III

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Yoongi non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva letto quel pomeriggio.

Non gli interessava tanto da chi fosse arrivato il messaggio, lo immaginava, i soliti stronzi che da sempre lo prendevano di mira.

Quello che non capiva era come lo avessero scoperto, non lo aveva mai detto a nessuno, se non al suo migliore amico, all'epoca, ma probabilmente egli si era già dimenticato della sua esistenza, e non aveva colpe, anche lui si sarebbe dimenticato di sé stesso, se avesse potuto.

Quella notte non riuscì a dormire, la sua mente era ricca di agitazione e preoccupazione, e quando la mattina si alzò dal letto, un forte mal di testa lo fece lamentare.

Non voleva andare a scuola, sapeva perfettamente cosa sarebbe successo, le persone avrebbero cominciato a ridere di lui, qualcuno forse lo avrebbe picchiato, altri lo avrebbero insultato, ma uscì di casa e andò comunque, era il suo ultimo anno, non vedeva l'ora di uscire di lì, quindi si sarebbe preparato al meglio.

Certo, il tutto in previsione di una sopravvivenza abbastanza lunga, ma in quel momento davvero non aveva idea del fatto che sarebbe arrivato o meno a giugno vivo.

Arrivò quarantacinque minuti prima del suono della campanella, e fortunatamente non c'era ancora nessuno oltre a lui, così tirò un sospiro di sollievo e si sedette in solitudine sulle scalette, abbastanza nascosto dalla vista altrui.

Infilò una mano nella tasca del suo giubbotto e prese il pacchetto di sigarette ed un accendino.

Aprì il pacchetto, prendendone una e rimettendolo in tasca, si portò la sigaretta tra le labbra e l'accese, aspirandone il fumo e chiudendo gli occhi per godersi il momento.

Poi sentì dei passi che venivano da dietro di sé, e un sospiro gli uscì dalla bocca al pensiero che fosse qualcuno che volesse come al solito fargli una bastardata o infastidirlo.

Ricordò però, che quel gruppo di stronzi fosse partito due giorni prima per Tokyo, e infatti, mentre il suo cervello faceva vari ragionamenti, sentì una voce tanto acuta quanto delicata che gli riscaldò il cuore.

"Hey hyung!" fece Jimin allegramente, sedendosi affianco a lui.

Il primo pensiero che balenò nella testa di Yoongi fu quello che il piccolo non fosse a conoscenza del messaggio, o non si sarebbe seduto al suo fianco.

"Cosa ci fai qui?" gli chiese infatti, buttando fuori il fumo dai suoi polmoni.

"Cosa ci faccio? Normalmente a scuola si viene per imparare" rispose Jimin facendo spallucce e girandosi a guardarlo.

"No, voglio dire, perché sei qui, affianco a me" puntualizzò l'altro, inarcando un sopracciglio.

Jimin sospirò pesantemente. "Seriamente Yoongi? Mi stai davvero chiedendo perché sono qui? Se proprio vuoi saperlo, sì, l'ho letto quel messaggio, e no, non me ne frega niente, che sia vero o no. Sei mio amico, di sicuro non mi allontano per una cosa del genere. E poi...il mio migliore amico è gay, e di certo non me ne faccio un problema" rispose poi.

Yoongi lo osservò attentamente, e con stupore, non si aspettava una reazione così, e si sentì finalmente rilassato dopo le ultime stressanti e dolorose ore.

"E Dio, togli quella dannata sigaretta, non stai già male di tuo oggi?!" quasi urlò, togliendogliela dalle labbra e lanciandola via.

"Ma che cazzo?! L'avevo appena accesa!" urlò Yoongi alzandosi di scatto dalle scalette. "Fanculo, serve per alleviare lo stress, sai?" aggiunse andando a riprenderla, per poi gettarla via con un'imprecazione.

"Allevialo in altri modi, quella roba di ammazza prima o poi" sbuffò Jimin.

"Forse è proprio quello che voglio" fece il moro, girandosi per andare via, ma subito Jimin gli afferrò un polso e lo tirò indietro.

