Capitolo secondo

139 28 27
                                    

Una notte senza stelle è come un anello senza diamante: vuota. Ma quella sera, sopra le teste dei cinque ragazzi, non risplendeva alcuna stella nel firmamento. Un manto scuro era sceso su di loro, in attesa della tempesta.

«Stai bene, Lucia?» La ragazza annuì, poco convinta. «Sei sicura?» Andrea la fissò con apprensione. Lucia era rimasta chiusa in uno strano silenzio per tutto il pomeriggio. Anche gli altri ragazzi se n'erano accorti, ma avevano preferito tacere.

Ciro tirò una vigorosa pacca sulla schiena ad Andrea. «Sarà in quel periodo...» Scoppiarono tutti a ridere. Tutti tranne Lucia.

In lontananza, un gatto, protestò miagolando. Continuò parecchio con quella lagna, finchè non si accese la luce di una finestra e un omone in canottiera aprì un'anta per farlo entrare. Nessuno voleva stare fuori in quella strana notte priva di stelle. Si leggeva una strana tensione nell'aria, un'atmosfera carica di elettricità e attesa.Che fosse per l'imminente temporale o per qualcos'altro, nessuno avrebbe saputo dirlo.

«Forse è meglio tornare a casa» propose la timida Cloe. Gli altri la guardarono in malo modo.

«E perché? Hai paura del buio? Dai!» I tre ragazzi ridacchiarono.

«Voi potete anche restare qui. Io vado via.» In mezzo alle proteste divertite degli amici, si alzò e se la svignò.

Lucia la seguì con lo sguardo. Sarebbe potuta rimanere, ma, in quel momento, voleva solo tornare a casa, dove l'attendeva un comodo letto e una tisana calda.

Si alzò, si pulì i pantalonti ed esordì: «Io la seguo. Voi fate come volete.»

Andrea sgranò gli occhi. «Te ne vai così?»

Annuì. «Ci sentiamo dopo.» Si chinò leggermente e lo baciò sulle labbra. Un bacio leggero, ma profondo. Voleva troppo bene ad Andrea per abbandonarlo in quel modo, ma doveva andarsene via subito, o sarebbe scoppiata.

"Devo solo riposare" soppesò con stanchezza.

Percorse la strada verso casa quasi a testa bassa. Non voleva ammetterlo, ma, sotto sotto, aveva sempre avuto paura di attraversare quelle vie. Viveva alla periferia del paese e le case lasciavano ormai spazio ai campi. L'unica fonte di luce, salvo qualche sporadica villetta, eranoi lampioni sopra di lei. Illuminavano la strada a macchie, creando una serie infinita di luci e ombre. Un passo al buio e uno nella luce, uno al buio e uno nella...

«Lucia.»

Saltò in aria. Lanciò un grido di spavento e indietreggiò di qualche passo. Di fronte a lei, nella zona in ombra, si stagliava una sagoma scura. Riuscì a scorgere solo un baluginio rossastro, quasi incandescente.

«Chi sei?» riuscì a mugugnare.

L'altro emise un suono che pareva tanto una risata. Avanzò lentamente, fino a raggiungere la luce del lampione.

«Elia?» Il ragazzo sorrise. «Pensavo fossi a casa...»

«Lo ero», di colpo tornò serio. «Ma avevo una voglia incredibile di vederti.»

C'era qualcosa di strano. Lucia conosceva Elia da una vita, ma non l'aveva mai visto in tale stato. Quella sera aveva un qualcosa di diverso, una scintilla nuova, quasi minacciosa. Aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a trovare le parole giuste.

«Perché?» domandò alla fine.

Il ragazzo parve quasi ferito da quella domanda. «Lo sai il perchè.»

«Elia...»

«Cos'ha lui in più di me?» chiese senza preamboli.

Lucia sbuffò. Avevano già fatto quel discorso, molto tempo prima. «Niente.»

«E allora perchè non riesci ad amarmi. Io ti amo, ti adoro, ti ammiro.»

«E io ti ringrazio, ma...»

«Ma non sono abbastanza.» Potè quasi sentire il cuore di Elia frantumarsi in piccoli pezzi, ma non c'erano altre possibilità. Doveva capirlo in un modo, o nell'altro. Anche a costo di ferirlo ancora di più.

Elia scosse la testa. «Ma non sono qui per questo.» In pochi passi, raggiunse la fanciulla, che rimase immobile a osservarlo. La figura del ragazzo si ergeva di fronte a lui, più imponente di quanto ricordasse. Le afferrò le spalle con entrambe le mani e abbassò leggermente il volto.

Le si gelò il sangue. Avrebbe tanto voluto scappare, ma Elia la strinse con maggior vigore. Tentò di protestare, ma il ragazzo le avvicinò l'indice alla bocca.

«Shhh... Io lo so, ne sono sicuro.» La fissò con intensità, come se volesse penetrarla con lo sguardo. E fu allora che il colore dei suoi occhi cambiò. Le pupille grigie si tinsero di rosso e la catturarono con tutta la loro forza.

Lucia tremò. «Tu...» Non riuscì a concludere la frase. Tutto il dolore che aveva represso in quelle ore, si liberò di colpo. Sprigionò una vera e propria onda d'urto, che catapultò Elia a qualche metro da lei. Fu una liberazione: si sentì subito più leggera e rilassata.

Fissò ancora una volta l'amico, che tentava di rimettersi in piedi.

«Adesso sei contento?» urlò verso Elia. «Ora sei felice?»

Lui si voltò. Allargò le mani e, all'unisono, un paio di ali nere comparvero alle sue spalle. "Ora capisco" pensò tristemente Lucia.

«Io sono euforico» esclamò. «E lo sei anche te.»

Lo scrutò accigliata. «Come fai a esserne così sicuro?» domandò.

Elia si avvicino e le strinse una mano. Questa volta la ragazza nonprotestò.

«Perché siamo uguali» le sibilò all'orecchio.

E, all'improvviso, si chinò a baciarla. Le sue lunghe ali nere la cinsero con dolcezza e incontrarono quelle di Lucia: ali bianche come la neve e candide come il paradiso.

Luci di tenebraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora