Capitolo nono

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Lucia fissò i due ragazzi con un misto di imbarazzo e divertimento. Non potevano essere più diversi: uno sarebbe scappato via senza pensarci due volte, l'altro, invece, non si sarebbe fatto problemi a rimanere ore e ore a parlare. "Io preferisco rimanere in disparte."

Quando si era trovata Elia sulla soglia di casa, aveva subito pensato al peggio. Il ragazzo non era ancora pronto a ritornare con loro, e dopo quanto successo qualche giorno fa...

"Ma cosa era successo di preciso?" Non lo sapeva nemmeno lei. Quel bacio improvviso l'aveva spiazzata abbastanza, ma il colpo di grazia era giunto solo in seguito, con la trasformazione.

Scrutò Elia con attenzione. Poco prima aveva detto di aver scoperto qualcosa di nuovo. Come? E in che modo aveva ottenuto quelle informazioni? C'era qualcosa che le nascondeva, e lei lo avrebbe scoperto. "Ma non ora." In quel momento doveva affrontare un pericolo maggiore: il possibile svenimento del ragazzo.

«Ti sei perso una grigliata da urlo» stava raccontando Andrea. «Stiamo già programmando di farne un'altra. Devi esserci.»

Elia annuì, sovrappensiero. «Ci penserò.»

«Ciro era ubriaco marcio, dovevi vederlo. Ci ha provato talmente tanto con Natasha, che alla fine, lei, gli ha tirato un ceffone. Pazzesco.»

«Natasha?»

Andrea annuì, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «La ragazza di Vittorio, il fattorino. Gli avevamo detto che c'era birra e cibo gratis.»

«Capisco.»

Doveva interrompere quella discussione o Elia si sarebbe liquefatto sul divano. Tentò di inserirsi in qualche modo, ma non c'era verso di fermare Andrea. E così si sedette sulla poltrona, rassegnata a guardare la scena in silenzio.

«E tu Elia?» Il ragazzo alzò lo sguardo, circospetto. «Quand'è che ti trovi una ragazza?»

Per poco non si strozzò. "Maledizione! Argomento sbagliato." La situazione stava degenerando più velocemente del previsto.

«Una ragazza?»

Andrea scoppiò a ridere. «Sai, quegli esseri strani e bizzarri non dotati di barba e testicoli. Puoi vedere qui accanto un esemplare alquanto ben riuscito.» Alzò un braccio in direzione di Lucia.

Elia seguì il gesto dell'amico con un'espressione straziante dipinta in viso. I loro sguardi si incrociarono e, per un attimo, una piccola scossa pizzicò il corpo della ragazza. Scosse la testa, per fuggire dal mare tenebroso di quelle iridi scure, e si mordicchiò la parte interna della guancia. "Cosa mi sta succedendo?"

Non aveva mai provato nulla per Elia, e glielo aveva già detto in maniera chiara. Tra loro non sarebbe mai nato alcunchè, mai. Eppure quella sensazione...

"Sarà la stanchezza." Poteva essere qualcosa di più? Fino a qualche giorno fa, avrebbe negato sicuramente. Ma il segreto che condividevano, sembrava aver scombussolato le carte in tavola. E quel brivido... Aveva provato una sensazione simile quando Elia si era avvicinato a lei e l'aveva baciata. "Un profumo di casa." Già! Quando aveva chiuso gli occhi e si era abbandonata al bacio dell'amico, si era sentita finalmente in pace con se stessa. Sarebbe rimasta in quella situazione per sempre, avvolta tra le soffici ali del ragazzo. Ma si era staccata, e di colpo era tornato tutto alla normalità.

«Lucia?» Andrea la fissava con i suoi occhioni verdi. «Tutto bene?»

«Sì, scusami. Mi sono assopita un pochino.» Il ragazzo parve soddisfatto dalla risposta, ma non si potè dire lo stesso di Elia.

«Se non ti senti bene, dovresti andare a riposare» sentenziò.

Lucia si massaggiò la fronte. «Credo proprio che farò così.»

L'altro annuì. «Allora levo il disturbo. Non voglio infastidirti troppo. Nel caso, tornerò domani per restituirti tutto.» Si alzò senza pensarci due volte e si avviò in direzione dell'uscita. Prima di andarsene, però, si voltò a guardarli per un'ultima volta.

«Hai bisogno?» domandò Andrea.

«Niente.» Un guizzo rossastro balenò nelle iridi scure, per scomparire subito dopo. Voltò le spalle ai presenti e uscì di scena.

Dopo averra ssicurato per l'ennesima volta Andrea, decise di andare effettivamente a letto. Il ragazzò la seguì fin dentro la stanza e per poco non volle rimboccarle le coperte.

«Ce la faccio da sola, Andrea» ribattè Lucia ai suoi tentativi.

«Volevo solo essere gentile.»

Sorrise. «E lo sei stato.» Si sollevò leggermente e lo baciò sulla bocca. Un tocco leggero, poco passionale, ma infinitamente più tenero. Andrea la fissò per un attimo, aspettandosi forse qualcosa di più. Quando comprese che non sarebbe stato così, alzò le spalle e la salutò.

«A domani.»

«Grazie.»

Rimase da sola, a fissare il soffitto azzurro della camera. Non aveva per niente sonno, ma il tepore delle coperte risultò più confortevole del previsto. Socchiuse gli occhi e attese. Lo sapeva che sarebbe arrivato, in un modo o nell'altro. Lo sguardo che le aveva lanciato non lasciava adito a dubbi.

"Arriverà." Quella convinzione così forte la lasciò perplessa. In quei giorni si stava comportando in maniera decisamente strana, soprattutto con lui. Da un lato c'era la parte razionale che l'aveva sempre caratterizzata, ma, dall'altra, si ritrovava posseduta da un qualche istinto primordiale che la spingeva via. "E mi sta trascinando sempre più verso..."

Un rumore alla finestra la distrasse dai suoi pensieri. Si voltò di colpo, ma le persiane le ostruirono la visuale. Si alzò, lentamente, e si diresse verso la direzione del suono. "Cos'è stato?"

Ci fu un altro colpo. Lucia deglutì. Con una mano, aprì la serratura e spalancò le ante, pronta a tutto.

Fissò il ragazzo di fronte a lei e sorrise. «Ti stavo aspettando.»

Le labbra di Elia si tesero a loro volta. «Anche io.» Spalancò le ali e un paio di piume nere volarono all'interno della stanza.

In quel momento, agli occhi della fanciulla, parve così maestoso e sublime. Gli ultimi frammenti di razionalità vennero cacciati in un angolino recondito della coscienza, per far emergere il suo nuovo lato selvaggio. Le iridi si tinsero d'oro e la maglietta si stracciò in mille pezzi, liberando le ali bianche.

Una voce lontana emerse dalle profondità della sua anima. «Lucifero.»

L'altro annuì. «Eccomi.»

Luci di tenebraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora