Capitolo diciassette. - "Fuga."

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«Voglio capire cosa c'è tra voi due.» disse seriamente Keana Issartel mentre si poggiava le mani sui fianchi.

Io rimasi davanti alla donna, rimasi paralizzata dalla sua presenza che quasi mi sentii come se il mio corpo fosse toltamente disconnesso.

Guardai come Lauren rimaneva con sguardo fermo e serio su Keana. «Non credo che questi siano affari che ti riguardano, sai?» la guardò seriamente e io sospirai per quella tensione.

«Non si direbbe visto che... Insomma, io so cosa è Camila per te.»

Lauren strinse forte i pugni e io mi girai dalla ragazza che avevo alle mie spalle e la guardai attentamente, girai di nuovo lo sguardo e vidi come Keana sorrideva e mi guardava.

«Sei curiosa di sapere ciò che Lauren pensa di te?»

«Non le interessa niente, ora fatti da parte, dobbiamo uscire.» disse Lauren seriamente e io alzai la mano.
«Voglio sapere.»

«Oh, scelta saggia, Camila.» disse Keana guardandomi. «Vedi, Lauren Jauregui pensa solo che tu sia solo un passatempo,» iniziò a dirmi e il mio cuore precipitò sottoterra.

Mi girai verso di Lauren e la guardai con occhi lucidi, lei non mostrava nessuna reazione. «È vero?»

«Camila, vedi...» disse lei. «Era una cosa che pensavo inizialmente, e ora...»

Non volevo crederci, non volevo più rimanerci male per delle sue cazzate.

«Lauren, io non posso più stare qui.» dissi e lei mi guardò con tristezza. «Io non posso più vivere qua.»

«Sei del semplice sesso per lei, Camila.» disse Keana e io le diedi una violenta spinta facendola cadere per terra, lo stesso lo feci con Lauren Jauregui.

Decisi di correre e di darmela a gambe verso l'uscita. Qualcosa però, afferrò la mia caviglia.

Sentii un forte dolore, mi girai di scatto e vidi come Keana mi stava mantenendo senza ritegno. «Dove credi di andare?!»

«A casa!» le diedi un forte calcio alla mano per poi darglielo sotto al mento.

Corsi fuori e andai via il più veloce che potevo. Il mio respiro era pesante, vidi nella mia mente come Lauren era triste.

Sicuro era disperata, ma non mi sarebbe importato, non più.

Per Lauren ero un gioco? Ero del semplice sesso? Questo se lo sarebbe benissimo scordato.

Arrivai davanti la casa di Dinah, iniziai a bussare con forza aspettando che mi aprisse.

La porta si aprì, la mia amica si stava per prendere un pugno in faccia. «Ah! Mila!»

«Cheechee...» piansi e l'abbracciai forte. «Ciao, sono tornata...» dissi piangendo e lei mi strinse forte.

«Come hai fatto? Che è successo? Sono ormai passate settimane e pensavo che... Che fossi morta.»

«No, D. È okay. Come puoi ben vedere, sono viva... Giusto un po' dolorante, ma bene.»

Dinah mi fece entrare in casa sua e io mi misi a sedere. «Posso stare a casa tua per un po'?»

Dinah Jane Hansen's P.O.V.

Ammettevo che Camila mi sembrava strana. Era diversa e ogni cosa che toccava, le causava dolore.

«Chancho, tutto bene? chiesi io ma Camila rispose semplicemente di sì.

Questo mi rendeva ancora più dubbiosa, più di quanto lo fossi già. Sospirai un po' e guardai come Camila si grattava il collo. «Cheechee, posso farmi un bagno? Ne ho bisogno.»

«Ehm, certo.» dissi io e lei si alzò.

«Mi accompagni?»

Io la guardai visto che ero rimasta perplessa dalla sua proposta. «Come, scusa?»

«Mi accompagni? Non ricordo bene la strada e quindi...»

Io sospirai. «Camila, cosa succede? Sei strana.» dissi io e lei negò con la testa.

«Tranquilla, è tutto apposto.» sorrise lei anche se quello non era un sorriso decisamente vero. «Volevo solo un po' di compagnia.»

«Camila, se vuoi lavarti, vai. Io non verrò ad accompagnarti.»

Lei mi guardò e sospirò forte. Decise di percorrere le scale per andare al piano di sopra per cercare l'asciugamano e altre cose. Io mi misi a sedere sulla sedia e pensai un po' a delle cose, cercando di riuscire a darmi una spiegazione logica al suo comportamento. Tirai un sospiro stanco.

Dovevo risolvere in qualche modo la questione.

Ma perché, Camila voleva la mia compagnia per andare al bagno? Perché sembra così impaurita e perché è sembrava così dolorante?

Mi grattai la fronte, perplessa. Decisi di farmi una tisana calda.

Camila Cabello's P.O.V.

Mi stavo guardando intorno mentre mi facevo la doccia. Mi sentivo come se fossi osservata da un paio di occhi verdi.

Sicuro Lauren era molto, ma molto incazzara con me. Potevo sentire le sue urla fin qui.

Ora sì che non ero più al sicuro.

Il bussare alla porta mi fece saltare. «Oh, cazzo!» urlai.

«Tutto bene, lì?»

Sospirai e guardai male la porta. «Sì, sto bene.» dissi mentre passavo la spugna sui lividi e cicatrici.

«Va bene... Vuoi ancora la mia compagnia?»

Merda, non doveva entrare qui dentro nemmeno per un motivo. Non volevo che mi vedesse in queste condizioni. «No, D. È tutto okay.» dissi ancora.

«Sai che non ti credi nemmeno tu stessa, vero?» chiese lei e io sospirai.

«Entra.»

Dinah aprì la porta e io la guardai. I suoi occhi si posarono sul mio corpo nudo. «Cosa è successo? Perché hai quei...»

«Sono caduta e le piante mi hanno raschiato ovunque.»

«Dovresti essere più credibile, non credi?» mi guardò alzando il sopracciglio. «Inventati un'altra scusa.»

«Non è successo niente.»

«Camila, quelli sono lividi, che cazzo è successo?

«Porca troia, Dinah. Non è successo niente, sono solo stata per conto mio.»

Dinah sospirò e strinse forte i pugni. «Si tratta di quella ragazza?»

Io socchiusi gli occhi. «Abbiamo solo avuto dei rapporti, niente di che.» dissi io.

Dinah alzò il sopracciglio. «Cazzo, solo dei rapporti? Da ciò che vedono i miei occhi sembra che ti abbia violentata.»

Io sbuffai. «Ti dispiacerebbe smetterla di farti tanto i cazzi miei?» la guardai seriamente e lei si mise una mano dietro la testa.

«Scusa, non volevo.» disse sincera e io alzai le spalle e ripresi a lavarmi.
«Che si mangia?»

«Minestra, non pensavo di ricevere una tua visita, quindi non ho fatto in tempo a comprare qualcosa di buono.» disse Dinah e io annuì.

«Tranquilla, mi va bene così.» continuai fino a smettere di lavarmi.

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