I primi raggi di sole illuminarono il prato, ancora bagnato dalla rugiada, e svegliarono la natura dal triste sonno in cui era caduta. Gli alberi allungarono i loro bracci ramati verso il cielo, fremendo per l'aria fresca del mattino.
"E' ora."
Soffiava una brezza leggera, che irrigidiva il corpo e l'animo al tempo stesso. Fosse stato per lui, sarebbe rimasto comodamente a letto sotto le coperte. Ma c'era qualcuno che fremeva dalla voglia di partire.
Si voltò verso Lucia, che gli rispose con un sonnacchioso cenno del capo. I capelli scompigliati si riversavano da ogni parte, simili a un cespuglio di rovi. Aveva uno sguardo imbabolato e un'espressione tutt'altro che vispa.
«Sicura di non volerti riposare ancora un po?» le chiese, divertito.
«No, grazie.»
Alzò le spalle e tornò a concentrarsi sul panorama dinanzi a lui. In un momento diverso, lo avrebbe trovato poetico. Un ambiente quasi incontaminato, che racchiudeva in sè la forza della natura e lo splendore dell'eternità. Quella mattina, però, aveva ben altre cose a cui pensare.
Tirò un lungo sospiro. Ce l'avrebbero fatta? Forse no. Anzi, quasi sicuramente no. Ma cosa avevano da perdere? Incominciò a spogliarsi, fino a rimanere a torso nudo. Subito sentì sulla sua pelle l'aria di montagna, una vera e propria frustata di freschezza.
Chiuse gli occhi e si racchiuse in un involucro di concentrazione e determinazione. Rispetto alla prima volta, non percepì alcuna resistenza, ormai le porte del cancello erano state spalancate. In un brivido di piacere, avvertì la pelle della schiena aprirsi in due squarci netti. Uno strano formicolio lo assalì, mentre la punta delle ali fuoriusciva con disinvoltura. Nello stesso momento, le unghie si tinsero di nero, trasformandosi in pericolori artigli diabolici, e due corna ricurve gli circondarono il capo. Le vene palpitarono sotto la pelle chiara, trasmettendo a tutto il corpo l'adrenalina necessaria per la trasformazione.
Bastarono pochi secondi per uccidere Elia e diventare nuovamente Lucifero. Un attimo prima era un semplice ragazzo, l'istante successivo aveva mutato sembianze.
«Fai quasi impressione» mugugnò Lucia dietro di lui.
«Dovrai farci l'abitudine.» Erano giunti a quella conclusione la sera precedente. Per raggiungere Andrea in meno tempo possibile, avrebbero dovuto affidarsi alle ali di Elia. Una decisione tanto azzardata quanto pericolosa, ma, forse, l'unica possibile.
La ragazza si avvicinò di qualche passo. Lo fissava con un aria strana, un misto d'imbarazzo e disgusto. "Come darle torto. Meglio Andrea vicino a lei, che un demone come me" constatò Elia, amareggiato.
«Cosa dovrei fare ora?»
Si sgranchì le spalle. «Semplice, no? Voliamo.»
«Poco ma sicuro» sibilò. «Chiedevo in che modo.»
Elia annuì. «Prima volevo farti una domanda, per l'ultima volta.» Puntò i suoi occhi vermigli su di lei e la scrutò con intensità. «Sei davero sicura? Questa è la tua ultima possibilità per tornare indietro. Posso salvarlo da solo, non ho bisogno di te.»
«Ne abbiamo già discusso.»
«E ti ho anche detto cosa rischi... Non usciremo interi da questa faccenda.»
La ragazza scosse il capo. «Sei sempre il solito pessimista.»
«Lucia...» Doveva mettere le cose bene in chiaro. Non sarebbe stato facile liberare Andrea dalle grinfie di Belial. Senza contare che, più ci pensava, più sentiva puzza di bruciato. Perchè invitarli proprio nella loro tana? Era una trappola, senza alcun dubbio. Ma non avevano scelta.
«Elia, pensi davvero che non sia pronta a rischiare tutto per il ragazzo che amo?»
Inarcò un sopracciglio e mantenne un tono calmo e rilassato. Arrabbiarsi era la cosa peggiore da fare in quel momento. «Al contrario, Lucia. Te lo chiedo perchè so che faresti l'impossibile. Ed è proprio questo che mi spaventa. Andar lì per salvare un amico, con il rischio di perderne due.»
«Non succederà.»
«E come fai a esserne sicura?»
La ragazza si battè un pugno sul cuore. «Perchè lo sento. Non tornerò senza Andrea, e lui non tornerà senza di me.»
«Potreste non tornare entrambi.»
Uno stormo di uccelli si alzò in volo all'improvviso, gracchiando spaventati. Volarono sopra le teste dei due litiganti, osservando quel bisticcio con occhi distaccati. Per loro era tutto così facile, volavano indisturbati tra le nuvole, senza pensieri e difficoltà. O forse no?
«Non ti fidi di me?» La voce di Lucia superò a malapena il frastuono dei volatili.
«Io mi fido.»
«E allora cosa ti preoccupa?»
«Vederti sparire per sempre davanti ai miei occhi.»
Lei sorrise e si aggiustò una ciocca di capelli, che le era finita davanti agli occhi. Aprì la bocca, ma non disse niente. Pareva quasi imbarazzata da quel pensiero così infantile e genuino.
«Non accadrà» sussurrò. «Te lo prometto.»
«Le promesse vanno mantenute.»
«Ti ho mai tradito?»
«Sempre.»
Si fissarono entrambi, in un silenzio sempre più lungo. Si scrutarono con espressione seria e profonda, che prometteva tuoni e fulmini. E, quando ormai la tempesta pareva inevitabile, scoppiarono a ridere entrambi. Una risata isterica e liberatoria, che appianò in un colpo solo tutte le tensioni esistenti. L'amica si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò con calore.
«Sei pronta?» le domandò Elia, passando una mano tra i capelli della fanciulla.
«Sì.»
In un battito di ciglia, spalancò le ali e spiccò un balzò verso il cielo. Sentì il corpo di Lucia irrigidirsi tra le sue braccia, e la strinse con maggior vigore. L'aria fredda gli sferzava il volto, ma non chiuse gli occhi. Doveva mantenere alta la concentrazione per evitare la catastrofe.
Quando la forza del saltò prese a scemare, incominciò ad agitare le ali con regolarità. Mantenne un battito costante e regolare, che gli permise di galleggiare tra le nubi in tranquillità.
Ce l'aveva fatta! Era riuscito a volare per la prima volta.
Guardò sotto di lui, ma non riuscì più a distinguere le piccole casette del villaggio. Il panorama si estendeva in una serie infinita di colori sfumati: il blu scuro del lago, le distese giallognole dei campi e quelle verdeggianti dei boschi.
«Stiamo volando?»
La vocina spaventata della ragazza lo colse di soprassalto. Distolse lo sguardo dal mondo sottostante e concentrò l'attenzione sulla fragile creatura che stringeva tra le braccia.
«Sì. Stai bene?» La testolina della fanciulla annuì timidamente. «Ora provo a muovermi un po', reggiti forte.»
Inclinò il busto in avanti e scosse le ali con vigore. Fu più facile del previsto. Il corpo reagì con una leggerezza estrema, lanciandosi nella direzione indicata. In men che non si dica, aveva il completo controllo delle proprie azioni. Saettò in alto, per poi ricadere verso il basso con disinvoltura.
"Fantastico." Ed era vero. Si sentiva quasi onniscente, poteva decidere cosa fare e dove andare senza avere più restrizioni. "Sono libero."
Poco lontano, intravide uno stormo d'uccelli. Rivolse loro un sorriso sbarazzino e si lanciò in mezzo al gruppo con le ali spalancate. Li seguì per un po', librandosi con loro tra le volte del cielo. Sentiva il vento accarezzargli le piume scure, percepiva il suo tocco gentile e amichevole sulla pelle.
Aveva trovato un mondo nuovo. Aveva trovato il suo mondo.
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Luci di tenebra
FantasyLa vita nasconde sempre degli angeli e dei demoni dentro di noi. C'è chi riesce a rinchiuderli alla perfezione, chi, invece, non può far altro che mostrarli al mondo. E' una lotta che dura da secoli e che non finirà mai... Forse Elia e Lucia non se...