vita e stavamo per sposarci. Ero davvero convinta che lui fosse quello giusto. Finché non l’avevo trovato a letto con Giselle, ovviamente.
Riaprii la porta di casa e lo feci accomodare sul divano del soggiorno. Lo vidi guardare l’albero di Natale con un’espressione un po’ perplessa, ma lo ignorai.
“Allora?” Lo incitai.
“Chérie…” Cominciò a parlare ma lo fulminai con lo sguardo. “Sophie.” Si corresse immediatamente.
“Ho un appuntamento per pranzo, quindi ti prego di essere veloce.” Dissi.
“D’accordo. Quello che devo dirti non richiederà tanto tempo.” Rispose. “Ho capito di avere sbagliato e ti chiedo perdono. Quello che ho fatto è sbagliato e mi rendo conto che mi manchi. Mi manchi tantissimo, Sophie. Ti amo ancora. Ti prego, ripensaci.” Aggiunse. Si alzò dal divano, prese qualcosa dal taschino interno della sua giacca e poi si abbassò su un ginocchio davanti a me.
“Cosa stai facendo?” Chiesi allarmata. Speravo che non fosse quello che pensavo.
“Voglio riprovarci con te. Ti prego, accetta le mie scuse e questo anello.” Mi rispose, aprendo la scatoletta e mostrandomi il mio anello di fidanzamento. Quello che gli avevo ridato quando l’avevo trovato a letto con Giselle. Quello per cui avevo pianto quando mi aveva proposto il matrimonio la prima volta sulla Tour Eiffel. “Ti giuro che non farò mai più nulla del genere. Non ti farò mai più del male.” Aggiunse quando notò che non stavo rispondendo. Non stavo nemmeno respirando.
Abbassai lo sguardo sul pavimento e aprii leggermente la bocca, cercando le parole.
“Jean-Paul…” Cominciai. “Forse non te ne sei reso conto, ma venire qui e darmi di nuovo quell’anello vuol dire ferirmi.” Aggiunsi.
“Ma…”
“Sei ripiombato nella mia vita dopo due mesi. Dopo avermi detto che è stata colpa mia se hai avuto una relazione con Giselle.” Spiegai. “E mi dici che vuoi che io cambi idea e mi richiedi di sposarti?” Domandai. “No, mi dispiace.” Conclusi quando finalmente trovai il coraggio di dare voce a quelle parole.
“No?”
“No.” Dissi risoluta. “Non voglio sposarti e non voglio riprovarci con te.” Aggiunsi alzandomi dal divano e chiudendo la scatoletta che mi stava porgendo.
“Ma ti ho chiesto scusa.” Protestò l’uomo.
“Oh, Jean-Paul. Non basta chiedere scusa in questo caso.” Risposi. “Non mi fido più di te, capisci? Il semplice fatto che tu pensassi che venire qui e ripresentarmi l’anello ti facesse automaticamente perdonare la dice lunga.” Aggiunsi.
“Pensavo fosse un gesto romantico. E so quanto tu li ami.”
“No, quello non era un gesto romantico. Quello era un gesto disperato. E’ ben diversa la cosa.” Dissi.
“Quindi non c’è nessuna possibilità per noi?” Mi chiese.
“No.” Risposi con più convinzione. “E vorrei che tu uscissi dalla mia vita.” Aggiunsi poi, guardandolo finalmente negli occhi. Non provai nessuna stretta allo stomaco quando lo feci. Non provavo rabbia, dolore… niente.
“D’accordo.” Disse Jean-Paul, riponendo la scatoletta con l’anello all’interno della sua giacca. “Allora questo è un addio?”
“Lo è.” Confermai e annuii. Forse c’era un po’ di tristezza perché un capitolo della mia vita si stava finalmente concludendo, ma una parte di me era sollevata, perché lo guardavo e capivo di non esserne più innamorata.
“Adieu.”  Disse l’uomo con un pizzico di teatralità di troppo.
“Addio, JP.” Risposi, aprendo la porta di casa e mostrandogli l’uscita.
 
“Tutto okay?” Mi chiese Kate quando la raggiunsi in auto. Anche Liam mi stava guardando preoccupato. Non li biasimavo, con la reazione che avevo avuto quando mi ero trovata faccia a faccia con Jean-Paul, io stessa avevo creduto che sarei scoppiata in lacrime.
“Va tutto sorprendentemente bene.” Risposi.
“Se hai bisogno di parlare io sono qui.” Disse Kate e mi sorrise.
“Grazie.”
“Allora adesso posso finalmente rapirvi? Ho dovuto mandare un messaggio al mio complice, dicendo che saremmo arrivati in ritardo di una decina di minuti sul piano originale.” Intervenne Liam, facendo ridere entrambe.
 
“Così il pranzo nella location segreta sarebbe a casa di Harry?” Chiesi quando il ragazzo parcheggiò la sua auto di fronte a casa del nostro amico.
“Eh sì.” Ammise Liam. Suonò il campanello e aspettammo che Harry ci aprisse.
“Eccovi! Finalmente, stavo per chiamare la polizia!” Scherzò lui.
“No, ma grazie. Ti porto gli ostaggi con dieci minuti di ritardo ed eri già pronto a darmi in pasto alle autorità?” Chiese Liam, ridendo.
“Allora? Se non mangiamo entro cinque minuti giuro che mi lancio sul cibo e non vi lascio nulla!” Esclamò Niall dalla cucina.
“Un giorno mi dovrai spiegare qual è il tuo segreto.” Sentii dire Louis. “Se io mangio anche solo la metà di quello che ingoi tu, ingrasso di dieci chili.” Aggiunse.
“Zayn!” Urlarono poi insieme lui e Niall.
“Forse è meglio se andiamo a vedere cosa stanno combinando i ragazzi.” Disse Harry, chiudendo la porta alle nostre spalle. Entrammo in cucina e trovammo Zayn che azzannava qualcosa con aria indifferente, mentre Niall e Louis lo stavano guardando come se volessero ucciderlo.
“Cosa c’è? Avevo fame.” Si difese il ragazzo, rimettendo sul tavolo il grissino che aveva quasi mangiato del tutto. Eleanor e Perrie, di fronte al tavolo, stavano ridendo e cercando di camuffare il gesto con dei piccoli colpi di tosse.
“Tutti a tavola!” Esclamò Niall prendendo posto su una sedia, ben intenzionato a non muoversi da lì finché non avesse divorato tutto quello che poteva.
“Dunque, abbiamo due ordini del giorno.” Disse Liam dopo un po’.
“Vai, parla.” Rispose Louis. “Anche se io so già tutto, ovviamente.” Aggiunse il ragazzo con un sorrisetto furbo.
“Dobbiamo parlare del compleanno di Harry, che è tra pochissimi giorni.” Cominciò a dire Liam, indicando il suo amico. “E di San Valentino. Visto che anche quest’anno saremo impegnati nel tour promozionale vorremmo che voi ragazze ci raggiungeste per passare la giornata insieme.” Concluse il ragazzo e guardò Kate, Eleanor e Perrie.
“Beh, sì, ecco. Questo sarebbe il nostro regalo di San Valentino.” Aggiunse Zayn, prendendo la mano della sua ragazza e stringendola sul tavolo. I due si scambiarono un’occhiata carica di amore che mi costrinse a distogliere lo sguardo. Mi sentivo quasi come se stessi invadendo la loro privacy.
“E per il compleanno di Harry saremo a Berlino.” Disse Liam dopo qualche minuto.
“Che è famosa per i club che non chiudono praticamente mai.” Intervenne il diretto interessato con un sorriso enorme.
“Quindi vuoi andare per locali?” Chiese Niall, deluso.
“No, non ho ancora deciso. Sto solo dicendo che, in caso, potremmo festeggiare alla grande, perché i locali chiudono alle otto del mattino a Berlino.” Rispose Harry. “Lo so che a te non piacciono i party.” Aggiunse poi.
“Ecco, io pensavo di più ad una cena o qualcosa del genere.” Replicò Niall, facendo ridere tutti. Ormai avevo imparato che quel ragazzo era ossessionato dal cibo.
“Deciderà Harry, direi.” Concluse Louis e tutti annuirono. “Adesso è ora del dolce.” Dichiarò alzandosi insieme al padrone di casa e tornando qualche minuto dopo con una torta enorme.
“Cosa si festeggia?” Domandai.
“Il ritorno a casa.” Rispose Louis.
 
“Come stai?” Mi chiese Harry dopo pranzo. Tutti erano impegnati ad oziare su divani e poltrone per cercare di digerire la quantità di cibo ingerito mentre lui mi aveva chiesto se avevo voglia di parlare, così ci eravamo rifugiati nella sua camera.
“Bene.” Risposi, guardandomi intorno.
“Liam mi ha raccontato quello che è successo a casa tua, il motivo per cui eravate in ritardo.” Continuò.
“Ah, quello.” Dissi. “Non è niente, davvero. Jean-Paul è rispuntato dopo due mesi, chiedendomi di perdonarlo e di riprovarci. Con tanto di anello.” Aggiunsi.
“E tu cos’hai detto?” Mi chiese il ragazzo.
“Gli ho detto che non basta chiedere scusa e che non voglio sposarlo. Che non mi fido più di lui.”
“Ma di me ti fidi ancora? E intendo sul serio.” Mi chiese improvvisamente. Mi voltai finalmente per guardarlo negli occhi e notai che era preoccupato.
“Sì, di te mi fido.” Risposi tranquillamente.
“Ma anch’io ti ho tradita…” Mormorò.
“Lo so.” Dissi. “Ma avevamo sedici anni ed era una situazione completamente diversa. E poi…”
“E poi?”
“Siamo tornati amici, non siamo tornati insieme, no?” Chiesi, un po’ insicura. Avevo sempre pensato che fossimo solo amici fino alla notte passata a New York.
“Sì, esattamente.” Rispose. “A proposito, so che vuoi parlare di quello che è successo.” Aggiunse. Dopo sei anni mi conosceva ancora benissimo.
“Sono un po’ confusa.” Confessai.
“Perché siamo stati a letto insieme?” Mi chiese ed annuii. “Non dobbiamo complicare le cose.” Aggiunse poi.
“In che senso?”
“So che quello che hai passato ti ha ferita profondamente e, sicuramente, venire a letto con me non ha aiutato.” Rispose. “Quindi non voglio che tu ti senta sotto pressione per fare nulla. E’ stato quello che è stato. Continuiamo le nostre vite come al solito.” Aggiunse.
“Sì, era quello che pensavo di fare.” Replicai. “Perché ti voglio bene e non voglio complicare quello che c’è tra di noi.”
“Sono completamente d’accordo. E’ stato un momento di debolezza.”
“Ed è stato facile trovare conforto l’uno nell’altra perché siamo molto amici e siamo stati insieme.” Dissi, concludendo la sua frase.
“Esatto.” Replicò Harry, sorridendomi. Mi sentivo sollevata. Volevo parlare di quello che era successo con il ragazzo, ma avevo paura di complicare irreparabilmente la situazione ed era l’ultima cosa che volevo fare. Avevo già fatto una volta l’errore di avere una relazione con il mio capo. E poi Harry ed io eravamo tornati molto amici e non avrei mai voluto rovinare quel rapporto.
“Perfetto.” Dissi. “Adesso non mi resta che pensare a cosa regalarti per il compleanno.” Aggiunsi con un sorriso più sereno.
   

Over Again || [One Direction - Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora