Capitolo primo

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Pallidi occhi grigi lo fissarono al di là dello specchio. Uno sguardo spento, anche troppo per un ragazzo della sua età. Allungò la mano, fino a sfiorare il suo riflesso.

"Niente di speciale" considerò, amareggiato.

Era vero. Non era affatto speciale, in niente. Aveva buone doti atletiche, una discreta intelligenza e un viso pulito... Ma non spiccava. Non emergeva nel gruppo: uno fra tanti, uno fra molti. Una persona grigia e cupa, sempre dimenticato.

Con l'indice percorse la linea affilata del volto, stuzzicando le labbra docili e sottili. Un aspetto quasi femmineo, se non fosse stato per quei primi accenni di barba. I capelli scuri gli ricadevano arruffati sulla fronte, piccoli ciuffi sgangherati, che non volevano restare al proprio posto.

"Non sono brutto." Era vero anche questo. Eppure le ragazze non lo tenevano mai in considerazione. Mai come voleva lui.

Soprattutto lei...

Il solo pensiero lo rendeva a dir poco esaltato. Strizzò gli occhi e tentò un ghigno sciupafemmine, uno di quelli che riusciva alla perfezione ad Andrea. "Uno di quelli che gli ha permesso di conquistare Lucia."

Gli si strinse il cuore e, per poco, non cadde a terra. Afferrò il lavandino con entrambe le mani per resistere al senso di vertigine. Doveva fare qualcosa, assolutamente. Non poteva stare così male, non per così poco. Aprì la bocca per riprendere fiato, ma scoprì di essere completamente immobilizzato.

«Cosa diavolo...»

Le mani incominciarono a tremare e il cuore a palpitare all'impazzata. Sentì un fischio assordante nelle orecchie, un rumore incontenibile, che prese a crescere d'intensità. Nella foga, si morse un labbro con tale forza da farlo sanguinare. Subito percepì in bocca il sapore metallico del sangue. Non se ne curò.

Intorno a lui il mondo vorticava senza sosta. Lo specchio parve infrangersi in mille pezzi, che volarono in aria sfavillanti, per poi ricadere sul freddo pavimento del bagno. Incominciò a pensare al peggio, in qualche strano malanno che l'avrebbe portato via da quella vita monotona.

Ma, all'apice del dolore, tutto cessò.

Gli martellavano ancora le orecchie, e aveva il sospetto che i suoi organi interni avessero cambiato posizione a loro piacimento. Eppure era ancora vivo, almeno pareva. Sollevò lentamente una mano, che era stata sul punto di fondersi con la ceramica bianca del lavandino, e si tastò con malcelato timore.

Fu allora che sollevò lo sguardo per la prima volta. Lo specchio mostrava una spaccatura centrale, che si diramava in una ragnatela di schegge e frammenti. Oltre quell'intrigo di riflessi, però, un'immagine aliena lo scrutò con fare stupito.
Le ultime forze rimastegli, lo abbandonarono.

Era lui, aveva gli stessi vestiti di prima. Eppure, allo stesso tempo, era cambiato.

Si avvicinò per vedere meglio, forse nella speranza di essersi sbagliato, di aver preso una svista. La pelle, già pallida in precedenza, era diventata ancora più chiara, quasi trasparente. Ma se fosse stato solo quello il problema... Con mani tremanti, si afferrò le due corna ricurve, che erano spuntate ai lati della testa. Piccole protuberanze scure, che brillavano alla luce tenue della lampada con un baluginio sinistro.

Deglutì a fatica, perchè non era finita. Alle sue spalle, un paio di ali da corvo, riposavano con fare sornione, in attesa di essere spiegate.
"Com'è possibile?" chiese a se stesso, senza trovare risposta. Cos'era diventato? E perchè? Tutte quelle domande gli frullavano in testa, un vortice confusionario, pieno di dubbi e perplessità.

Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro il vetro. Giusto un secondo, si disse, il tempo necessario per riordinare le idee.

Solo un attimo prima stava pensando a Lucia...

Il cuore sussultò ancora.

"Cosa?"

Riportò alla mente, per l'ennesima volta, la figura piccola e snella della fanciulla. Come d'incanto, il suo corpo reagì. Fremette, quasi in preda alle convulsioni, e le ali si aprirono in segno di protesta.

"E' lei la chiave!"

Le piume nere vibrarono per l'eccitazione, mentre una strana e misteriosa voglia di esplodere lo assalì di colpo. Sorrise. Questa volta, però, parve più un ghigno malefico. Uno di quelli che fanno i cattivi nei film, uno di quelli che fanno tremare le gambe.

«Devo trovarla» sussurrò.

La voce rauca risuonò spaventosa all'interno del locale, mentre iridi color vermiglio lo scrutavano esaltate.

Luci di tenebraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora