Capitolo ventidue. - "Keana Issartel."

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Eravamo arrivate, mi ero appena vestita.

Lauren mi guardava attentamente. «Mi dispiace, non volevo farti del male.» disse lei. «Ho perso il controllo.»

Io sospirai e la guardai dolcemente per poi avvicinarmi a lei. «Tranquilla.» la baciai e lei subito ricambiò. «Siamo arrivate.»

Il petto di Lauren iniziò ad alzarsi e ad abbassarsi velocemente, in realtà noi non sapevamo dove sarebbe stata la meta da raggiungere, avevamo giusto sentito "«Dobbiamo portarle in Florida.»", da lì, niente di più, niente di meno.

Una volta aperti gli sportelli, Lauren venne ammanettata e trascinata via. Io venni solo accompagnata dentro una sorta di caseggiato.

Mi avevano affiancato ad Allyson, mi sorrideva leggermente e io ricambiai per rassicurarla.

Dovevo molto ad Ally. Mi aveva aiutata tanto.

«Grazie, qualunque cosa ti accada, grazie.» sorrisi un po' e lei ricambiò.

«Keana Issartel.» disse una delle guardie. «Avvicinati.»

Keana inizialmente sembrava esitare. Ma poi, si avvicinò a lui. «Eccomi.»

«Dovrai seguirci.» disse l'uomo mentre camminava lungo il corridoio. «Dovete seguirmi tutte.»

Lauren si mise vicino a me, io le mantenni la mano. «Camila, ho paura.»

«Lo sapevo.»

👹👹👹

Lauren Jauregui's P.O.V.

Eravamo tutte davanti ad un vetro. Keana invece era dall'altra parte.

Le luci di quel lato opposto, erano spente, quindi non potevo vedere niente.

Mi girai e vidi come la guardia impugnava un qualcosa a me ignoto. «Mh...»

«Magari la devono interrogare.» disse Camila guardandomi, era così innocente, così bella.

Ad una certa, delle luci arancioni iniziarono ad illuminare la stanza dov'era rinchiusa Keana.

Il mio sguardo si gelò. Era orrendo ciò che stavo vivendo.

Camila urlò e Ally insieme a Normani piansero per la paura. «Fanculo, lasciatela andare!» urlò Camila contro la guardia.

«Non posso, sono ordini del giudice.» disse lui. «Devo per forza applicare la sedia elettrica.»

Keana era seduta su quell'aggeggio letale. «Keana Issartel.» la chiamò lui ma Keana non rispose, i suoi occhi erano chiusi. «Keana.»

«Accendi questa fottutissima sedia!» urlò contro. «Fatemi morire se è questo che vi rende felice.» disse con rabbia.

«Sei pentita per tutto ciò che hai fatto?»

Io guardai la mia amica che stringeva i braccioli della sedia. «Non sono pentita di niente, ora vedete di ammazzarmi, andrò dritta all'inferno senza pentirmi minimamente dei miei errori.»

L'uomo selezionò un'intensità di elettricità che iniziò a scorrere lungo il corpo di Issartel.

Camila si mantenne a me, io indietreggiai mentre mantenevo la ragazza. «Smettetela!» urlai.

L'uomo si fermò e tutte noi rimanemmo con il fiato sospeso. «Keana, ti penti di ciò che hai fatto?»

Nessuna risposta.

«Keana?»

«No.» rispose e io mi misi una mano sulla fronte, Camila piangeva contro il mio petto, sicuramenre per la paura di perdermi.

Ma evidentemente, mi sarei dovuta sedere sulla sedia anch'io. Non sapevo quando.

La porta si aprì, era entrata Dinah Jane.

La guardia decise di far partire un'altra scarica elettrica, più forte di quella precedente. Keana iniziò a muoversi istericamente, le sue urla erano udibili.

L'uomo si fermò, di nuovo. «Ancora niente?»

La sua testa era inclinata in avanti.

Sembrava respirare ancora.

La guardia guardò Edward, il ragazzo annuì piano e andò nella stanza. «Mi dispiace.» sentii parlare.

Non appena vidi come Keana venne bagnata da un getto d'acqua, i miei occhi si spalancarono. «È assurdo tutto questo!» dissi io piangendo. «Non si azzardi ad accendere quella sedia!» gli andai contro ma venni bloccata. «Lasciatemi!»

«Lauren!» Camila mi venne incontro ma venne bloccata da Dinah.
«Ci sono io.»

«Non ho bisogno di te, lasciami stare, devo andare da Lauren!

Niente da fare, io guardavo Camila che era lontana da me. Un'altra volta.

«Vi prego, non fatele questo!» esclamò Ally in preda al panico.

Nulla da fare, di nuovo.

L'uomo aumento l'intensità al massimo e l'elettricità fece il suo dovere. Un urlo straziante uscì dalle labbra di Keana.

Silenzio.

C'era solo il rumore della sedia.

Keana non parlava, era zitta con la testa bassa.

La mia amica era morta e io, tra non molto avrei fatto la sua stessa fine.

Le mie guance erano bollenti, le lacrime che mi scorrevano sembravano essere infinite.

Mi portarono via, insieme ad Ally e Normani.

Stavamo tutte e tre insieme, io fissavo il vuoto e la più grande mi guardò. «A chi toccherà domani?» chiese Brooke e io non risposi, sinceramente, non avevo voglia di farlo.

Io sospirai e non appena vidi Camila uscire insieme a Dinah mi alzai. Lei corse da me e mi abbracciò. «Laur...»

«Ci sono.» dissi io. «Ci sono finché posso.»

«Camila verrà con me.» disse Dinah e io la guardai intensamente.
«Camila non verrà da nessuna parte. Lei sta con me.» dissi io.

«Sì, Jane. Tutti noi abbiamo deciso di dare questo permesso alla qui presente Jauregui, ovvero; Camila rimarrà con lei fino al giorno dell'evento.»

Camila annuì e Dinah ringhiò qualcosa e se ne andò. «Ora, ognuna nella propria cella.» disse lui e noi andammo nelle nostre "stanze".

👹👹👹

«Sono così preoccupata...» disse Camila e io la guardai. «Non voglio che ti succeda una cosa del genere.»

«Non ti preoccupare.» sorrisi io e la baciai. «Staremo meglio entrambe, piccola.» dissi io e lei mi guardò con un po' di tranquillità o almeno, sembrava essere più tranquilla.

«Non piangere.» le dissi mentre poggiavo i pollici sui suoi occhietti. «Non voglio più vederti piangere a causa mia.» dissi io e lei sembrò darmi retta.

Le asciugai le lacrime e le baciai la fronte. Io mi distesi sulla brandina, Camila nel mentre era sopra di me, stava sentendo il battito del mio cuore. Le mie dita percorsero la sua schiena, delicatamente.

«Ti amo nonostante tutto, Lauren.» disse lei. «Non pensavo di arrivare ad amare una...»

«Un mostro come me?»

«Sì?» ridacchiò e io le baciai la fronte.
«Sei il mio... Mostro preferito?»

«Ti amo anch'io, piccola.» sorrisi felice. Quella paura si era messa da parte. «Vorrei poter uscire da qui.»

«Sai che non possiamo.» disse la ragazza e io sospirai.
«Hai ragione...»

Le sue labbra mi baciarono, non appena morse il mio lobo dolcemente, le sue parole mi fecero venire i brividi.

«Lauren, mordimi ancora.»

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