Capitolo ventitré. - "Normani Kordei."

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Camila Cabello's P.O.V.

Volevo che Lauren mi mordesse. «Come, scusa?» mi guardò e io spostai lo sguardo verso di lei, incrociando gli occhi con i suoi.
«Ti prego, mordimi.»

Le sue labbra carnose mirarono dritte sulla mia spalla, i suoi denti affondarono nella carne, io gemetti e lei iniziò a mettere forza nella sua presa.

Io sospirai leggermente, le sue mani strinsero i miei fianchi e non appena la sentii tirare, lasciai che un urlo abbandonasse le mie labbra.

Lauren masticava, i suoi denti mi morsero ancora e ancora.

«P... Lauren... Può bas...»

Lei si fermò e io la guardai con l'affanno. «Anche... Domani dovremo essere presenti lì?»

Lei annuì. «Per forza. Non sappiamo chi sarà la prossima persona condannata.»

Intanto il mio sangue non cessava di uscire. «Lauren...» strusciai le labbra contro la sua guancia, la maggiore si girò e mi diede un dolce bacio su esse.
«Credo sia il caso che ti aiuti a fermare questo...» disse indicando i morsi sul ogni angolo del mio corpo. «Stai sanguinando troppo.»

«Sai che l'ho voluto io questo, vero?» chiesi io e lei mi guardò un po' male.
«Sai invece che non devi approfittarne di me?»

Io arricciai il naso e lei mi diede un bacio sulla fronte. «Credo sia il caso che ci mettessimo a dormire.»

«Mh, hai ragione... Domani sarà una giornata pesante.» dissi io e lei alzò le spalle.
«Sinceramente, dopo questa, credo che lo saranno un po' tutte.»

Io sorrisi amaramente e mi accoccolai di più a lei. Le sue forti braccia di mi strinsero. «Sanguini...» disse e io negai.
«Lascia che il sangue faccia il suo corso.»

👹👹👹

La mattina seguente mi alzai, il sangue aveva smesso sicuramente di uscire da un pezzo. In realtà Lauren era già sveglia, aveva la sua maglietta sporca di sangue tra le mani.

Guardai ogni suo dettaglio, vidi come il suo torace si alzava e abbassava notevolmente. La cosa che mi faceva inquietudine era il fatto che mi stava guardando.

Ma in quel momento, non disse nulla.

La saliva si prosciugò, lei era sicuramente in un mondo tutto suo dove mostrava solo terrore. Lauren Jauregui, la cannibale, aveva paura di morire.

Passai una mano davanti al suo viso, dopo aver sbattuto le palpebre due volte, mi guardò e mi rivolse un tenero sorriso. «Stai bene?» le accarezzai un po' la guancia anche se sentii un dolore alla spalla.

«Ho fermato io il sangue. Avresti continuato a perderne...» sospirò lei e io la baciai.

Proprio in quel momento intimo e dolce, la porta si spalancò con violenza facendoci sobbalzare.

Dinah ci stava guardando. «Per evitate che succedano eventi come ieri, abbiamo deciso di ammanettarvi.» disse avvicinandosi con due paia di manette.

«Mila, purtroppo devo metterle anche a te, appunto per evitare casini.» disse lei e ammanettò me e Lauren. «Ora alzatevi, vi accompagno al posto di ieri.» disse dando una forte spinta a Lauren che, rimaneva con la schiena scoperta.

Cercai di mantenere la calma. Lei non era più Dinah Jane Hansen.

La mia "amica" ci portò nel posto di ieri. Lì, c'erano anche Normani e Ally.

Vidi come la bassa stava con le mani giunte, stava pregando sicuramente. Sospirai e vidi come delle lacrime scorrevano sulle guance di Normani.

Una guardia, stava leggendo qualcosa. Dopo aver alzato lo sguardo, i nostri respiri si fermarono.

I miei occhi si soffermarono sulla mia amica, Normani.

Il suo petto si alzava e abbassava di continuo. «Normani Kordei?»

Normani alzò la mano e con un fil di voce rispose. «Sono io.» disse tremando.

La guardia fece segno alle altre due di portare Normani alla sedia elettrica. I suoi occhi marroni e profondi si riempirono di lacrime.

Lauren non reagì. Io rimasi a guardare con un nodo alla gola. Normani venne trascinata dentro la stanza, i miei occhi guardarono la scena.

Una volta messa a sedere vidi come le allacciavano le cinture in modo tale da non poter scappare.

Normani respirava profondamente.

«Normani Kordei, ti penti di ciò che hai fatto?» chiese la guardia e la ragazza sembrava stare in silenzio.
«Se dovessi dire di sì, cosa farete?»

«Vedremo in futuro.» disse lui e io sperai che Normani rispondesse di sì.

La mia amica rispose di no. «Non mi pento di ciò che ho fatto.» disse. «Ma vi prego, voglio morire all'istante.»

Lauren girò il viso da un'altra parte, il nostri occhi si spalancarono non appena le urla della nostra amica iniziavano ad echeggiare nella stanza.

L'intensità dei volt si faceva sempre più grande. Non appena le nostre orecchie non sentirono più niente, ci girammo.

I miei occhi videro come Normani era con la testa bassa, il suo corpo stava fumando come se niente fosse.

Era stata questione di minuti. Dei minuti che sembravano addirittura ore.

Lauren non disse niente, sentivo come il suo cuore era morto.

Mancavano solo due persone all'appello.

Allyson Brooke Hernandez e Lauren Jauregui.

Ci portarono un'altra volta al posto dove eravamo prima solo che, Ally decise di chiedere se potesse rimanere con noi.

Grazie a Dio accettarono. Ally rimase con noi, eravamo sedute sulla brandina, tutte e tre. Ally mi guardava e io ricambiai lo sguardo.

«A chi toccherà domani?»

Lauren sospirò. «Non... Non lo so, ma vedi, non c'è tanta scelta.» rispose lei.

Ally sospirò, oggi non avevo visto tantissimo Dinah, ma meglio così. Sinceramente non volevo vederla.

Mi passai una mano tra i capelli, sospirai intensamente.

«Sono ancora sconvolta.» iniziò a dire Ally. «Non pensavo che Normani venisse ammazzata così.»

«In realtà nessuna di noi si aspettava di finire qui. Siamo campate per anni, e ora...» disse Lauren.

«Per colpa mia.» sospirai.

«No, amica.» disse Ally. «Non è per colpa tua. Anzi, Lauren ne aveva davvero bisogno.» sorrise la bassa. «Sono davvero orgogliosa di te e sinceramente, non mi interessa cosa succederà in futuro.»

Io sospirai e la guardai. «Hai ragione.»

In effetti era così, chissà cosa sarebbe successo. Chissà a chi sarebbe toccato morire il giorno successivo.

Era tutta tensione, voglia di scappare e correre lontano.

Ma purtroppo eravamo in trappola e di tutto questo, non avremo potuto fare nulla.

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