Yoongi trattenne a stento una smorfia di dolore per i tagli che si era inflitto il giorno prima, ma cercò di non darlo a vedere.

"Ma che diavolo significa?!" chiese sconvolto Jimin, guardandolo con occhi preoccupati.

"Niente, non vuol dire niente. Ti prego, lasciami" supplicò Yoongi, mantenendo lo sguardo basso, incapace di sostenere quello dell'altro.

Il più piccolo lasciò la presa ed abbassò il braccio, mordendosi il labbro. "Se c'è qualcosa che non va..." sussurrò.

"Qualcosa che...non c'è niente che vada bene nella mia vita, Jimin, okay? Nulla, e ora ci mancava questa, cristo santo" sbottò il corvino.

"Allora...allora è vero?" chiese Jimin titubante, guardandolo.

Yoongi ci pensò su prima di rispondere, però sentiva che poteva fidarsi di Jimin, d'altronde era stato l'unico ad avvicinarsi a lui, con quel sorriso splendente stampato in faccia.

"Sì, è vero. Sono gay" ammise distogliendo lo sguardo. 

"Da quanto tempo lo sai?" domandò nuovamente Jimin.

"Credo...non lo so, forse da anni, ma l'ho ammesso a me stesso solo un anno e mezzo fa" disse lievemente Yoongi.

"Sei stato un anno e mezzo in silenzio a nasconderlo a tutti? Ma come hai-" fece Jimin sorpreso. "Come hai fatto a tenertelo dentro...?"

Yoongi rise amaramente e lo guardò. "E a chi avrei dovuto dirlo? Non ho nessuno al mio fianco" rispose. Il suo viso si rattristì.  "Io non...non capisco. Non ho la più pallida idea di come siano venuti a saperlo..."

"Sono la prima persona a cui l'hai detto quindi?" chiese il minore prendendogli una mano.

"Sì uhm...tecnicamente. Cavolo..." fece poi. "Ho appena fatto coming out?"

Jimin lo guardò curioso. "Ti senti meglio?" fece poi.

"Cosa cambia se tanto lo sa tutta la scuola?" rispose l'altro scuotendo la testa e tirando indietro la sua mano dalla presa di Jimin.

"Mi dispiace" ruppe il silenzio lui. "Che sia venuto fuori in questo modo, intendo"

Yoongi alzò lo sguardo verso il ragazzo di fronte a lui, i loro volti erano pericolosamente vicini e lui si sentì morire.

"Ah, ormai sono abituato a questo genere di cose, la gente non sapeva neanche chi fosse Min Yoongi, mentre ora sarò etichettato come frocio e non vedranno nient'altro. Dio, ma quanto fa schifo questo dannato mondo?" bisbigliò con rabbia, allontanandosi da Jimin e stringendo gli occhi.

Proprio in quel momento la campanella suonò, era il momento di entrare a scuola.

Jimin fece per avvicinarsi a lui, ma il più grande lo interruppe, alzando una mano per fermarlo.

"Fammi andare da solo, rovineresti la tua reputazione entrando con me" disse in modo distaccato.

"Hyung io non..." ma Yoongi era già scappato, lasciandolo da solo. "A me non importa.."

Jimin era rimasto profondamente ferito da quella frase, era veramente triste per quello che era capitato al suo compagno di banco, ma la frase detta pochi istanti prima lo aveva fatto sentire male.

Non aveva intenzione di lasciarlo solo proprio in quel momento, voleva aiutarlo, stare con lui, ma evidentemente Yoongi era convinto che non gli interessasse più di tanto.

Eppure si sbagliava. Dio se si sbagliava.

Per Jimin non sarebbe affatto stato un problema camminare al suo fianco: teneva molto a quel ragazzo silenzioso e freddo, completamente diverso da lui, e non gli sarebbe mai e poi mai interessato quali fossero i suoi gusti sessuali.

Voleva stargli vicino in quel momento difficile e voleva stargli vicino sempre.

Ma Yoongi non sapeva quanto Jimin potesse essere testardo.

𝐁𝐞𝐬𝐭 𝐨𝐟 𝐦𝐞 [𝐦.𝐲𝐠+𝐩.𝐣𝐦]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora