Capitolo tre. - "Voglio andarmene."

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Stavo continuando a colpire il corpo di Camila che era fermo sul posto. Il mio rancore verso di lei, era tanto. Non doveva avere tutte queste libertà, doveva fare la stessa fine degli altri, mi chiesi come fosse possibile che Lauren le porti del cibo.

Decisi di lasciarla, in modo da non lasciare sospetti.

Mi alzai, e me ne andai lasciandola completamente da sola, stesa lì, priva di sensi.

Lauren Jauregui's P.O.V.

Ovviamente, era più forte di me. Ero sotto alle mie coperte, annoiata e impaziente che arrivasse il giorno dopo. Afferrai il lembo delle mutande, le abbassai e appoggiai la mano sulla mia intimità, era giusto per ammazzare il tempo, era il caso di "divertirmi" almeno un po'.

Il pensiero di Camila era sempre più lucido, mi veniva spessissimo in mente, il che effettivamente, mi eccitava. Sospirai un po' quando iniziai a sentire umido tra le mie gambe.

La mia mano iniziò a muoversi, ripetutamente, massaggiando ogni angolo della mia intimità.

Intanto immaginavo il corpo di Camila, nudo sopra il mio. Stare dentro di lei con le mie dita sarebbe stata la cosa che avrei desiderato più di tanto. Dopotutto, mi sarebbe davvero piaciuto divertirmi.

Sapevo benissimo che rischiavo la vita, anzi, tutte noi lo facevano. Ma grazie alla stupidità delle persone, era quasi impossibile essere attaccate.

Lasciai che la testa si inchinasse all'indietro, molti erano i gemiti, così come era tantissimo il piacere.

Una volta arrivata all'apice del piacere, lasciai scorrere i miei umori contro la mia mano. A causa del poco spazio, la mia mano sbatté contro le coperte, sporcandole dal mio liquido denso.

Avrei dovuto cambiarle. Keana mi diceva spesso di fare queste cose al cesso. Io ovviamente non ascoltavo, volevo venire con tutta la comodità di questo mondo, non seduta su un water.

Dopo aver ripreso fiato, mi alzai e mi pulii. Una volta messo di nuovo il cinto, andai giù, a vedere un po' come stesse Camila.

Camila Cabello's P.O.V.

Avevo un mal di testa tremendo, stavo sicuramente sanguinando. Non realizzai nemmeno che delle braccia mi stessero prendendo in peso.

Riuscii solamente a poggiare il viso sul suo petto, alzai lo sguardo e riuscii a vedere degli smeraldi. «Lauren...?»

«Chi ti ha ridotto in questo modo?» chiese lei io non risposi. «Chi è stato, mi spieghi?» mi guardò e io deglutii.
«Mi sono picchiata da sola, lasciami stare.» dissi io cercando di non farmi scappare dalle labbra la verità.
«Cazzo, dimmelo, non sei così stupida da darti così tante botte in testa.»

«È stata Keana.» dissi io piano e lei mi guardò con sguardo intenso.
«Keana?»
«Sì, Lauren, Keana. Ha iniziato ad aggredirmi. Io non mi sento bene, ho mal di testa.» sospirai e lei strinse i denti.
«Mi dispiace, vedrò cosa fare per te.»

Lauren mi accompagnò fino ad arrivare in camera sua. Mi mise seduta sul letto. «Mh, che fai?»

«Niente, ora stai ferma, ho bisogno di sapere dove sei ferita.» disse Lauren mentre controllava la mia testa con un certo interesse. «Ti fa male, se tocco qui?» chiese toccando un punto della mia testa, ma non emisi nessun lamento. «Qua?» toccò in un altro posto e io mugolai dal dolore. «Sì?»

«Già.» sospirai. «Io voglio andarmene, Lauren.» dissi io con le lacrime agli occhi e lei scosse la testa.
«Non posso lasciarti scappare.» disse lei inginocchiandosi davanti a me. «Non posso lasciare che una preda scappi così dalle mie fauci.»

«Ti prego, fammi andare via.» dissi io piangendo.
«Non posso, Camila.» sospirò lei e io abbassai il capo nonostante il dolore che si era formato alla testa.
«Ugh.»

«Ora ti medico.» detto questo, Lauren si alzò ed andò via.

Lauren Jauregui's P.O.V.

Come aveva potuto Keana fare questo a Camila? Dopotutto me ne sarei dovuta occupare io di lei, sarebbe stato compito mio decidere cosa ne sarebbe stato del suo destino, sarebbe stato compito mio decidere se picchiarla a sangue o no.

Santo cielo, in quel momento la mente mi aveva portato dritta al bagno dove presi dei cerotti e del disinfettante.

Tornai da lei e vidi come Camila stava mettendo in disordine le mie carte. «Che cazzo stai facendo? Lasciale subito!» ringhiai e la forza mi portò a scaraventarla contro il muro. La ragazza sbatté la testa e io la guardai mentre si accasciava sul pavimento lucido dalle mattonelle rosa.

«La... La testa.» disse lei con un fil di voce.
«Non devi toccare ciò che non è tuo!» le urlai contro e la misi sul letto. Mi guardava con terrore e io le lasciai un forte schiaffo sulla guancia destra. «Sta notte niente acqua.» dissi io e lei aprì la bocca ma io alzai la mano in modo tale che rimanesse in silenzio. «Non obiettare.» dissi con durezza e Camila piano piano annuì.

«Aiutami...» disse lei.
«No, ora mi hai fatta veramente incazzare.» dissi io passiva e lei pianse.

Gettai i cerotti e il disinfettante sulle sue gambe. «Ora prendili e vai di nuovo al punto dov'eri prima. Non ti voglio vedere.»

Camila piano piano si alzò dal mio letto e sfrecciò via mentre piangeva drasticamente.

Io sospirai pesante e mi guardai intorno. «Maledizione.» guardai le carte poste in disordine. «Ti odio.» sospirai e iniziai a sistemare le mie carte da gioco.

Sapevo di odiarla.

Ma sapevo anche che in qualche modo sarei diventata incoerente.

Camila Cabello's P.O.V.

Rimasi di nuovo in cella, non volevo rischiare di evadere. Dopotutto sentivo diverse chiacchiere e affermazioni a dir poco carine da ascoltare. Volevo andarmene da lì.

Iniziai a medicarmi, pensare che Lauren tenesse a quelle carte, mi rabbrividiva, avevo paura di lei, sembrava così potente, così distruttiva.

Avrei rischiato la vita più di qualunque altra cosa la rischiasse.

Avrei preferito morire in un incidente stradale invece di essere presa e divorata lentamente da degli esseri spregevoli come loro. Sapevo che sarei morta, ma dopotutto questa non sarebbe stata una morte normale.

Una ragazza venne da noi, da dentro le celle c'erano dei cittadini, ognuno di questi urlava dal terrore. Io sospirai ma non appena mi accorsi che questa stava prendendo con sé un bambino decisi di lanciare un urlo in modo tale che si rendesse conto che non sarebbe riuscita ad ucciderlo. «Lascialo stare.»

«Perché?» mi guardò la ragazza di bassa statura.
«Perché lui non c'entra niente. Lascialo vivere.» urlai.

«Ally, che sta succedendo qui?»

E da quel momento mi resi conto che anche nella penombra era bellissima.

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